Alberti, 90 anni fresco sposo di Angela Bianchini

Alberti, 90 anni fresco sposo Celebrazioni per il poeta a Madrid. Gli auguri degli amici romani Alberti, 90 anni fresco sposo Con Garda Lorca e Bali fra i protagonisti del secolo JROMA AFAEL Alberti compie 90 anni esattamente come li ha vissuti: da un lato, in sintonia con il presente, dall'altro, facendo lo sgambetto al tempo. Giorni fa era in Cile, a Isla Negra, testimone privilegiato della traslazione delle spoglie del suo grande amico Pablo Neruda e della moglie Matilde Urrutia, ora è a Madrid, festeggiato, coccolato, omaggiato non solo dalla Spagna, ma da tutto il mondo. Alla domanda canonica su che effetto faccia compiere 90 anni, risponde che questa faccenda dell'età ha poca influenza perché a 90 anni è ancora in grado di scegliere se aggiungere un capitolo alla sua interminabile autobiografia La arbo- ledaperdida che esce a puntate irregolari sul giornale El Pais oppure se dipingere, recitare o viaggiare per il mondo. Tutto vero, e si potrebbe aggiungere che, tra le scelte, anche recenti, c'è stata quella di sposarsi. Rafael Alberti si è infatti risposato tre anni fa e anche questo grazie al suo dono peculiare di sentire o non sentire gli anni. Alberti spiega che li aveva e non li aveva 87 anni, perché se li avesse avuti davvero non si sarebbe sposato. Chi conosce Rafael Alberti da molti anni sa che è tutto vero. Lo sanno anche i suoi amici italiani e si consolano pensando che non è affatto cambiato. In Italia gli amici di Rafael sono legioni, perché nel nostro Paese, e proprio a Roma (che già allora in una raccolta poe¬ tica aveva definito «pericolo per i viandanti»), anzi a Trastevere, il poeta è vissuto a lungo con la sua prima moglie, l'affascinante scrittrice Maria Teresa de Leon. Il miracolo di Alberti, quanto gli ha permesso di varcare decenni, oceani, sopravvivere a guerre, regimi, senza mai smentirsi, senza mai ricredersi (ancora oggi dichiara di non essere «ex comunista») è proprio il coesistere in lui di tante esperienze, tanti mondi, mai appiattiti dal passaggio del tempo né dai rimpianti, mantenuti anzi come fede vitale. Alberti dipinge e confessa di essere stato o almeno di avere iniziato più come pittore che come poeta, e la sua pittura conserva quella qualità fisica e sensuale che faceva sì, tanto per dare un esempio, che illustrasse un sonetto sul Puente de las tetas, il famoso ponte delle tette veneziano, con splendide e allegrissime poppe. I suoi versi mantengono l'accento andaluso, che gli è naturale e connaturato. E convita a un gran banchetto spirituale tutti i suoi amici, da tutti i luoghi dove ha vissuto: quelli che ci sono e gli altri che non ci sono più. E, forse, per un affinarsi della sensibilità da tutta la grande generazione poetica del '27 fa sempre emergere una sola figura: Federico Garcia Lorca. Colui che fu suo amico, sì, fin da quando suonavano e cantavano insieme i romances, ma anche il suo grande e vero rivale, quando erano entrambi, in Spagna, a interpretare in modo diverso l'Andalusia nativa. Così, Rafael Alberti riesce a restituirci tutto un secolo, il suo secolo, il nostro secolo: dai tempi della Residencia de Estudiantes e del turbolento sodalizio con Lorca, Bunuel e Dali, al profondo impegno della Guerra Civile, al lunghissimo periodo in Italia, seconda patria, fino al ritorno, lungamente atteso, in Spagna. E lo strano è che sia proprio lui, il festeggiato, a farci questo dono straordinario di gioventù, di speranza mai perduta. Angela Bianchini Rafael Alberti, testimone di un'epoca: ha vissuto un turbolento sodalizio con Lorca, Bunuel e Dali, ha combattuto la Guerra Civile, è stato a lungo in Italia