Mele di casa nostra alla riscossa
Mele di casa nostra alla riscossa CAssociazione produttori ora punta sul rilancio dei frutti di un tempo Mele di casa nostra alla riscossa La difesa integrata aiuta nel duello con le «americane» TORINO. Adamo dimenticò ogni prudenza per lei. Naturalmente la «lei» non è Eva, ma quella mela così tentatrice che il primo uomo si giocò persino il paradiso terrestre. La mela come simbolo del desiderio proibito, di una tentazione a cui non si può dire di no, è entrata in miti e leggende. O anche come «Pomo della concordia» (è il titolo del convegno organizzato dall'Associazione Produttori Ortofrutticoli Associati, che si terrà a Torino il prossimo giovedì 17 dicembre, all'hotel Jolly Ambasciatori. Un incontro per fare il punto sul programma di difesa integrata). Di certo la mela è uno dei frutti più diffusi e amati che ha segnato nella memoria le stagioni di molte generazioni, specialmente in certe zone d'Italia a vocazione frutticola. Non a caso, è tornata la voglia di riscoprire le mele d'antan. Parliamo di mele antiche, di quelle varietà che fino all'anteguerra non avevano rivali, prima che arrivassero a soppiantarle negli Anni Cinquanta le americane, le più delicate Golden e Red Delicious, le cui coltivazioni si sono diffuse soprattutto nelle pianure. E' curiosa la storia delle cultivars antiche e anche emblematica di come i «gusti», più o meno indotti, possano influenzare la sorte di certe produzioni. Le mele autoctone hanno nomi legati a località a vocazione melicela da sempre, come le vallate pinerolesi e cuneesi: la Ronzé o la renetta grigia di Torriana, ad esempio, che negli Anni Venti, da Bagnolo, Barge e Bibiana, prendevano la via per Paesi lontani: Germania, Inghilterra, addirittura l'Egitto. Una storia di tutto rispetto. Ma le autoctone, battute dall'agguerrita concorrenza straniera, sono cadute nell'oblio. Una decadenza ingiusta, anche perché sono mele buonissime e in più molto resistenti alle malattie. E, non a ca¬ so, stanno recuperando il tempo perduto. Le nuove varietà americane si sono mostrate fin dall'inizio della loro diffusione in Europa, particolarmente sensibili a gravi malattie (soprattutto la ticchiolatura) che hanno costretto i produttori ad intervenire con prodotti chimici. Ma anche sul gusto e sapore le mele «autoctone» non temono concorrenti. Lo hanno verificato in un Istituto agrario (quello di Osasco, nella zona appunto della Ronzé e della renetta di Torriana), in collaborazione con la cooperativa agricola «Il frutto permesso» (coltiva le mele «antiche» con metodi biologici). Dopo aver fatto assaggiare a 300 persone otto varietà locali insieme alle solite Golden e Stark Delicious, è stata la Ronzé ad aggiudicarsi il titolo della mela «migliore». Stefanella Campana
Persone citate: Red Delicious, Stark Delicious, Stefanella Campana
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