Il treno dei craxiani al capolinea
Il treno dei craxiani al capolinea Il treno dei craxiani al capolinea Sedici anni di matrimoni e divorzi dal segretario ILMIDAS LALUNGAERA DI BETTINO AROMA DESSO si scende. Il treno di Bettino Craxi è arrivato al capolinea. Sedici anni di corse, di deragliamenti e poi di nuove partenze, di fermate seguite da improvvise accelerate, di gente che sale, di gente che si butta giù. Sedici anni di amori e di rancori, di flirt che durano un attimo e di vocazioni ispirate a una cieca fedeltà al Capo. Intellettuali, attori, musicisti, simboli della tv che magari hanno trascorso su quel treno soltanto un breve tratto. E altri che hanno atteso l'arrivo all'ultima stazione. Il convoglio craxiano si era da poco messo in moto sui binari allestiti al Midas. Il treno arrancava, ancora frenato dal ricordo terrorizzante di un partito che aveva rischiato l'autoannientamento. Ma nel nome della guerra santa al compromesso storico fu tutt'altro che sparuto il manipolo degli intellettuali disposti a vedere nel nascente craxismo il cuneo che avrebbe spezzato la tenaglia «cattocomunista». Sulla trincea della rivista Mondoperaio, ispirata alla lezione di Norberto Bobbio, si ritrovarono insieme esponenti di consolidata formazione socialista come Giuliano Amato e Federico Mancini, Giorgio Ruffolo e Luciano Cafagna, Gino Giugni e Francesco Forte, ex sessantottini come Paolo Flores d'Arcais, Giampiero Mughini, Pio Marconi, Mariella Gramaglia e Marco d'Eramo, storici come Massimo L. Salvadori e Ernesto Galli della Loggia, filosofi come Lucio Colletti e Giuseppe Bedeschi, economisti come Paolo Sylos Labini, politologi come Alessandro Pizzorno e Luciano Pellicani (estensore ma¬ teriale della riabilitazione craxiana di Proudhon), giuristi di formazione radicale e garantista come Stefano Rodotà. Ma il pool di teste d'uovo avrà vita breve, disarticolato nel 1979 da un pronunciamento anticraxiano, sottoscritto persino da Amato, che sembrò aver messo la parola fine alla luna di miele tra gli intellettuali e il segretario. Ma non andò così. Il treno craxiano perdeva qualche vagone, ma con l'ingresso degli Anni Ottanta divenne sempre più folta la schiera dei neosimpatizzanti. Attraverso il filtro martelliano, s'avvicinano al Garofano i reduci di Lotta Continua di Adriano Sofri e dal matrimonio nascerà Reporter. Il psi calamita ex militanti dell'estrema sinistra come Marco Boato e Mimmo Pinto, protagonisti di Quaderni Piacentini come Federico Stame, ex comunisti come Vittorio Strada e Salvatore Sechi, Maria Antonietta Macciocchi e Massimo Caprara. Ma anche firme famose del giornalismo, come Giorgio Bocca (candidato per il Senato nelle liste socialiste), Gianni Brera, Mario Pirani, Myriam De Cesco, Ruggero Guarnii e anche l'attuale direttore dell'Indipendente Vittorio Feltri. Ambedue approdati sulla riva leghista, nei primi Anni Ottanta salutano con entusiasmo il pas¬ saggio del treno craxiano Giulio Savelli e Gianfranco Miglio, teorico ultra del presidenzialismo. Craxi, che inizia l'avventura di Palazzo Chigi, accende simpatie negli ambienti più insospettati. Miete successo tra stilisti e campioni della moda, da Krizia a Trussardi, da Versace e Ferrè, ma anche nel campo della letteratura e della poesia. Talvolta sono incontri effimeri, come con Dario Bellezza, talvolta sofferti e tormentati, come con Leonardo Sciascia, ma nella maggior parte dei casi saranno la scintilla di legami più duraturi, come per Soldati e Adele Cambria, Carlo Castellaneta e Giorgio Saviane. Craxi «decisionista». Craxi «moderno». Craxi eversore del sistema consociativo. Craxi «con gli attributi». Fioriscono e si intrecciano le motivazioni che ispirano e infiammano gli ammiratori di un craxismo all'apice della potenza. Raggiungono il convoglio le schegge della prima grande crisi del comunismo come Giuliano Ferrara, Saverio Vertone e Alberto Abruzzese. Nel mondo del cinema e del teatro proliferano i nuovi seguaci del verbo craxiano, da Rosi alla Wertmùller, da Luigi Magni a Pasquale Squitieri, da Maurizio Scaparro a Gassman, da Lattuada a Ottavia Piccolo. Alcuni raffredderanno negli anni il loro entusiasmo. Ma saranno rimpiazzati da esponenti della nuova generazione come Gabriele Salvatores, che adesso presenzia all'inaugurazione della sede di Rifondazione comunista, e Ida di Benedetto. Spopola il Garofano nel mondo della lirica, catturando le adesioni di Massimo Bogiankino, Carlo Maria Badini, Luciano Pavarotti. Si narra che Lucio Dalla strimpelli la chitarra assieme al Capo, ma senza mai entrare a bordo. In compenso nel campo della musica leggera avvistano il treno socialista Ivan Graziarli, Fred Bongusto, Claudio Villa, Edoardo Bennato e Tony Renis. Il craxismo vincente nel duel¬ lo contro l'inflazione attira a sé legioni di economisti: da Giulio Tremonti a Mario Talamona, da Giovanni Somogyi a Mariano D'Antonio. Nel mondo dell'arte, accanto ad Achille Bonito Oliva, spiccano i nomi di Renato Barilli e dello scultore Andrea Cascella, in quello dell'architettura, accanto a Paolo Portoghesi, non nasconde simpatie craxiane anche Gae Aulenti. Storici come Valerio Castronovo, giuristi come Enzo Cheli, sociologi come Giovanni Bechclloni, studiosi cattolici come Francesco Margiotta Broglio, giornalisti come Guido Gerosa scommettono su Craxi. Ma anche luminari della scienza come Umberto Veronesi, Carlo Rubbia, Antonio Ruberti. E campioni sportivi come Gigi Riva e poi Paola Pigni e Alberto Tomba. Stanno per spegnersi le luci a Tangentopoli. Non c'è più tanto da ridere con gli ultimi arrivati nel convoglio craxiano Geni Scotti e Massimo Boldi. Pierluigi Battista Gli ultimi arrivati sono Geni Scotti e Massimo Boldi Il filosofo Lucio Colletti e (a destra) Mario Soldati Sotto lo scrittore Saverio Vertone Il filosofo Lucio Colletti e (a destra) Mario Soldati
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