«Pagai i killer di Calvi»

«Pagai i killer di Calvi» Rivelazione di un ex funzionario della Banca Rothschild «Pagai i killer di Calvi» «L'ordine mi arrivò dalla loggia P2» ZURIGO. «Ho pagato 5 milioni di dollari ai killer di Roberto Calvi. L'ho fatto per conto della banca Rothschild, su commissione della loggia massonica P2». Se è tutto vero, il colpo di scena di Juerg Heer, responsabile della concessione crediti alla Rothschild Bank AG di Zurigo, si trasformerà in vera e propria bomba. Dal '72 fino al luglio scorso, quando fu arrestato per aver causato perdite pari a 220 milioni di franchi svizzeri alla banca concedendo prestiti «avventatamente», Heer era l'uomo di fiducia del barone Elie de Rothschild, il depositario di tutti i suoi segreti. Davanti ai giudici ha ammesso di aver intascato 20 milioni di franchi in commissioni, ma che il «business» era «conosciuto e approvato» da molti all'interno della banca. Da quel momento, ha deciso di guidare i magistrati nel pantano dei «loschi affari» che si sono consumati all'interno della Rothschild Bank. Un percorso tutto ai limiti della legalità, che passa attraverso i più grandi scandali degli ultimi tempi, dal Banco Ambrosiano alla Bcci. «Ho fatto parte di questo sistema criminale», ha confessato Heer al giornale elvetico «Sonntagszeitung». Ieri, anche il «Wall Street Journal» ha pubblicato in prima pagina una lunga inchiesta, quasi completamente dedicata al «business» italiano. «Lo stesso barone Elie (che ora, a 75 anni, si è ritirato dagli affari, ndr) ha partecipato in prima persona alle truffe con le quali molte famiglie italiane evadevano il fisco», sostiene Heer. E non basta: «Violava anche la legge svizzera perché manteneva legami con la crimi- nalità italiana coprendone gli affari». Uno dei «momenti più neri», racconta, fu quel giorno del 1982 quando dovette pagare i killer di Roberto Calvi. «Ricevetti una telefonata dall'Italia da un uomo - di cui non fa però il nome -, che - dice - era segretario di un altro personaggio della loggia P2. Il messaggio fu breve: "Abbiamo bisogno del vostro aiuto per un'azione molto segreta"». Si misero d'accordo: «Mi venne consegnata, presso la banca, una valigia di pelle e, in una busta a parte, un biglietto da un dollaro tranciato a metà». «Circa una settimana dopo racconta ancora Heer - due uomini "piuttosto strani" arrivarono alla banca su una Mercedes blindata: mi consegnarono l'altra metà del dollaro spezzato e io consegnai loro la valigetta che avevo preso in custodia». Qualche tempo dopo, racconta, «chiesi a quel segretario dell'alto personaggio della P2 di spiegarmi il motivo dell'operazione. Questi mi rispose: "Era il denaro per pagare i killer di Calvi"». E quello era solo uno dei «lavori sporchi» che la Rothschild Bank faceva per conto «degli italiani». «Fu nel 1976, con la legge che obbligava gli italiani a dichiarare tutti i loro affari all'estero - racconta -, che al barone Elie venne l'idea di organizzare un complesso schema capace di far "sparire" le attività di molti clienti italiani. Questi trasferivano la proprietà ad una fiduciaria legata alla banca e ne ricevevano in cambio un'opzione di riacquisto a prezzo fìsso. La fiduciaria piazzava le proprietà in società offshore spesso create appositamente. Alla fiduciaria veniva poi pagata una commissione per il suo servizio. Lo stesso barone Elie si prestava personalmente alle operazioni fatte dai migliori clienti della banca, utilizzando la Orion, una società con base a Panama che lucrava dai 2 ai 3 milioni di dollari l'anno in commissioni». Alcune di quelle fiduciarie furono utilizzate anche da altre banche, quando temevano di essere coinvolte nel crack dell'Ambrosiano, e servirono per molti degli affari della Bcci. «L'attività del barone irritò le autorità fiscali italiane - spiega Heer -. Fu allora che Elie Rothschild si compromise in prima persona violando anche le leggi svizzere. Come complemento ai servizi resi ai suoi denti italiani, il barone scrisse oltre un paio di dozzine di lettere in cui dichiarava di essere il reale ultimo beneficiario delle attività in questione». Uno dei casi raccontati da Heer è quello del Lloyd Adriatico: «Finì in tribunale. I giudici insistettero per avere la testimonianza di un rappresentante della banca. Sia io che il barone Elie le fornimmo, giurando il falso». Pier Luigi Vercesi Roberto Calvi (foto grande) fu trovato Impiccato sul ponte dei Frati Neri a Londra nel giugno del 1982 A fianco il figlio Cario che ha sempre sostenuto la tesi dell'omicidio

Luoghi citati: Italia, Londra, Panama, Zurigo