I grandi ribelli di Luigi Firpo di Luigi Firpo

I grandi ribelli di Luigi Firpo In ricordo dello storico I grandi ribelli di Luigi Firpo ELL'ANNIVERSARIO della morte di Luigi Firpo, presso la Fondazione che reca il suo nome, viene oggi presentato il volume degli Atti del Convegno su «Boterò e la Ragion di Stato», svoltosi a Torino tra 1"8 e il 10 marzo 1990. Il convegno era stato ideato e promosso dallo stesso Firpo che in uno dei primi volumi della collana dei «Classici politici» dell'Utet, da lui diretta, aveva pubblicato del Boterò il celebre libro Della Ragion di Stato. Ma dopo che egli fu stroncato da una morte improvvisa e crudele (vero e proprio fulmine a ciel sereno), fu dedicato alla sua memoria. Vi avevano partecipato studiosi italiani e stranieri. Fu concluso da una commossa rievocazione di Carlo Dionisotti. Del volume, pubblicato a cura del discepolo Enzo Baldini, composto di più di trenta saggi, parleranno gli studiosi invitati dalla Fondazione. Io, invece, vorrei parlare ancora una volta di lui, qui su questo giornale, su cui scrisse tante pagine, solo in parte raccolte nei due volumi Cattivi pensieri (1983) e Ritratti di antenati (1989), uscito anch'esso postumo. Dopo la sua morte apparvero pure i quattro poderosi volumi (più di quattromila pagine complessive) degli studi in suo onore, curati da Silvia Rota Ghibaudi e Franco Barda, che avrebbero dovuto essergli presentati in occasione del suo collocamento fuori ruolo. Spaziò con l'«ostinato rigore» con cui condusse le sue ricerche, su uomini e fatti di diversi secoli. I personaggi da cui fu attratto furono quasi sempre uomini dalle forti passioni e di fortissima volontà, che hanno sfidato i potenti o tentato imprese vietate ai comuni mortali. Ne è il prototipo Tommaso Campanella, cui dedicò centinaia di scritti, eretico e ribelle insieme, gettato a marcire in una lurida prigione per quasi tutta la vita, che nondimeno, sempre indomito, lancia dal fondo del carcere messaggi di pace religiosa e civile ai papi e ai principi della terra, e vi scrive ispirato alcune tra le più belle poesie della letteratura italiana. Tra questi personaggi c'è Giordano Bruno, c'è Galileo, c'è Francesco Pucci, spirito affine al frate calabrese per certe idee di riforma della repubblica cristiana, che finisce, come Bruno, bruciato nel Campo dei Fiori. Ci sono anche i grandi navigatori, Colombo, Vespucci, Giovanni da Verrazzano. Ma non ci metterei Boterò, di cui dice che la sua fa- Luigi Firpo ma è stata immeritata, e che con quella sua politica dell'espediente tortuoso e subdolo non ha più neppure la «grandezza tragica» di Machiavelli. Il secolo di Firpo è il Rinascimento, esplorato sino al momento in cui si estenua nell'età della Controriforma. I due poli dei suoi interessi di uomo di ragione, che usa sapientemente gli strumenti del dotto filologo per sconfiggere idee ricevute, sono il realismo di Machiavelli e l'utopismo di Tommaso Moro. Si muove continuamente senza esserne turbato tra una concezione realistica (la «ragion di Stato» per l'appunto) e una utopistica della storia. Luna non è senza l'altra. Il realismo sconfessa l'utopia ma l'utopia non lascia che la realtà rimanga immobile e inerte. Il mondo cui si compiace di appartenere è il regnum hominis, il regno della libertà di pensiero contro ogni forma di dommatismo, della verità, anche limitata, ma pur sempre rivedibile, del sapere scientifico contro le verità assolute che generano fanatismo e intolleranza. Parlando del profeta Isaia scrive: «Io non credo ai profeti, ai visionari, agli illusi e agli illusori di tutti i tempi e di tutte le latitudini: finiscono sempre per chiedere espiazioni di sangue». A proposito di Leonardo, riflettendo sulla tristezza del suo tramonto in esilio, addita nello «sconfinato universo leonardesco la più toccante testimonianza, fra quante mai uomo seppe registrare, del nostro destino inquieto di ricercatori senza riposo». Sin troppo facile spigolare qualche bella citazione nell'immensa opera firpiana. Quel che oggi occorre è un sistematico progetto di pubblicazione dei suoi scritti, in gran parte sparsi e dispersi in mille riviste, accademiche e non. Un'impresa di lunga durata. Ma è tempo di cominciare. Norberto Bobbio Luigi Firpo

Luoghi citati: Torino