Le elezioni affondano lira e listino di Zeni

Le elezioni affondano lira e listino Piazza Affari perde un altro 2,2% mentre l'Ocse avverte: per l'Italia crescita frenata Le elezioni affondano lira e listino Si riaccende la speculazione e il marco sfiora quota 900 Ormai le privatizzazioni sembrano un miraggio lontano f MELANO. E' finito il 1992 di Borsa. Peggio del previsto. Con un botto, l'informazione di garanzia per Bettino Craxi, che ha reso ancor più incerto il clima in Piazza Affari dopo i risultati elettorali di lunedì e l'allontanarsi nel tempo delle privatizzazioni. E' finito con un -2,2% che ha portato a -17,51% la caduta del Mib nell'anno che il calendario di Borsa aveva fatto iniziare il 14 dicembre del '91 e terminare giusto ieri. Anno bisesto, anno funesto: fatte le somme il proverbio si è puntualmente avverato. Il conto è presto fatto: l'anno primo delle Sim si è chiuso con un tonfo del 15,71% al quale va aggiunto un 5% abbondante di inflazione e un 20% di svalutazione. Nessun dubbio, un anno nero per la Borsa. Che ieri ha vissuto una giornata che peggio non si poteva. Micidiale la miscela esplosiva. Lira in ribasso sui mercati valutari nei confronti del marco e del dollaro. Titoli di Stato travolti dall'effetto Craxi e dalla nuova instabilità politica. E in più, a fine giornata, ecco la pubblicazione del nuovo rapporto semestrale dell'Ocse che promette lacrime e sangue per l'economia italiana nel '93: il prodotto interno lordo salirà solo dello 0,8% contro l'I,2% di quest'anno per riprendersi dell'1,7% nel'94. Per la lira, si diceva, una giornata di tensione. I risultati elettorali - vittoria dell'opposizione, bocciatura dei partiti di governo - ridanno fiato alla speculazione contro la nostra valuta: il supermarco va su e tocca le 897 lire, il dollaro sale sopra le 1405. L'altalena dura per ore e solo la sera un po' di recupero con una chiusura a 893,37 lire per un marco. Idem per i titoli di Stato. Ma il peggio, se possibile, succede in piazza Affari. Parte male la Borsa fin dai primi minuti. Giù del 7,61% le Ifi privilegiate, il primo titolo a chiudere, del 5,77% le Fiat, del 5,92% le Mediobanca, del 2,42% le Generali, dell' 1,95% la Montedison. Alle 11 e mezzo la caduta dell'indice Mib è già del 2,7%. Le ragioni? «La fine dell'illusione», riassume con efficacia il parter¬ re. La fine dell'illusione privatizzazioni che, ahimè, non sono affatto dietro l'angolo anche se qualcuno spera ancora nel colpo di reni di Amato che domani, archiviata la Finanziaria, potrebbe addirittura annunciare tempi e modi della cessione del Credito italiano. E l'attesa quasi esasperante attorno al calo dei tassi. Il solito ottimista spera ancora in una riduzione del tasso di sconto che potrebbe avvenire, così qualcuno vuole, nel prossimo weekend. Ma i pessimisti, in maggioranza, ribattono che il segnale che giunge dalla Germania (dove, nonostante gli appelli del sindacato alla Bundesbank perché riduca i tassi, gli economisti prevedono un calo del costo del denaro solo a partire dalla prossima primavera) è fin troppo esplicito. Nell'incertezza di un dopo elezioni che ha reso il quadro politico ancor più ambiguo («Il governo non ha più la maggioranza politica ma Amato non ha alternative e quindi nessuno ha interesse a farlo cadere»: questo il commento prevalente in piazza Affari) esplode la bomba Craxi. Qualche minuto dopo le 11 e trenta. «E' vero, non è vero? C'è o non c'è l'avviso di garanzia a Bettino?» La Borsa chiede. Il tam tam prende corpo. E il mercato reagisce a modo suo: i titoli recuperano qualcosina, quasi nella speranza pazza che l'ultimo botto di Tangentopoli, più volte sussurrato, «sia finalmente l'ultimo». E' così? Chissà. Il parterre è opportunista. Cinque anni fa, negli anni del boom, era tutto per Craxi. Oggi è per metà leghista. Domani, non si sa. Emozioni e giudizi si intrecciano: «Era ora», urla qualcuno. «Possibile?», chiede un altro. Un altro domanda: «L'han già detto in televisione?». Davanti alla tv che sta in fondo al salone, verso l'una e un quarto, c'è ressa. Ma non per ascoltare il commento preoccupato di Everardo Della Noce, voce e volto televisivo di piazza Affari. C'è Alberto Tomba in tivù. Per due minuti anche il terremoto Craxi può attendere. Armando Zeni

Persone citate: Alberto Tomba, Bettino Craxi, Craxi, Everardo Della Noce

Luoghi citati: Germania, Italia