Oggi black-out sanità

Oggi black-out sanità i medici scendono in campo contro il progetto di riforma Oggi black-out sanità Non aderiscono i primari e la Cisl Nella farmacie serrande abbassate Sanità in ginocchio, oggi, per lo sciopero dei medici ospedalieri e convenzionati che protestano contro il decreto governativo di riforma. Chiusi i duemila studi dei medici di famiglia di Torino e provincia, saranno garantite soltanto le emergenze. Per le prescrizioni di farmaci non saranno utilizzati i ricettari del servizio sanitario nazionale, ma quelli personali: una decisione che costringerà i pazienti a pagare i prodotti a prezzo intero. Si annunciano pesanti disagi in tutti gli ospedali e negli ambulatori. Saltano a data da destinarsi le visite prenotate, mentre per i ricoverati in attesa di essere dimessi slitta di almeno 24 ore il momento di lasciare il letto di corsia. Lungo l'elenco delle associazioni di categoria che hanno dato la loro adesione alla giornata di mobilitazione. Talmente lungo che si fa prima a citare le due che si sono dissociate: sono la Cisl medici e la Anpo, associazione dei primari ospedalieri. «I primari - ha polemizzato ieri il vicesegretario provinciale della Cimo, medici ospedalieri, Alessandro Favero - stanno esercitando una bieca difesa dei loro interessi corporativi: il ruolo di quelli attualmente in servizio è infatti uno dei pochi a non essere toccato dal decreto De Lorenzo». Sui temi che stanno alla base dello sciopero c'è un documento unitario dei promotori. Definisce il progetto di riforma una «terapia a rischio» e accusa il governo di volere cancellare un tipo di assistenza «solidaristica» per favorire la sanità privata: «Un esempio: con il sistema delle mutue, tutti i malati cronici, gli anziani, i neoplastici rischiano di essere abbandonati dati gli elevati costi di assistenza, dia¬ gnosi e terapia». Dice Amedeo Bianco, segretario regionale Anaao: «Cerchiamo di fare capire ai cittadini che, nonostante i disagi che patiranno, il nostro sciopero è stato indetto anche per garantire il loro diritto alla salute. Un diritto che oggi vediamo messo seriamente in pericolo dal progetto di riforma». E Emilio Chiodo, della Guardia Medica: «La soppressione del nostro servizio avrà pesanti ricadute: basti pensare che sono state fatte 90 mila visite in tre anni». Oggi anche i farmacisti diranno «no» alla riforma: lavoreranno a luci spente e con le serrande abbassate, e distribuiranno volantini di protesta. [g. a. p.] Alessandro Favero (a sin.) della Cimo ed Emilio Chiodo della Guardia medica

Persone citate: Alessandro Favero, Amedeo Bianco, De Lorenzo, Emilio Chiodo

Luoghi citati: Torino