La fuga, poi quel ponte sul Tamigi di R. Int
La fuga, poi quel ponte sul Tamigi LA FINE DEL BANCHIERE La fuga, poi quel ponte sul Tamigi ROMA. L'ultimo viaggio Roberto Calvi l'ha fatto alle nove del mattino del 18 giugno 1982 a bordo di una scialuppa della polizia inglese. L'avevano trovato un'ora prima, in stato di avanzata decomposizione, senza baffi e con il viso tumefatto, appeso con una corda al collo all'impalcatura del Black Friar Bridge, il ponte dei Frati Neri sul Tamigi. In tasca aveva un taccuino, un passaporto italiano falsificato intestato a Gianroberto Calvini, 20 milioni in valuta straniera e gli occhiali. Nessuna traccia invece della sua borsa nera con la quale si allontanò da Roma la notte del 10 giugno 1982. Il giorno successivo avrebbe te¬ lefonato tre volte rassicurando tutti sul fatto che intendeva ritornare, poi se ne sono le tracce. La fuga del banchiere fu messa in relazione al fatto che nei suoi 10 anni di gestione dell'Ambrosiano aveva ereditato il «buco» di Michele Sindona (circa 250 milioni di dollari nel 1974), allargandolo progressivamente fino a 1200 milioni di dollari nel 1981, quando fu arrestato e processato per reati valutari. Uscito dal carcere, riuscì a trovare i soldi necessari a finanziare il debito (a 1400 milioni di dollari) in scadenza a partire dal 30 giugno 1982. Quando Calvi capì di non poter più rispettare le scadenze, fuggì. [r. int]
Persone citate: Michele Sindona, Roberto Calvi
Luoghi citati: Gianroberto Calvini, Roma
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