«Confidenze» di Chiesa Siluro contro Zaffra

«Confidenze» di Chiesa Siluro contro Zaffra Confronto all'americana a San Vittore «Confidenze» di Chiesa Siluro contro Zaffra Forse si tratta dei finanziamenti alpsi Ma il capogruppo socialista nega tutto MILANO. Mario Chiesa, il confidente. Il «mariuolo» della Baggina, già condannato a 6 anni, continua a collaborare con i giudici di «Mani pulite». E i magistrati lo mettono a confronto con Loris Zaffra, capogruppo psi in Comune, da mesi a San Vittore. Cappotto blu, sorriso stampato in faccia, Chiesa alle 17 varca, per la seconda volta nella sua vita, il portone del carcere. Dentro lo aspetta Zaffra. Un'ora dura il faccia a faccia. L'avvocato di Zaffra taglia corto: «Chiesa ha raccolto una confidenza, ma Zaffra non ha confermato la circostanza». Minimizza il legale, e non vuole dire altro. «C'è il segreto istruttorio», si giustifica. Che confidenza? Di cosa ha parlato con i giudici il «mariuolo», il 27 novembre, 24 ore prima della sua condanna? E perché continuano gli interrogatori di Mario Chiesa? «Le indagini fervono», rispondono gli inquirenti. Bocche cucite a Tangentopoli. E nessuno conferma che al centro del faccia a faccia ci sia stato il meccanismo di finanziamento del psi, a livello regionale e nazionale. Una vicenda su cui Chiesa ha probabilmente raccontato particolari inediti, che il pm Gherardo Colombo ha voluto verificare con il confronto. Certo è che la «collaborazione» di Chiesa con i giudici del pool «Mani pulite» continua. Anche le «confidenze», raccolte quando era uno dei potenti di Milano, quando sognava di diventare sindaco, non nasconde ai magistrati. Un atteggiamento opposto a quello di Loris Zaffra. Per la seconda volta a San Vittore il capogruppo psi a Palazzo Marino continua a negare su tutta la linea. Negli ultimi interrogatori si era avvalso della facoltà di non rispondere e ieri ha smentito le ultime rivelazioni di Chiesa. Sono le 18 quando il «mariuolo», soddisfatto, varca il portone del carcere. Questa volta in uscita. «Buon Natale, buon Natale a tutti», ripete Chiesa a qualsiasi domanda. «Siamo stati a rivedere la sua cella», ironizza l'avvocato Nerio Diodà, il suo difensore. Già, Mario Chiesa, che effetto le ha fatto ritornare a San Vittore? Non risponde, adesso, il «mariuolo». Non sorride più. Si stringe nel suo cappotto elegante e scappa via con l'auto del difensore. Stessa scena un'ora prima. Un attimo di fastidio alla vista dei giornalisti e poi via con lo smagliante sorriso, buono per tutti gli usi, alle telecamere. Come mai il confronto? Accusa Zaffra? Cos'ha da dire? Domande a cui Chiesa risponde solo con il sorriso. Un cronista butte lì: «Ma nel confronto si parlerà anche del "cinghialone"?». «Il "cinghialone"? Il "cinghialone" chi?», chiede Chiesa. E poi se la ride come un matto. Fabio Potetti

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