Un Cancelliere tutto d'oro accorre a consolare Eltsin

Un Cancelliere tutto d'oro accorre a consolare Eltsin Da Kohl miliardi in cambio del ritiro anticipato dei russi e una moratoria sul debito estero Un Cancelliere tutto d'oro accorre a consolare Eltsin MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alla vigilia della sua prima visita di Stato in Cina, reduce dalla logorante battaglia congressuale, Boris Eltsin ha fatto ieri di tutto per convincere il mondo che la Russia continuerà a seguire la via delle riforme, malgrado la sostituzione del premier radicale Egor Gajdar con l'ex comunista Cernomyrdin. In questo, il cancelliere tedesco Helmut Kohl, durante una visita a Mosca di 30 ore, gli ha dato un aiuto sostanziale. I due leader hanno concordato di concludere il ritiro delle truppe russe dall'ex Germania orientale con quattro mesi d'anticipo. L'ultimo soldato dell'ex Annata Rossa lascerà quindi il suolo tedesco il 31 agosto 1994. In cambio Kohl ha promesso a Eltsin 550 milioni di marchi in più, come «aiuto» alle famiglie dei militari. Il Cancelliere ha inoltre accettato una moratoria di otto anni nel pagamento dei debiti contratti da Mosca con la Germania, ha promesso di pagare un miliardo di marchi come riparazione per i danni subiti dall'occupazione nazista, ed ha assicurato il proprio appoggio nelle trattative di Parigi sui debiti della Russia con l'Occidente. «Era importante e necessario venire a Mosca proprio ora, perché i nostri amici si sono scontrati con grandi difficoltà, ottenendo un grande successo», ha detto Kohl riferendosi alla battaglia sostenuta da Eltsin al Congresso, e dando credito alla dubbia versione di una vittoria democratica. Eltsin ha preso la palla al balzo. «In Europa c'è stata pace quando Russia e Germania non hanno combattuto, e c'è stata guerra quando Russia e Germania non hanno saputo trovare un accordo - ha esordito -; capisco che gli uomini d'affari tedeschi, osservando quanto accadeva al Congresso, abbiano pensato che non è il caso di investire in Russia. Ma sono lieto di poter dire che il Congresso non ha visto il trionfo delle forze conservatrici. Malgrado la prolungata rissa parlamentare, la Russia si trova già sulla via del mercato. Gli imprenditori tedeschi possono essere sicuri che ai comunisti non verrà mai permesso di ficcare le mani nelle tasche altrui, e in particolare in quelle dei privati». E tuttavia, l'incertezza sul futuro delle riforme continua a pesare come un macigno sulle prospettive di sviluppo della Russia. Persa la guida del governo, Gajdar tornerà a dirigere l'Istituto dei problemi «del periodo di transizione», ma secondo il portavoce di Eltsin, Kostikov, egli resterà «uno dei principali consiglieri del Presidente». Proprio Gajdar ha chiesto agli uomini deìla sua squadra di non dimettersi dal governo, pur ammettendo che il suo successore Cernomyrdin ha «una concezione fondamentalmente differente» della riforma. Alcuni «uomini chiave» (il responsabile della privatizzazione Chubajs, i vice-premier Shumejko e Shokin), hanno deciso di restare ai propri posti «fino a quando ci sarà una possibilità di portare avanti la nostra linea». Ma per altri ministri il destino resta incerto. Secondo Kostikov, al ministro dell'Economia Nechaev e a quello del Commercio estero Aven «non è stato chiesto con convinzione di rimanere». Il rischio è che le dimissioni di uno o più dei «giovani turchi» di Gajdar provochino una fuga a grappolo dal governo di Cernomyrdin. Nulla è dato per scontato, e la pattuglia dei gajdariani ha consegnato ieri a Eltsin un progetto di decreto sulla formazione di un nuovo governo. Per ora, vuoi per la visita di Kohl, vuoi per le trattative sul debito estero di Parigi, vuoi per la visita di Eltsin in Cina, tutto è fermo. Ma i ministri riformatori chiedono un chiarimento «entro una settimana». In gioco, infine, c'è il destino del ministro degli Esteri Andrej Kozyrev, uno dei più violentemente attaccati da conservatori e centristi per le sue posizioni filo-occidentali. Kozyrev, con un clamoroso «bluff» diplomatico, ha presentato lo scenario di una Russia governata dai conservatori, intenta a mostrare i pugni all'Occidente. Lo scenario ha fatto paura, e la reprimenda di Eltsin non si è fatta attendere. Kozyrev «è un pessimista di natura», ha detto il Presidente, «forse si è affrettato un pochino, senza tener conto che al Congresso la democrazia avrebbe comunque vinto. La sua non è la posizione del Presidente». Fabio Squillante