«Sbardella vince con i soldi»

«Sbardella vince con i soldi» SORPRESA «Sbardella vince con i soldi» Segni: ci siamo battuti da francescani ROMA. Sul Tevere, sulla riva delle anse giallastre di Fiumicino, vince Tangentopoli. Alle nove di sera, quando i dati sono ormai attendibili, lo diciamo via etere a Mariotto Segni, raggiunto fortunosamente per telefono cellulare, immancabilmente gracchiarne, per stimolare una sua qualche passionale reazione. E allora ecco che emerge un improbabile «rivoluzionario» e un incredibile «golpista strisciante», come lo definiscono i suoi nemici. Che farebbe un golpista in un caso del genere? Direbbe esattamente che sul Tevere vince Tangentopoli, anzi molto peggio. E invece lui concorda sul concetto, ma non sulle parole e ci diffida dall'attribuirgliele tra virgolette. Under statement, come usano gli inglesi quando si vince, ma anche quando si perde, sia pure parzialmente. Perché, diciamolo, nella becera periferia romana, pasoliniana e corrotta, il leader referendario ha perso, ma di fronte alla sconfitta continua a esprimersi nei confronti di tutti quasi rispet- tosamente, da bravo ragazzo. Sarà pure il leader del secondo partito di Fiumicino, ma con la sua Alleanza con pidiessini, verdi e quant'altri, non ha neppure raggranellato i voti che le forze componenti la sua lista avrebbero avuto separate: ha totalizzato poco più di un venti per cento. Si aspettava questo risultato modesto, onorevole Segni? «Ho sempre detto di non dare troppa importanza al voto d' "lumicino, di non considerarlo, com'è ovvio, un test nazionale. E lo confermo». Tuttavia... «Tuttavia è stupefacente la tenuta dei socialisti, che crollano negli altri centri del Paese in cui si è votato, ma non a Fiumicino». Non solo: nel faccia a faccia Segni-Sbardella che si è consumato a Fiumicino, ci dispiace dirglielo, ha vinto Sbardella. «Lei ha idea di cosa rappresenti Sbardella in termini di tessere, di potere e di soldi? Credo di dirlo da anni. La nostra campagna è stata francescana, quella di Sbardella sardapanalesca». Non crediamo che basti, onorevole Segni, lei è andato a misurarsi dove c'è corruzione ambientale, come dice il giudice Di Pietro. Dove l'obbiettivo della vita è conservare la casa abusiva, non salvare l'Italia dall'occupazione dei partiti. «E' vero, a Fiumicino c'è l'abusivismo edilizio. A Fiumicino non prevale il nuovo, ma per questo la sfida, pur modesta, è stata interessante. Non mi accoderò alla sua definizione sulla Tangentopoli prevalente sul Tevere, ma dirò con termini più convenienti che il vecchio sistema dei partiti regge ancora soltanto dove il clientelismo e la corruzione sono più forti. Spero diventino casi anomali». C'è dunque un'Italia sbardelliana? «Certo che c'è, Fiumicino ne è la prova». E altrove? A Monza, a Castellammare di Stabia? «Questo è il dato più importante, non certo quello iperlocale di Fiumicino. Il vecchio sistema dei partiti ha avuto un altro colpo clamoroso. Avanza la Rete, avanza la Lega, frana il psi, perde la de: crolla il sistema dei partiti tradizionali e vincono le spinte anti-sistema. Nel complesso, un risultato prevedibile e non negativo». Ma non buono per lei personalmente. «Ottimo per me: il vecchio crolla e emerge il nuovo. Lentamente, ma emerge». C'è un effetto concreto? «Certo che c'è politicamente: se anche ci fossero stati dei dubbi è ora evidente che l'asse dc-psi è rotto per sempre. Non ci sono soluzioni alternative alla velocizzazione delle riforme e del nuovo. Se il vecchio è ormai crollato, il nuovo bisogna costruirlo». Il (muovo» Martinazzoli non è stato colto come tale, a quanto sembra, dagli elettori di molte città d'Italia. Insomma, l'effetto Martinazzoli non si è poi sentito molto. «Per la de continua un'ingiusta emorragia anche di fronte alla novità di Martinazzoli». E come lo spiega ? «Lo spiego con il fatto che Martinazzoli dovrebbe spingere l'acceleratore delle riforme, a comincia- re da quella elettorale». Non sarà, invece, che la sua politica, onorevole Segni, è veramente elitaria e non può essere compresa dalle plebi delle periferie romane? In questo caso, la prudenza di Martinazzoli non potrebbe essere una mano santa per frenare la caduta del partito? «No, il segno è chiarissimo: il sistema dei partiti sta crollando, ci vuole un po' di pazienza per vedere affermarsi congniamente il nuovo. Ma Martinazzoli deve accelerare il nuovo corso». Come? «Con la grande riforma elettorale, l'ho detto, e sostituendo con la massima rapidità il personale politico che sta crollando, che è stato condannato dal Paese». Lei mantiene un'apertura di credito verso Martinazzoli. E nei confronti di Craxi ? «Per Craxi il segnale è chiaro, è uno di quelli che possono consigliare di trarne le conseguenze». Alberto Staterà «Ha fatto una campagna come Sardanapalo. Ma il sistema è alle corde» Il leader dei referendum Mario Segni: «La tenuta del psi è stata stupefacente»

Luoghi citati: Castellammare Di Stabia, Italia, Monza, Roma