Il pretore: no smoking in ufficio

Il pretore: no smoking in ufficio Clamorosa sentenza a Torino, vincono i trecento impiegati del San Paolo Il pretore: no smoking in ufficio «Ilfumo passivo è dannoso per la salute» TORINO. Un paradiso per i non fumatori, un inferno per chi alla sigaretta non può proprio rinunciare. Il centro contabile dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino, sede di Moncalieri (900 dipendenti) è da ieri il simbolo della guerra al fumo passivo. Una guerra vinta da 322 impiegati che qualche mese fa si sono rivolti al giudice: «Siamo stufi di essere affumicati dai nostri colleghi in ufficio. L'azienda deve fare qualcosa di concreto per la nostra salute». E il giudice, nella persona del pretore del lavoro di Torino Vincenzo Ciocchetti, ha dato loro ragione, anticipando il decreto legge De Lorenzo-Ripa di Meana sul fumo che il governo si prepara a varare. Ieri è stato letto il dispositivo di una sentenza, la prima in Italia di questo genere, destinata a creare un importante precedente nella nostra giurisprudenza: «Il pretore ordina di vietare il fumo in tutti i locali in cui i ricorrenti prestano la loro opera, nonché in quelli di comune frequentazione». E si specificano gli altri locali in cui la sigaretta sarà bandita: «Bar, mensa, servizio postale e sportello bancario interno». La sentenza non è ancora esecutiva, ma i fumatori del San Paolo rischiano di doversi rifugiare nei gabinetti, o nei corridoi, o in altri luoghi dell'edificio non citati nella sentenza. Per conoscere la mappa dei locali proibiti bisognerà comunque attendere che la motivazione della sentenza venga depositata, e questo succederà tra 15 giorni. Il San Paolo ha preannunciato attraverso i suoi legali, gli avvocati Borsotti e Bonamico, che impugnerà la sentenza. Deciderà quindi il Tribunale e, in caso di una nuova sentenza sfavorevole all'azienda, questa potrà sempre ricorrere in Cassazione. Vinto il primo round, i 322 impiegati (alcuni dei quali fumatori) si dichiarano soddisfatti, insieme con l'avvocato Sanfelici che ha firmato il ricorso. «La maggior parte di noi lavora in spazi aperti, e quindi è costretta a respirare il fumo altrui», spiegano. Nel ricorso sono citati i risultati di alcuni controlli medici da cui emerge che lo stato degli organi respiratori di alcuni impiegati non fumatori è molto simile a quelli dei fumatori. E si richiama la Costituzione (articolo 32, che tutela la salute come diritto dell'individuo e interesse della collettività) e il codice civile: l'articolo 2087 impone alle aziende di adottare tutte le misure che la tecnica del momento consente per salvaguardare l'integrità fisica dei dipendenti. L'azienda si dice «dispiaciuta» di questa sentenza: «Non riteniamo di aver violato disposizioni di legge in materia. Al Centro viene garantito un ricambio d'aria di 80 metri cubi all'ora per persona. Valori addirittura superiori a quelli indicati dal disegno di legge». Brunella Giovara Una manifestazione di protesta dei tabaccai a Bologna Sotto accusa a Londra il video «anticellulite» di Jane Fonda

Persone citate: Bonamico, Borsotti, Brunella Giovara, De Lorenzo, Jane Fonda, Ripa Di Meana, Sanfelici, Valori, Vincenzo Ciocchetti