Reggio, ombre sulle urne Divisi anche i cattolici

Reggio, ombre sulle urne Divisi anche i cattolici FRA SFIDUCIA E Reggio, ombre sulle urne Divisi anche i cattolici PREGGIO CALABRIA AURA, mafia, indifferenza, troppe ombre gravano sul voto di oggi a Reggio Calabria, che molti dicono «inutile», altri addirittura «illegittimo». Ci sono già i sicuri perdenti, de e psi, sconvolti dalla inchiesta «mani pulite» e addirittura gravati dal sospetto (ne sono accusati tre democristiani e un socialista) di aver usato l'omicidio dell'eccellente de Lodovico Ligato come strumento di lotta politica. C'è la grande attesa per il voto missino, ventidue anni dopo la rivolta di Reggio che per questa città segnò l'inizio della fine, per il movimento sociale la titolarità della leadership della ribellione popolare. C'è la concreta possibilità che dalle urne nasca il secondo partito cattolico, visto che persino il settimanale diocesano ha ammesso che da queste parti, in politica, i credenti sono «distinti»: una parte con la de, un'altra con una lista per la città che ha la sigla della Rete, con uomini e radici ben affondate nel mondo reggino di fede e di opere. Monsignor Vittorio Mondello è forse oggi il vescovo italiano che risponde più chiaro alle domande su cattolici e politica. Si sa che ha quasi posto alla de un ultimatum: o il rinnovamento delle persone è completo, o la partita è chiusa. E' stato il vescovo in persona a chiedere un capolista come l'anziano professor Reale che fu fatto fuori dalla de tangentizia e vicina alle cosche. Basterà? Mondello non usa metafore: «Qui i cattolici sono stati ingannati dalla de, adesso ci si aspetta un rinnovamento che vada ben al di là del 13 dicembre. Per me questo è l'ultimo appello, o si riacquistano i principi o per la de è finita». Chiaro. Il vescovo dice che l'intervento dei magistrati di Reggio è stato «provvidenziale», non accenna alla Rete, ma afferma che i «collateralismi sono finiti», l'unità politica dei cattolici sta nei principi e non nelle liste: «Ora la Chiesa in politica si sente più libera». E così il vescovo in questi giorni ha ricevuto tutti, anche Gianfranco Fini, segretario del msi e capolista alle elezioni di oggi. Fini sa che sul voto cattolico si gioca buona parte della partita. Reggio è infatti una città ricca di associazioni ed istituzioni religiose; laici, volontari e sacerdoti hanno supplito all'assenza totale dello Stato nei servizi, 54 su 60 punti di assistenza fanno capo alla chiesa, come ci dice don Iachino, parroco di Sant'Agostino e presidente della Caritas, uno dei sacerdoti (insieme a don Lauro del Sacro Cuore dei ferrovieri) che si dice facciano il tifo per la Rete. Lui non conferma: «Sono interpretazioni maliziose: ho soltanto alcuni amici candidati e sostenitori della Rete. Ma da queste elezioni ci aspettiamo poco perché non è cambiato il sistema elettorale. A meno che santa Lucia non illumini gli elettori». Capolista della Rete è Gianni Pensabene, 41 anni, funzionario all'Ufficio regionale del Lavoro, due figli naturali e uno in affidamento, responsabile nazionale degli scout nella fascia «Rover Scolte»; la moglie si occupa di aiutare e organizzare le famiglie «affidatane». Insomma un identikit perfetto per intercettare voti nell'elettorato cattolico impegnato. E con lui ci sono altri personaggi di questo mondo come Giuliano Quattrone, iniziatore del movimento «Insieme per la città», e Pino Curatola, ex presidente diocesano dell'Azione cattolica. Ex democristiani che, testimonia Pensabene, non credono più in un rinnovamento che anni fa aveva il nome, per esempio, del Quattrone, ora accusato di essere uno dei mandanti del delitto Ligato: «Ma - dice il capolista della Rete - la provenienza di molti di noi non spiega di per sé la lista. Il nostro impegno politico si svolge su un piano assolutamente laico, diamo voce alla gente che soffre più degli altri». I socialisti non sono riusciti nemmeno a mettere insieme i nomi di cinquanta candidati: all'ultimo momento i cinque «professorini» che dovevano dare alla lista il segno del rinnovamento hanno detto no a Franca Prest, commissario inviato da Roma. Aria pesante, in casa psi, e non solo per le accuse dei giudici. Da Cosenza, il vecchio patriarca calabrese del psi Giacomo Mancini, dice che «il voto è inquinato, non ha nulla di democratico, andava sospeso. De e psi devono farsi da parte, oggi non sembrano in grado di rigenerarsi». La proposta più originale è venuta da Gianfranco Fini: il msi è pronto a fare giunta anche con Rifondazione e pds. «A Reggio le opposizioni devono porsi il problema di diventare insieme maggioranza». Gli ha già risposto no il numero due del pds, Massimo D'Alema: «Non scherziamo...». Ma quanti andranno a votare? La campagna elettorale è stata semiclandestina, piazze deserte, pochi leader, poca pubblicità. Ci vuol ben altro che un'elezione per salvare Reggio. Cesare Martinetti Mons. Mondello: «Sono finiti i collateralismi» Ultimatum alla de e nel volontariato si tifa per la Rete Giacomo Mancini L'ex segretario psi dice: «Il voto è inquinato, andava sospeso. De e psi devono farsi da parte» LEJITTA! Al La mappa del voto, regione per regione, nel test elettorale di oggi e domani

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