Israele espelle 400 palestinesi
Israele espelle 400 palestinesi I deportati sono ultra islamici del gruppo terroristico Hamas, il Libano non li vuole Israele espelle 400 palestinesi E i Paesi arabi interrompono i negoziati di pace TEL AVIV. Dopo una lunga battaglia legale davanti alla Corte Suprema di Gerusalemme, le autorità militari israeliane hanno espulso in Libano circa 400 attivisti palestinesi, privando i movimenti integralisti di «Hamas» e della «Jihad islamica» di gran parte dei vertici politici e militari. L'espulsione in massa, senza precedenti nei 25 anni di occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza, è stata spiegata dal capo di stato maggiore, generale Ehud Barak, come un provvedimento «urgentissimo e assolutamente necessario» dopo la decisione degli islamici di passare da attività violente rivolte contro i negoziati di pace israelo-arabi a una vera guerra santa contro lo Stato ebraico. Nei Territori, la decisione del governo laborista ha subito provocato reazioni. Volantini distribuiti ieri in Cisgiordania e firmati dal Comando Unificato della rivolta incitavano la popolazione a scatenare «dieci giorni di ira», aggredendo indistintamente soldati e coloni. E il Libano, inoltre, ha dispiegato le proprie truppe al confine per bloccare l'espulsione in massa. Immediate le conseguenze all'ottava tornata dei colloqui di pace per il Medio Oriente a Washington. Le delegazioni arabe hanno disertato i tavoli della trattativa in segno di protesta. Ieri mattina, il capodelegazione israeliano, Eliakim Rubinstein, dopo un'inutile attesa al Dipartimento di Stato, ha cercato di minimizzare gli effetti del boicottaggio, dichiarando: «Peccato, un'altra giornata è stata sprecata. Negli ultimi giorni erano stati fatti dei progressi e avremmo potuto servircene in un altro modo». Ma la portavoce palestinese Hanan Ashrawi e il capo delegazione Abdul Shafi hanno entrambi usato un'espressione molto più dura e definitiva: «La decisione israeliana ha ucciso il processo di pace». A. Baquis e P. Passarmi A PAGINA 7
Persone citate: Baquis, Ehud Barak, Eliakim Rubinstein, Hanan Ashrawi
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