Genova s'innamora del bel «Principe Igor»

Genova s'innamora del bel «Principe Igor» Trionfale accoglienza per l'opera di Borodin in coproduzione con il Bolscioi. Sul podio Lazarev Genova s'innamora del bel «Principe Igor» II Carlo Felice tira il fiato: Emani non se ne va GENOVA. Due ore e mezzo di spettacolo splendido, ripetuti applausi a scena aperta e una vera e propria ovazione al finale con numerose richieste di bis. Così è stata accolta ieri sera al «Carlo Felice» la prima mondiale dell'opera di Aleksandr Borodin «Il principe Igor». Oppresso dal deficit finanziario che rischia di compromettere il normale andamento del cartellone, il Comunale dell'Opera si appresta a chiudere il primo anno di attività nel nuovo Carlo Felice con due confortanti certezze: la conferma alla carica di sovrintendente di Francesco Emani dopo la sua decisione di non lasciare Genova in un momento di gestione così delicato e la conseguente recente nomina all'Arena di Verona di Gianfranco De Bosio; e la constatazione di un livello artistico crescente, nonostante i malumori e le tensioni sinda¬ cali. In effetti al buon «Simon Boccanegra» che aveva inaugurato il cartellone è seguito, sabato sera, questo eccellente «Principe Igor» realizzato dal Bolscioi quasi al completo, con l'Orchestra del lirico genovese. Borodin, chimico con la passione della musica, lavorò per 18 anni al «Principe Igor». Lasciò l'opera incompleta e furono Rimskij-Korsakov e Glazunov a completarla rendendo possibile l'esecuzione. Il principe del titolo è uno sfortunato condottiero che perde la battaglia in difesa del suo popolo, cade prigioniero, riesce a fuggire, torna in Patria da vinto. La debolezza e la contraddittorietà del suo carattere privano l'opera di un autentico protagonista. Manca inoltre un effettivo intreccio narrativo sicché «Il principe Igor» si propone come uno straordinario affresco epico, una serie di quadri separati e statici nei quali agiscono più personaggi, in un attento gioco di equilibri fra ragione di Stato e sentimenti personali. Alla dirittura morale di Igor e della moglie, si contrappone la licenziosità subdola di Galitzkij, all'acume diplomatico di Konchak il tenero e appassionato amore di Konchakovna e di Vladimir. L'odio fra i popoli sfocerà alla fine nel matrimonio dei due giovani, solida base per un nuovo equilibrio politico: non a caso Vladimir e Konchakovna sono i due bisnonni dell'eroe russo Alexander Nevski. Il Bolscioi ha presentato a Genova una nuova edizione che modifica sostanzialmente quella di Rimskij-Korsakov e di Glazunov. In particolare è stata spostata al finale la grande scena delle danze e dei cori polovesiani che acquista un preciso significato teatrale: l'opera, infatti, non solo mostra maggiore compattezza ma ridi¬ mensiona la figura di Igor (effetto, forse, del «nuovo corso» russo), togliendole quella fama di eroe conquistata abusivamente nella precedente versione. La musica di Borodin, artista più contemplativo che tragico, ha slanci di grande lirismo, di toccante espressività, sostenuta da un'armonia ricca, impreziosita da frequenti orientalismi. Splendidi il prologo e il primo atto ambientati nel castello di Igor; alquanto enfatico il secondo che si riscatta tuttavia al momento dello stupendo coro a cappella che anticipa il ritorno di Igor. L'esecuzione del Bolscioi, condotta in termini di assoluta fedeltà a canoni interpretativi tradizionali è parsa straordinaria. Sul podio Aleksandr Lazarev, ben assecondato dallo strumentale genovese (pur con qualche sfasatura nel terzo atto), ha curato con intelligenza il fraseggio, dato respiro agli slanci melodici, cadenzato con rigore gli episodi più ritmicamente accesi. Gli artisti del Bolscioi, dai solisti ai coristi, hanno offerto un saggio di ineccepibile preparazione non solo come cantanti, ma anche sul piano recitativo e gestuale. Eccellente Vladimir Matorin nella parte di Galitzkij; voce bellissima ha evidenziato Irina Udalova (la principessa) nel toccante Lamento del secondo atto; Juri Nechaev ha dato vigore alla parte di Igor, mentre Evgenij Nesterenko ha reso con ammirevole bravura il difficile personaggio di Konchak. Da ci- tare, infine, i due innamorati, Arkadij Mischenkin e Tatjana Erastova. Eccellente il coro e lodevole il Corpo di Ballo che ha risolto l'intricata struttura coreografica con puntualità pur agendo in un palcoscenico gremito all'inverosimile. Per quanto concerne l'aspetto scenico, Valerj Levental, rispettando il carattere di affresco dell'opera ha ideato ambienti dai colori caldi ed eleganti, in uno stile oleografico, ma d'effetto. Sulla stessa scia, la regìa di Boris Pokrovsky ha movimentato le masse con estrema precisione geometrica creando quadri di affascinante impatto visivo. Repliche fino al 27 dicembre. Roberto lovirto Francesco Emani riconfermato sovrintendente del Carlo Felice di Genova

Luoghi citati: Genova, Verona