In piazza 30 mila camici bianchi

In piazza 30 mila camici bianchi Forte adesione allo sciopero dei medici: «Macché corporativismo, qui rischiamo il posto» In piazza 30 mila camici bianchi Bloccata l'auto, insulti a De Lorenzo ROMA. Dimissioni, dimissioni! A gran voce, durante una manifestazione rovente contro la riforma sanitaria, 30 mila «camici bianchi» hanno invocato ieri che il ministro della Sanità De Lorenzo e l'intero governo escano rapidamente di scena e rinuncino al disegno «osceno» di smantellare il sistema pubblico. In piazza Santissimi Apostoli, dove erano confluiti durante lo sciopero nazionale che ha bloccato sale operatorie e assistenza, i medici hanno preannunciato tuoni e fulmini se il provvedimento non verrà notevolmente modificato. In particolare a De Lorenzo, la cui automobile era stata bloccata in piazza Colonna (secondo alcuni, il ministro scese dalla macchina sarebbe stato anche spintonato), ne sono state dette di tutti i colori in striscioni e slogan cadenzati. Si va da «De Lorenzo vai via, hai l'avviso di garanzia» a «Buffone, buffone», da «Sei come il mago di Napoli, che può dare finanziamenti alle assicurazioni private, più poteri alle università, riconoscimenti ai "baroni" della medicina» a «Sei come San Gennaro per aver fatto il miracolo di ricompattare le varie categorie di sanitari, da sempre divise». Nel corteo e sul palco nell'antica piazza del centro storico c'era il presidente della Federazione degli ordini dei medici Poggiolini, affiancato dai capi delle molte associazioni di categoria, fra cui Bollerò dell'Anaao, Sizia della Cimo, Meledandri e Ciampelletti del Sumai, Boni della Fimmg, Elda Pucci ex sindaco di Palermo ed attuale presidente del locale ordine dei medici, Cau del sindacato medici Cgil, l'unica organizzazione confederale che abbia aderito allo sciopero. In un documento comune, letto da una giovane dottoressa, si sottolinea che la battaglia dei medici potrebbe avere ripercussioni molto profonde sulla salute dell'esecutivo in carica. «Sappiano il governo e il ministro - si avverte - che i medici italiani hanno deciso di dire ba¬ sta a pericolose sperimentazioni fatte sulla salute della gente e sulla pelle dei medici stessi. Come si fa a parlare di difesa di posizioni corporative quando 45 mila medici sono costretti a difendere il loro posto di lavoro?». Poggiolini ha marcato il valore politico della manifestazione ed ha auspicato che Amato e De Lorenzo modifichino il decreto delegato al più presto. «Se lo farà - ha osservato - i medici torneranno tranquillamente al lavoro. Altrimenti, aumenterà il distacco tra i medici e la classe politica che governa». Al manifesto dei 100 primari, ha rilevato Bollerò, 30 mila medici hanno dato una secca risposta, esprimendo 1 loro netto dissenso e non escludendo la raccolta delle firme per un referendum abrogativo. Perché una rivolta così esplosiva? Sizia ne ha spiegato i motivi. Ha contestato il metodo seguito dal governo, escludendo le legittime rappresentanze della categoria da ogni apporto tecnico nella preparazione del nuovo sistema sanitario nazionale; e, poi, ha attaccato i contenuti del provvedimento perché «non realizzano la desiderata e necessaria distinzione tra politica e gestione della sanità, ma anzi consentono ai partiti di mascherarsi meglio nella gestione, non sanciscono un vero decentramento, ed inoltre ratificano solo il disimpegno dello Stato». Assurdo fra l'altro, secondo il presidente dell'Anaao Paci, il congelamento di 40 mila assistenti ospedalieri, la cui carriera rischia di restare bloccata all'infinito. Anche i farmacisti hanno manifestato il loro dissenso con luci spente e serrande semiabbassate. In serata è venuta da De Lorenzo una dura replica: «Per quanto riguarda le richieste dei medici non cambierà nulla. Per quanto, invece, riguarda le proposte ragionate, motivate, politicamente sostenute dalle com- missioni parlamentari, cambieremo ciò che è utile fare, nella convinzione che non ci sono dogmi, né pregiudizi». Il ministro apre così un varco, nel quale sarà affrontata subito anche la maggiore richiesta che sarebbe contenuta nell'ormai imminente parere delle commissioni parlamentari: alle nuove «mutue» dovrebbe essere affidata soltanto la possibilità di organizzare forme di assistenza integrativa e non sostitutiva, mentre al sistema pubblico dovrebbe essere lasciato interamente il compito di garantire livelli uniformi di assistenza. Gian Carlo Fossi Ma il ministro replica: la riforma non cambierà Solo il Parlamento può proporre modifiche w^-.k ass.*** In alto il ministro Francesco De Lorenzo A sinistra: un momento della manifestazione di ieri a Roma in piazza Santissimi Apostoli ... ...... . . .

Luoghi citati: Napoli, Palermo, Roma