Dalla Corte uno schiaffo al «rapimento di Stato» di Franco Pantarelli
Dalla Corte uno schiaffo al «rapimento di Stato» USA Assolto il medico sequestrato in Messico dalla Dea Dalla Corte uno schiaffo al «rapimento di Stato» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Per catturarlo hanno violato la legge americana e messicana, hanno rischiato l'incidente internazionale, hanno fatto emettere alla Corte Suprema una sentenza che fa a cazzotti con il diritto internazionale e alla fine il processo contro di lui si è concluso con l'assoluzione. Ieri il tribunale di Los Angeles ha dichiarato «non colpevole» il medico messicano Humberto Alvarez Machain, perché l'accusa non è riuscita a provare che lui avesse davvero partecipato alle torture cui fu sottoposto un agente americano, Enrique Camarena Salazar, prima di essere ucciso nel 1985. La storia è torbida e riguarda il traffico di droga che si svolge alla frontiera fra Messico e Stati Uniti. Camarena, di ascendenza messicana e perfettamente bilingue, era stato mandato in missione al di là del confine per infiltrarsi fra i trafficanti di droga. Ma loro lo avevano scoperto, lo avevano a lungo torturato costringendolo a fargli dire tutto quello che sapeva e poi lo avevano ucciso. I suoi colleghi, da allora, cercano con ansia il modo di «vendicarlo», e dopo molti sforzi ritengono di avere individuato almeno uno dei suoi torturatori: appunto il dottor Alvarez Machain, la cui funzione secondo loro era stata quella di somministrare a Camarena delle sostanze che gli consentissero di «resistere». C'è però il problema che Alvarez Machain, in Messico, non solo non ha conti con la giustizia, ma è anche provvisto di amicizie molto importanti. Le speranze di ottenere la sua estradizione, quindi, sono considerate molto scarse, e gli agenti americani decidono di prendere la scorciatoia. Assoldano alcuni «cacciatori di taglie» messicani, i quali rapiscono il medico e glielo consegnano a El Paso, la città di confine. Ad essere stati violati sono il trattato di estradizione esistente con il Messico e la legge americana che non consente di «assumere» dei collaboratori a pagamento. Protesta ufficiale di Città del Messico, risposta interlocutoria di Washington, e alla fine arriva la Corte Suprema a sistemare le cose dal punto di vista legale. Con una sentenza da triplo salto mortale, che solleva proteste in tutto il mondo, la massima espressione giudiziaria americana afferma in sostanza che gli Stati Uniti hanno il diritto di rapire chi vogliono se questo serve al trionfo della giustizia. A fare «giurisprudenza», del resto, c'è il caso di Antonio Noriega, per catturare il quale si è fatta persino una guerra. Ieri il giudice federale di Los Angeles, Edward Rafeedie, ha giudicato insufficienti le prove presentate contro Alvarez Machain e lo ha assolto. Non si può condannare un uomo, ha detto, in base a «indizi» e a «speculazioni». L'imbarazzo è grande, ma la voglia di vendetta rimane. Pur di non ottemperare all'ordine del giudice liberando il medico è intervenuto l'Ufficio Immigrazione, che vuole «vedere più chiaro sulle circostanze che io hanno portato in territorio Usa». Franco Pantarelli
Persone citate: Alvarez Machain, Antonio Noriega, Dalla Corte, Edward Rafeedie, Enrique Camarena Salazar, Humberto Alvarez Machain
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