Di Pietro sente Pisano a Roma

Di Pietro sente Pisano a Roma Milano, vertice segreto in Procura Di Pietro sente Pisano a Roma MILANO DALLA REDAZIONE Una normale riunione, una delle tante tra il procuratore capo e i suoi sostituti, oppure un «vertice» in cui sono state messe a punto decisioni importanti? Ufficialmente alla procura di Milano si minimizza: «E' solo un incontro di routine». Ma non sfugge quest'aria di calma che precede la tempesta, mentre continua il tam-tam delle voci, non si sa se «spontanee» o se abilmente orchestrate, che vogliono imminenti provvedimenti clamorosi, contro personaggi di spicco. Ieri nell'ufficio di Francesco Saverio Borrelli sono rimasti per ore il procuratore aggiunto, Gerardo D'Ambrosio, e due sostituti: Gherardo Colombo in mattinata e Piercamillo Davigo, nel pomeriggio. Il terzo sostituto, Antonio Di Pietro, è rimasto invece pochi minuti, ma per un semplice motivo: stava partendo per Roma, forse per un interrogatorio che potrebbe dare una svolta decisiva a questo tornante di indagini. Nella capitale ha sentito l'ex deputato psi Nevol Querci, coinvolto nelle indagini sui palazzi «d'oro». Dopo, Di Pietro ha incontrato l'ex senatore del msi Giorgio Pisano, che nei giorni scorsi aveva inviato un esposto alla procura milanese chiedendo l'avvio dell'azione penale nei confronti di Craxi e Martelli quali destinatari - sostiene il direttore del settimanale Candido - dei fi-? nanziamenti per 7 milioni di dollari fatti affluire da Roberto Calvi sul conto «Protezione» presso l'Unione delle Banche Svizzere di Lugano per cui è ancora aperta un'inchiesta a Milano. A socialisti sono legalti gli ultimi sviluppi di «Mani pulite». A cominciare dal confronto a San Vittore fra Mario Chiesa e Loris Zaffra, ultimo detenuto di Tangentopoli. Per finire con Gianstefano Milani, ex deputato già coinvolto nell'inchiesta sulle «carceri d'oro». A quanto pare i magistrati erano curiosi di sapere qualcosa di più su quelle sue conversazioni telefoniche dove senza mezzi termini si diceva: «Larini che pigliava i soldi per Craxi»; «Poi si può arrivare soltanto a "lui"». Milani a questo proposito ha scritto una lettera al settimanale «L'Espresso» che ha pubblicato il testo delle intercettazioni. Non smentisce il contenuto, ma nega che in quelle frasi ci fosse un che di esultanza per gli arresti compiuti: «E' vero invece - commenta Milani - che le cose dette erano animate da un sentimento di pena nei confronti delle persone coinvolte, e di preoccupazione e angoscia per le reazioni che quei fatti avrebbero e hanno suscitato nei cittadini e in particolare negli elettori socialisti». Nella stessa lettera Milani torna a chiedere le dimissioni di Craxi: «Confermo la mia fermissima opinione che l'on. Craxi debba assumere la decisione di lasciare la segreteria del psi poiché la sua persistenza nel molo accresce le difficoltà del partito e concorre fortemente a compromettere la credibirità politica». In procura non si replica agli attacchi del Giorno (che in un commento ha accusato i magistrati di aver dato «in dote» all'Espresso «gli stralci delle intercettazioni telefoniche» di Milani). Si preferisce polemizzare velatamente su un altro fatto: il trasferimento, già deciso quest'estate e diventato adesso esecutivo, del capitano dei carabinieri Roberto Zuliani, che fin dall'inizio aveva collaborato all'inchiesta. Francesco Saverio Bonelli procuratore della Repubblica a Milano ieri ha riunito i pubblici ministeri di Tangentopoli. Sul vertice fra i giudici non è trapelata alcuna indiscrezione

Luoghi citati: Lugano, Milano, Roma