La tristissima Allegra vittima di Lord Byron

La tristissima Allegra vittima di Lord Byron Lo scrittore strappò sua figlia alla madre e la chiuse a morire in convento La tristissima Allegra vittima di Lord Byron 7^1 CRIVENDO alla sorellaL ' stra Claire nel 1822, « Mary Shelley le ricorda1 | va che la primavera era I sempre stata per loro una stagione molto sfortunata. Nel corso degli anni, in primavera, la bambina di Shelley e Mary era morta a Venezia; poco dopo una febbre gastrica si era portata via anche il suo fra tellino William; in primavera il servo Paolo li aveva ricattati, e Shelley era caduto in preda all'ossessione per una giovane nobildonna toscana che si chiamava Emilia Viviani. Perciò, proseguiva preoccupata Mary, se Claire non voleva udire altre ragioni, che ascoltasse almeno la voce della superstizione, e si togliesse dalla testa di rapire, in primavera, la bambina che aveva avuto cinque anni prima da Lord Byron, e che lui aveva rinchiuso in un convento sui colli camaldolesi. Allegra, si chiamava questa biondina che stava portando Percy Shelley e George Byron sull'orlo del duello, secondo quanto diceva Mary alla sorella nel resto della lettera, aggiungendo: «La tua immaginazione può completare da sola il quadro». Invito che curiosamente raccolgono ora tre editori, pubblicando tre diverse ricostruzioni di quegli anni in cui l'ansia di scrivere, fare l'amore, viaggiare, trasgredire, cospirare, è un'ansia di vivere che sembra quasi premunire la fine imminente sia di Shelley che di Byron. Tra il 12 gennaio 1817 e il 19 aprile 1822, infatti, i giorni della nascita e della morte di Allegra, il primo scrive opere memorabili come La rivolta dell'Islam e il Prometeo liberato, e il secondo il Manfred e il Don Giovanni, mentre a Ginevra, Mary risponde all'invito di Byron di provarsi nel genere dell'orrore, con il fortunatissimo Frankenstein. Una manna di avventure letterarie e amorose, per Judith Cerneick, una delle più illustri studiose di Shelley, che in Love's children (Knopf, New York) si concede il lusso di romanzarle. In Italia, invece, la Mondadori manda in libreria Allegra di Iris Origo (traduzione di Anna Rusconi, pp. 114, L. 15.000), una biografia redatta dalla scrittrice americana negli anni non lontani in cui ha vissuto a Fiesole, e a cui è perfettamente complementare Morire in Italia (Rosellina Archinto, trad. di Teresa Campi, pp. 145, L. 24.000), che raccoglie una scelta di lettere di Shelley. Allegra è, come è facile intuire, una storia tristissima, in cui a una povera bimba bionda con gli occhi turchini tocca la disumana parte del reagente in una soluzione chimica composta da quattro formidabili caratteri. Byron, uomo fatale e generoso di immaginazione ma non di cuore, che sta fuggendo dall'Inghilterra dopo il suo amore incestuoso con la sorella di Augusta è ormai uno scandalo. Shelley, il magnifico visionario che sperimenta in Svizzera e in Italia la libertà morale insieme alla giovanissima Mary - figlia del filosofo William Godwin e di Mary Wollenstonecraft, anticipatrice del femminismo - la cui calma in circostanze terribili come la morte dei due figli e del marito denota un terzo carattere spaventevole. E infine la sua sorellastra Claire Clermont, una ragazzina dalla pelle olivastra intelligente ma debole, entusiasta ma assolutamente priva di equilibrio e autocontrollo, che rappresenta un ospite gravoso per il piccolo nucleo domestico degli Shelley, e una zavorra insopportabile per Byron. Senza nemmeno conoscere quest'uomo la cui condotta era tanto scandalosa, ancora a Londra Claire gli aveva scritto nove lettere d'amore che non ottengono risposta, prima che lui accolga questa : «Avete dunque qualche obiezione al seguente piano? Giovedì sera potremo allontanarci insieme dalla città per dieci o venti miglia, a mezzo di una diligenza o di un postale... e potremo tornare di buonora al mattino dopo. Ho già provveduto a tutto affinché non si sollevi il minimo sospetto». Nove mesi dopo nasceva Allegra. Una parentesi ginevrina riunisce i quattro mentre Claire è incinta, ma subito arriva la separazione. «E' molto bella» scrive Shelley di Allegra appena nata, all'amico poeta, dalla casa di Marlow sul Tamigi, dove Claire era venuta a unirsi a lui e Mary. «I suoi occhi sono i più intelligenti che abbia mai visto in una creatura così piccola...». Una creatura, lasciava capire, destinata a un destino agro, se il padre non le avesse offerto un'educazione all'altezza del suo rango, lontano dai pettegolezzi della società inglese. Lord Byron accetta, ma a condizione che Claire rinunci del tutto alla bambina. «Shelley è arrivato a Milano con la bastarda e sua madre» scrive nella primavera del 1818 preparandosi ad accogliere Allegra a Palazzo Mocenigo. Venezia in quei giorni risuonava del suo rumoroso amore con la Fornarina, «La tigre trionfante», quando la bambina di 15 mesi viene depositata da un messo in braccio a quel padre grasso e profumato, che la tranquillizza con la sua voce carezzevole. Ma le cose vanno subito male. Claire è preoccupata, e Shelley acconsente a recarsi a Venezia a controllare la salute della bambina che Byron ha già affidato a un'altra famiglia. «E' tanto cresciuta, stenteresti a riconoscerla» scrive a Mary, «E' pallida, e ha perso molta della sua vivacità, ma è sempre bella, sebbene più mite». E' chiaro dunque fin dal principio di questa storia che Iris Origo ricama come un merletto, che la presenza della bambina porta su posizioni opposte due uomini che gli ideali poetici invece affratellavano. Se Byron ha mantenuto tutta l'arroganza dell'aristocrazia inglese, l'altro si è liberato del senso di superiorità di quella classe, e ha cercato nella generosità una virtù radicale. Basta guardare il prezzo che Shelley paga per il suo affetto per Allegra: mantiene madre e figlia senza che Byron se ne preoccupi, diventa oggetto di perfidi pettegolezzi secondo cui Claire sarebbe la sua amante, e involontariamente sacrifica perfino la propria figlia Clara al bene di Allegra. Acca- de quando Byron offre agli Shelley e a Claire la sua villa di Este un'estate, acconsentendo che rivedano per un breve periodo la bambina: il viaggio sarà così faticoso per la figlia di Percy e di Mary Shelley, che morirà di dissenteria poco dopo l'arrivo. «Raramente indugiamo in depressioni e lutti protratti», scrive a Mary suo padre, William Godwin, appena ricevuta la notizia, «tranne quando segretamente pensiamo che vi sia in essi qualcosa di altamente raffinato, e che ci fa onore». E Mary, nella villa che domina i Colli Euganei, cerca di consolarsi guardando Allegra rotolare col suo piccolo William. Ma l'aria è piena di premonizioni: nessuno dei due vivrà fino al sesto anno. Fa sorridere, invece, Byron, che riprendendosi Allegra alla fine dell'estate, scrive «questa piccola mi diverte, nulla più», mentre chiaramente comincia a dimostrare un certo affetto per la biondina «ostinata come un mulo e famelica come un avvoltoio», che sua madre scongiura di non rinchiudere in un convento. Vero è che Claire lo secca oltremisura, specie ora che lui amoreggia a Ravenna con la contessa Guiccioli, mentre Allegra cresce nel più variopinto disordine: una notte papà riceve una dama di novant'anni, «la donna più vecchia che abbia conosciuto»; un'altra, dopo un grande trambusto, un ufficiale viene trovato morto davanti alla porta di casa, e molte altre notti i carbonari vanno e vengono nascondendo armi nel palazzo di Byron. La bambina è d'intralcio. Di lì al convento di Bagnaca'vallo la strada è breve, sono solo 20 chilometri che Byron, però, non percorrerà mai per andarla a trovare, e nemmeno Claire a cui è vietato vederla. Shelley è dunque l'unico a fare ?apposta un viaggio per abbracciare la bambina che si è assottigliata e fatta ancora più pallida. Claire gli parla della sua intenzione di rapirla, ma lui risponde: «Il tuo piano riguardo Allegra mi pare, nella sua veste presente, pregno di irrimediabile infamia per tutti gli attori che vi partecipano, tranne te...». L'epilogo è Mary a raccontarlo, la più assennata, che tornerà a vivere in Inghilterra, dopo che la morte imminente di entrambi i poeti spingerà Claire a rifarsi una vita in Russia. Allegra «è morta di una febbre tifoidea che imperversava in Romagna» scrive. «Non aveva amici, tranne le suore del convento che, io credo, erano gentili con lei; ma si sa, come sono gli italiani. Non ci avrebbero scritto per dirci di portarla via nemmeno se una metà del convento fosse morta per le febbri...». Livia Manera // progetto fallito di mamma Claire: rapire la bambina Una misteriosa sfida a duello tra il poeta e l'amico Shelley A sinistra: Byron, Claire e Shelley nel film «Gothic» di Ken Russell Sopra: P. B. Shelley Fughe d'amore e viaggi avventurosi fino a quando la «bastarda» diventa un problema glia, a mezzo di una diligenza o di un postale... e potremo tornare di buonora al mattino dopo. Ho già provveduto a tutto affinché non si sollevi il minimo sospetto». Nove mesi dopo nasceva Allegra. Una parentesi ginevrina riunisce i quattro mentre Claire è incinta, ma subito arriva la separazione. «E' molto bella» scrive Shelley di Allegra appena nata, all'amico poeta, dalla casa di Marlow sul Tamigi, dove Claire era venuta a unirsi a lui e Mary. «I suoi occhi sono i più intelligenti che abbia mai visto in una creatura così piccola...». Una creatura, lasciava capire, destinata a un destino agro, se il padre non le avesse offerto un'educazione all'altezza del suo rango, lontano dai pettegolezzi della società inglese. Lord Byron accetta, ma a Fughe d'amore e viaggi avventurosi fino a quando la «bastarda» diventa un problema vanti alla porta di casaltre notti i carbonarvengono nascondendopalazzo di Byron. La bd'intralcio. Di lì al convento di'vallo la strada è brevelo 20 chilometri chperò, non percorreràandarla a trovare, e Claire a cui è vietatoShelley è dunque l'un?apposta un viaggio peciare la bambina che tigliata e fatta ancorada. Claire gli parla detenzione di rapirla, msponde: «Il tuo pianoAllegra mi pare, nellapresente, pregno di ibile infamia per tuttiche vi partecipanote...». L'epilogo è Mary a rlo, la più assennatanerà a vivere in Indopo che la morte imdi entrambi i poeti Claire a rifarsi una visia. Allegra «è mortfebbre tifoidea che sava in Romagna» scraveva amici, trannedel convento che, io cno gentili con lei; mame sono gli italianavrebbero sdirci di ponemmeno metà del fosse mortfebbri...». Livia