«Italiani, primo bersaglio in Somalia »

«Italiani, primo bersaglio in Somalia » Il coordinatore Usa a Mogadiscio insiste: la loro presenza ci preoccupa, rischiano attentati «Italiani, primo bersaglio in Somalia » «Certo non li dispiegheremo in centro» I Il New York Times: laggiù sono odiati WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo dicono solo a mezza bocca, ma, ormai, più di un segnale indica che gli americani non sono affatto entusiasti della partecipazione italiana all'operazione «Restare Hope» in Somalia. E' stato proprio l'ufficiale incaricato del coordinamento logistico tra le truppe americane e i numerosi contingenti stranieri a risollevare il problema, annunciando che, comunque, gli italiani non saranno dispiegati nei punti caldi. Gli americani sono convinti, sulla base di informazioni che dicono di possedere, che gli italiani possano essere il più probabile bersaglio di eventuali azioni terroristiche da parte di gruppi somali. Questo, per gli americani, costituisce un problema. Ma, se fosse vero, costituirebbe un problema ben più grosso per i militari e il governo italiani. «Abbiamo parlato con i nostri consiglieri politici - ha dichiarato il colonnello dei Marines Peter Dotto - e nutriamo tremende preoccupazioni su dove si dislocheranno gli italiani». «Certamente - ha aggiunto - non li faremo dispiegare nel centro di Mogadiscio». «Il problema è - ha commentato il "New York Times", riportando le dichiarazioni dell'ufficiale americano - che molti somali detestano i loro vecchi governanti coloniali e non vedono affatto di buon occhio un loro ritorno, neppure nella forma di un aiuto umanitario». Il governo italiano ha sempre obiettato a questo tipo di considerazioni, sostenendo che, invece, gli italiani hanno lasciato un buon ricordo in Somalia. Ma, se questo può essere vero per i più anziani, non sembra affatto che i giovanissimi la pensino nello stesso modo: per loro il colonialismo é comunque un'idea da combattere. I giovanissimi costituiscono grossa parte delle bande armate che scorrazzano per il Paese. Presa alla lettera, la dichiarazione del colonnello Dotto significa che, fornendo l'esca per attentati, gli italiani possono causare la degenerazione di una missione di pace in un'operazione di polizia armata. Ma, dietro le parole del militare, si può leggere un certo fastidio dell'amministrazione degli Stati Uniti per l'arrivo di truppe italiane, peraltro autoinvitatesi con insistenza. La dichiarazione di Dotto riporta d'attualità quella resa, qualche giorno fa, dall'inviato speciale Robert Oakley alla televisione italiana, che venne successivamente liquidata come un equivoco o un incidente. Verso la fine di novembre, la Farnesina aveva attivato con molta decisione l'ambasciata italiana di Washington perché ottenesse dall'amministrazione americana una dichiarazione di gradimento sull'eventuale partecipazione italiana all'operazione militare in Somalia. In quei giorni, il Consiglio di Sicurezza dell'Orni non aveva ancora dato la sua autorizzazione alla missione, che era ancora un'ipotesi. Inoltre, gli americani, in linea di principio, avevano tutto l'interesse a coinvolgere quanti più Paesi era possibile. Pertanto funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato risposero educatamente ai diplomatici italiani che «apprezzavano moltissimo» l'offerta. Il 9 dicembre, intervistato dal Tg2, l'inviato speciale americano in Somalia, Oakley, dichiarò piuttosto bruscamente: «Credo sarebbe meglio se gli italiani venissero in una seconda fase, per la ricostruzione». Perché?, gli chiese l'intervistatrice. «Gli italiani non hanno una buona immagine in Somalia e sarebbe difficile per loro», fu la risposta. Il portavoce del Dipartimento di Stato, qualche ora dopo, cercò di ridimensionare l'incidente, sostenendo che Oakley «non si era espresso contro una partecipazione italiana». Il che, alla lettera, era vero. Oakley, infatti, aveva detto in sostanza: «Venite dopo, quando noi avremo già messo la situazione sotto controllo». Paolo Passarmi Attacchi terroristici ai nostri soldati farebbero cambiare la natura stessa della missione Usa I Una folla di bambini accoglie i marines appena giunti a Baidoa ' [foto apj A sinistra, Richard Cheney

Persone citate: Oakley, Richard Cheney, Robert Oakley