Uccise taxista, ergastolo confermato

Uccise taxista, ergastolo confermato Rievocato in appello il feroce assassinio dell'aprile '91: undici anni alla complice Uccise taxista, ergastolo confermato L'imputato: «Vi sbagliate, non ho sparato io» Si autoaccusa di un altro delitto, non è creduto Carcere a vita anche in appello per Giuseppe Detoma, il tossicodipendente che la sera del 12 aprile '91, in via Reiss Romoli, sparò al taxista Gregorio Manf'rin. E una condanna all anni e 11 mesi di carcere per la sua complice Patrizia De Santis. La Corte d'Assise d'appello ha confermato ieri il verdetto emesso dall'Assise nel luglio scorso. I giudici hanno accolto in pieno la richiesta del pg Notarbartolo: «Detoma è uno spietato assassino. Ha agito con brutalità e bestialità. Non merita alcuna attenuante. Ha sparato al povero Manfrin mentre questi era a terra ferito». Alla lettura della sentenza Detoma (difeso dall'avvocato Oliviero Dal Fiume) ha avuto una reazione rabbiosa: «Mi condannate per uri delitto che non ho commesso». Nel corso dell'udienza il giovane aveva ripetuto una storia già raccontata al procuratore aggiunto Marzachì un paio di settimane fa in carcere: «Non c'entro con l'uccisione di Gregorio Manfrin. E' vero che ho commesso un delitto, ma è avvenuto in Calabria. Il 15 dicembre del 1987 a Placanica ho ucciso un carabiniere, Ilario Cosimo Marziano, nel corso di una lite». Un racconto che non ha convinto nessuno: per quel delitto c'è già una condanna definitiva. Nessuno ha capito perché Detoma, 32 anni, abbia voluto autoaccusarsi di un delitto che non ha commesso. E altrettanto incomprensibile è apparsa la sua difesa per l'omicidio del taxista: Gregorio Manfrin, prima di morire, aveva riconosciuto con assoluta certezza i due imputati, e la complice Patrizia De Santis, 22 anni, (difesa dall'avvocato Fiorella Pastore) aveva finito per confessare l'aggressione. Detoma non ha trovato di meglio che sostenere: «Non so perché la De Santis mi tira dentro questa storia. Non ero con lei quella sera». Alla ragazza la Corte (presidente Barbaro) ha concesso le attenuanti generiche e anche quella dell'evento diverso da quello voluto: aveva concordato con Detoma la rapina, non l'omicidio. Gli imputati sono due giovani bruciati dall'eroina. La sera del 12 aprile erano saliti sul taxi a Porta Nuova. Ha raccontato lei: «Io volevo andare dai miei in via Saorgio; ma Giuseppe decise di andare da un amico in via Reiss Romoli. Quando la vettura si fermò Giuseppe afferrò il taxista alle spalle e gli strinse il collo. Ci fu una lotta. Spingendosi i due scesero dall'auto. All'improvviso sentii i colpi. Non sapevo che fosse armato». Un mese dopo l'aggressione a Manfrin (i famigliari si sono costituiti parte civile con l'avvocato Giordanengo), Detoma e la De Santis erano stati sorpresi mentre cercavano di rubare una Mercedes in corso Vittorio. Lo stesso giorno le fotografie segnaletiche dei due furono mostrate al taxista, ricoverato in ospedale: «Sì, sono loro». Era il 12 giugno: Gregorio Manfrin morì il giorno dopo per un'embolia, conseguenza dell'aggressione, [n. pie.] I due eroinomani riconosciuti dalla vittima prima di spirare Sentenza confermata per Giuseppe Detoma e Patrizia De Santis Il pm: «Detoma non merita attenuanti, ha sparato al Manfrin ferito a terra»

Luoghi citati: Calabria, Placanica