Case tedesche ritorno dl'Est di Piero Casucci
Case tedesche ritorno dl'Est Impianti in quella che fu la Ddr Case tedesche ritorno dl'Est Nel 1992 la storia dell'auto si è arricchita di un nuovo capitolo: la resurrezione di un'industria motoristica nella ex Germania Orientale. Si deve parlare di resurrezione e non di nascita perché quella parte della Germania è stata tutt'altro che estranea all'avvento dell'automobile e vanta nobili trascorsi in questo campo. Vi sorgevano fabbriche come la Horch e l'Audi, fondata nel 1909 e poi nel 1932 incorporata nella Auto Union assieme alla Horch, alla Dkw e alla Wanderer. Quel consorzio di marche, distinto da quattro anelli intrecciati, consumò la sua esistenza in una quindicina di anni a partire dalla scomparsa della Wanderer nel 1941 come costruttrice di automobili, della Dkw nel 1966 e della stessa Horch che nel 1956 venne nazionalizzata assumendo tutt'altra identità. La sola superstite fu la Audi che ha ripreso l'attività nel 1965 e che oggi appartiene al Gruppo VW. La Horch, la Audi e poi l'Auto Union non furono i soli gruppi automobilistici attivi nell'Est della Germania. Dal 1898 al 1945 non meno di 157 costruttori piccoli, medi e grandi vi operarono con alterne fortune. Dopo il secondo conflitto mondiale si ridussero a due, la Wartburg e la Trabant. Caduto il Muro di Berlino si è ripreso a costruire auto in grande stile nella ex-Ddr sotto la spinta di Volkswagen e Opel e oggi si possono tracciare i primi bilanci. La Volkswagen svolge per ora un'attività di montaggio, con parti staccate, in uno stabilimento preesistente e di cui detiene il 12,5% della proprietà. Dall'ottobre 1991 vi vengono fabbricati modelli speciali della Golf II e ora della Golf III. Dopo l'introduzione di un terzo turno di lavoro vengono prodotte 350 vetture al giorno. Complessivamente lo scorso anno sono state costruite 48 mila unità di cui 15 mila Polo e 33 mila Golf. Ma questo non è che un inizio. Dal maggio del 1991 è in costruzione un nuovo stabilimento a Mosel, presso Zwickau, capace di produrre 250 mila Golf l'anno. Sarà interamente operante nel 1994. La nascita di questa fabbrica ha provocato la creazione, nella zona, di piccole e medie industrie di componentistica. Da settembre è operativo a Eisenach un nuovo stabilimento Opel. E' sorto in appena 19 mesi dalla posa della prima pietra ed è costato un miliardo di marchi, l'investimento più elevato che sia stato mai effettuato a tutt'oggi nella ex Germania Orientale. A pieno regime produrrà 150 mila automobili l'anno con un migliaio di addetti. L'aspetto più interessante dell'iniziativa è che la Opel ha attuato in pratica un nuovo modo di costruire auto, forse per la prima volta in Europa, ideato dai giapponesi e volto a rendere più snello il processo produttivo e quindi a costi minori. Ma non tutto è così promettente all'Est come si era creduto due anni fa. E' significativa la rinuncia della Mercedes a costruire uno stabilimento (costo previsto un miliardo di marchi) per la produzione di autocarri nei pressi di Berlino. Stoccarda però pensa di attivarne ano in America per vetture, come ha già deciso la Bmw. E intanto le recentissime notizie di fonte tedesca confermano quella che già era una opinione diffusa in Germania, e cioè che l'industria automobilistica dovrà alleggerire di cancellare decine di migliaia di posti di lavoro a breve termine se vorrà rimanere competitiva. Piero Casucci
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