Festa di riapertura con Guarnieri e Occhini di Monica Bonetto

LA MOGLIE SAGGIA CARIGNANO LA MOGLIE SAGGIA Festa di riapertura con Guarnieri e Occhini ARTEDI' 15 dicembre, in occasione della pril ma de «La moglie saggia» di Carlo Goldoni con la regia di Giuseppe Patroni Griffi, riaprirà il Teatro Garignano. Chiusa la scorsa estate per poter effettuare una lunga serie di lavori di restauro, la storica bomboniera di piazza Carignano si presenta con un palcoscenico completamente rinnovato così come la decorazione interna, i sipari, i tendaggi, l'impianto elettrico e antincendio. Sono stati sostituiti il velluto delle poltrone e la moquette, e pare che finalmente verrà riaperto anche il loggione, inagibile ormai da anni. Una festa d'inaugurazione dunque, con una commedia di un autore classico tra i più amati e rappresentativi e con grandi interpreti: Anna Maria Guarnieri, Ilaria Occhini, Luciano Virgilio, Giovanni Crippa e Franco Mezzera. «La moglie saggia» è una commedia scritta da Goldoni nel 1752 e dedicata a Eleonora Cappello. E' alla nobildonna infatti che l'autore si rivolge scrivendo: «Per tre ragioni si rallegrano gli animi nelle comiche o nelle tragiche rappresentazioni; allora quando esaltar vedono quelle virtù, che in se medesimi sono sicuri di possedere; quando puniti veggono i vizi, che son da loro aborriti; e quando dalle rappresentate disgrazie sicuri e fortunati si vedono». Ora, la disgrazia principale per la quale la «signora cavaliera» Cappello doveva rallegrarsi, essendone a quanto sembra al sicuro, è il disinnamoramento di un marito nei confronti della propria moglie. Perché è da questo accadimento che prende avvio la commedia e, di conseguenza, la strenua lotta della saggia Rosaura per riconquistare il proprio sposo, il conte Ottavio. Ottavio infatti si è incapricciato della marchesa Beatrice che, pur tra mille bizze, non disdegna le sue attenzioni. Anzi, quest'ultima considera Rosaura una rivale borghese di poco conto, e il proprio amore per Ottavio quasi un diritto di sangue. A ciò si aggiunga che la passione amorosa accieca a tal punto il conte da risolverlo a tentare di avvelenare la moglie pur di disfarsene, e il quadro dei vizi contrapposti alla virtù è quasi completo. La rivincita di Rosaura si compie lenta e inarrestabile: mite e fragile solo in apparenza, la donna si oppone tenacemente alla tresca extraconiugale, fa vergognare di sé la rivale e smaschera il progetto delittuoso del marito. Lui tornerà a lei pentito e amorevole, convinto delle impareggiabili virtù della propria consorte. A ben guardare tuttavia, la commedia potrebbe invogliare a una lettura meno edificante. Potrebbe emergere un sentore di polemica antinobiliare, la contrapposizione tra un ceto minato ormai irrimediabilmente nella propria moralità e la nuova classe borghese, sana e depositaria di antichi valori. E la stessa conclamata virtù di Rosaura potrebbe leggersi come una oculata e ben calibrata manovra per non perdere, con il marito, il rango e i privilegi economici e sociali acquisiti con il matrimonio. Forse è anche questo ciò a cui si riferisce Patroni Griffi quando definisce la commedia «maliziosa, sorprendente, carica di sottintesi». Vedremo. Monica Bonetto In alto Virgilio e la Occhini. Sopra a destra la Guarnieri, a sinistra Patroni Griffi.

Luoghi citati: Carignano