Tra i litigi rinasce l'Europa

Tra i litigi rinasce l'Europa A Edimburgo evitato lo scontro tra ricchi e poveri. Colombo: è stata dura. Major: risolto il cubo di Rubik Tra i litigi rinasce l'Europa Nella notte l'accordo sui finanziamenti EDIMBURGO DAL NOSTRO INVIATO L'Europa riparte. Messa alle corde da sei mesi traumatici per le sue ambizioni di crescita e faticosamente approdata a un vertice di Edimburgo additato come ultima spiaggia, la Cee ha saputo trovare il guizzo vincente. Il cammino verso l'unione economica e monetaria riprende con una decisione dei Dodici, giuridicamente vincolante, che accoglie le richieste danesi di deroga consentendo a Copenaghen di ritentare - aprile o maggio - il ribaltamento del suo «no» con un secondo referendum. Ma l'Europa che entra senza frontiere nel 1993 potrà contare dal primo gennaio anche su nuovi finanziamenti: il cosiddetto «pacchetto Delors» che vuole essere il più concreto sostegno agli sforzi per l'integrazione europea e che fino all'ultimo ha tenuto in ostaggio il vertice. Senza impegno sui bilanci Cee, infatti, anche il recupero della Danimarca sarebbe rimasto lettera morta, né sarebbero stati varati gli altri punti che fanno di Edimburgo un momento di rinascita comunitaria. Ma alla fine tutti soddisfatti. Amato: «Siamo arrivati dove ci aspettavamo». Colombo: «E' stata dura». Kohl: «Un anno brutto, ma abbiamo dimostrato qui di voler restare assieme». Major: «Risolto il cubo di Rubik». La fumata bianca è venuta alle 23,30, a conclusione di una maratona fino a notte durante la quale - ha riferito un funzionario Cee - i capi di governo «hanno cominciato a usare parole forti che forse non avrebbero dovuto usare». La soluzione del problema danese è stata accolta con grande soddisfazione di tutti. Ultimo ostacolo era la formula giuridica: «dichiarazione» o «decisione» dei Dodici? Per insistenza tedesca si è scelta la seconda, giuridicamente vincolante ma senza costringere a ridiscutere il trattato o ad affrontare una nuova ratifica. «Speriamo che sia una buona decisione per l'Europa», ha detto Major, a sua volta nel mirino degli altri per le lentezze britanniche di ratifica. Molti - anche l'Italia - volevano una data limite, il primo luglio; per poi procedere, se qualcuno non ci fosse stato, a Dieci o a Undici. Di fatto la Gran Bretagna è riacciuffata: «Con questi risultati - ha detto Ellemann-Jensen possiamo avere il referendum in aprile o maggio. E Maastricht potrà essere ratificata da tutti entro il primo luglio». Ne pare sicuro: «Mi sono sbagliato prima, ma ora i sondaggi, con il 60% di sì, dicono che ora la scommessa può riuscire». Poi, al palazzo medievale di Holyrood, i Dodici hanno affrontato gli altri temi. Si è toccato l'allargamento comunitario, con la decisione di avviare la trattativa con Austria, Svezia e Finlandia. Si è approvata un'iniziativa di crescita in cui la Cee mobiliterà in due anni risorse per 7 miliardi di Ecu (12 mila miliardi di lire) destinati a sostenere investimenti per complessivi 30 miliardi di Ecu a favore delle piccole e medie imprese ma anche per il completamento delle grandi reti di comunicazione. Si è formalizzato il principio della sussidiarietà (norme Cee soltanto se quelle nazionali non sono adeguate) e della trasparenza, per riportare la Cee vicino ai cittadini. E' stato modificato il numero dei parlamentari europei, per tenere conto della nuova Germania. Ma sempre, incombente, restava il blocco del bilancio. In una danza di cifre e di percentuali, per tutta la giornata i Dodici hanno cercato di trovare l'intesa. Per l'Europa dei litigi non è stato facile trovare la saggezza che le consentirà di pianificare su sette anni le sue ambizioni sulla strada dell'integrazione. Al centro della schermaglia due elementi: la percentuale del prodotto interno lordo che sarà assorbito dai bilanci comunitari (la forbice di partenza era fra l'I,25 di Major e l'I,32 della Commissione Cee) e il volume del fondo di coesione destinato a facilitare il recupero dei quattro Paesi più poveri (Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia). Sulla prima percentuale, attraverso successivi compromessi di Kohl, di Mitterrand e dello stesso Delors, si è arrivati all'1,27 che rappresenta, a regime, un aumento di bilancio Cee del 21% (contro il 30% delle intenzioni originali). Su quel livello, accolto anche dalla Spagna perché erano garantiti in sette anni i 15 miliardi di Ecu voluti dai Quattro, Londra è rimasta isolata. E per non essere lui a far naufragare il suo vertice, Major ha dovuto cedere. L'Europa si è sentita rinascere. Fabio Galvano Major fraternizza con Mitterrand. Nella foto piccola il premier danese Schluter