«La Ferrari non fa paura» di Cristiano Chiavegato

«La Ferrari non fa paura» FORMULA 1 Patrick Head, il progettista inglese della superWilliams, vede nella Benetton il team più pericoloso per il Mondiale '93 «La Ferrari non fa paura» II tecnico si fida di Prost: è bravo MILANO DAL MOSTRO INVIATO A vederlo non gli daresti neppure due lirette svalutate. Nel senso che non ha il physique du ròle, cioè l'aspetto che ti attenderesti da un tecnico della Formula 1, uno scienziato dell'automobilismo. Non ha l'eloquenza e i gesti di un Forghieri, non é altezzoso come un Barnard. Non é sciatto e non é elegante. E' un tipo qualunque: tarchiato, viso largo e mani pesanti, simili a quelle di una persona abituata a lavorare nei campi. Del contadino, comunque, Patrick Head ha il cervello fino: in questi anni le Williams da lui progettate hanno dominato la scena. Il tecnico inglese (nato il 6 giugno 1946) da piccolo voleva fare il marinaio. Ma resistette solo tre mesi nel Royal Naval College di Dartmouth. Così cominciò a frequentare vari corsi di ingegneria, fino a ottenere una laurea con ottimi voti. Nel 1970, a 24 anni, lavorava già alla Lola, la più grande fabbrica di vetture da corsa del mondo. E nel 1978 filmava la sua prima Williams. Da allora il binomio Frank Williams-Patrick Head non si è più dissolto (il progettista è proprietario del team al 30 per cento) ed è passato di successo in successo, anche se ha attraversato periodi neri, per vari motivi. Ieri il progettista più stimato della FI era in Italia per ritirare un importante premio, il «Ruote in corsa» della Oz, assegnato da sei anni ai personaggi più rappresentativi del mondo dei motori. Un pranzo da «Giannino» («Se c'è un motivo che mi potrebbe portare a lavorare in Italia, è il cibo, lo adoro»), gli applausi e poi l'occasione per parlare a cuore aperto - non capita sempre - con uno degli uomini più riservati della FI. Allora - è la prima domanda - anche nel 1993 la Williams darà il giro a tutti i rivali? <(A parte il fatto che nelle ultime due corse la McLaren ci era molto vicina - risponde Head non si può mai dire. Le squadre lavorano nell'inverno, qualcuno potrebbe centrare la monoposto giusta. E poi sono cambiati i re¬ golamenti». Sì, ma chi vede come avversario di rango per il prossimo anno? «Direi la Benetton. Ha fatto ottime cose nella passata stagione. In quella squadra c'è la continuità, adesso stanno lavorando sulle sospensioni attive, potrebbero fare ancora progressi. Come sorpresa dell'anno vedo la Sauber. Ferrari e McLaren? Hanno cambiato e stanno cambiando troppo, ci vorrà un po' di tempo per loro. Io sono per i piccoli passi». Anche voi però avete sostituito entrambi i piloti... «Non è molto importante. Patrese è un lottatore, Mansell era un pilota di grande cuore. Adesso abbiamo Prost che è più "clinico" e Damon Hill che deve darsi da fare per dimostrare qualcosa. Ma alla fine contano i risultati. Qualcuno sostiene che Alain è un grande mestatore. A me è sembrato un giovanotto molto attento e riflessivo. Fa i test, poi mi telefona con una ventina di proposte tecniche da controllare. Mi piace. Comunque è chiaro che Prost e Mansell hanno uno stile di guida molto diverso. Alla fine però mi sembra che il francese vada forte egualmente. Il cronometro è il loro giudice». «Per esempio, ic non credo continua Head - che Patrese sia meno veloce di Mansell. Ma forse Nigel aveva motivazioni diverse per vincere il titolo e probabilmente ha interpretato meglio la vettura con le sospensioni attive. E' una questione di feeling, devi tenere giù l'acceleratore anche quando non sai come sarà la tenuta della vettura 50 metri più avanti. Per questo motivo - lo abbiamo controllato con la telemetria - Riccardo era meno rapido nelle curve veloci». Cosa pensa del fatto che la Ferrari faccia progettare la sua vettura in Inghilterra? «Io credo che in Italia ci siano buonissimi ingegneri. Il problema sta nell'organizzazione, nella politica, nel fatto di essere cresciuti troppo come numero e come competenze. E allora ci si deve rivolgere a un tecnico britannico, per tagliare la testa al toro. E se Barnard vuole lavorare a Londra, quella è l'unica soluzione possibile. John è bravo, ma mi stupisce che una sua vettura sia già pronta. Ci vuole tempo...». Cristiano Chiavegato La Williams-Renault ha dominato il Mondiale 1992: a lato, Mansell al volante e, sopra, il progettista Head

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Londra, Milano