«Boris, sarai dimezzato»

«Boris, sarai dimezzato» «Boris, sarai dimezzato» Medvedev. si muove come i capi del pcus mmmm. IL VECCHIO DISSIDENTE MOSCA OY Medvedev, ex dissidente, ex deputato dell'Urss, ex quasi tutto, e adesso uno dei leader del Partito Socialista dei Lavoratori, si aggira per i corridoi del Cremlino con l'aria tra svagata e divertita di chi è fuori del gioco e fa l'osservatore neutrale. Non lo è, naturalmente. «Guardi, oggi succede il contrario di quello che avvenne nell'agosto dell'anno scorso. Allora il Presidente in carica si era opposto alle strutture statali che volevano sovvertire ' l'ordine. Oggi è il Presidente in carica che vuole sovvertire le istituzioni e le strutture statali gli si contrappongono. Non è interessante?» Più che interessante, direi angosciante. Chi vincerà? «Posso solo pronosticare che, se Eltsin rimane presidente, non sarà molto diverso dal Presidente italiano. Gli lasceranno pochi poteri. E faranno bene». Ma perché Eltsin ha fatto la mossa del referendum? «E' come un vecchio cantante, di quelli che hanno avuto grande popolarità. Cantava bene. Adesso ha perso la voce. Ma gli è rimasta l'illusione». Lei pensa che la sua popolarità sia così in ribasso? «Io dico che Eltsin non sa gestire una situazione in cui si trova in minoranza. Proprio non gli è congeniale. E' abituato a vincere sempre. Ma per tutti i leader viene il momento in cui si deve perdere, oppure si deve saper fare un passo indietro, cercare un compromesso. Lui non è capace di questo. Non sa cos'è una dialettica parlamentare. Ritiene di essere democratico, ma non ha mai visto da vicino come funziona una democrazia. Reagisce istintivamente come un dittatore. Io credo che sia qualcosa di simile a un fatto genetico: l'hanno nel sangue tutti gli ex dirigenti di partito». Solo una questione psicolo- gica, dunque? O i suoi consiglieri l'hanno spinto? «Mi pare che si siano fatti prendere dall'isteria. Questo era un golpe, o almeno qualcosa di mol-. to simile a un golpe. Preparato in modo altrettanto pasticciato e con la stessa idea: che la gente non capisce niente di quello che sta accadendo e che, quindi, seguirà supinamente». E' un'affermazione molto grave. «La notte scorsa Eltsin ha discusso fino alle cinque del mattino con Burbulis, Poltoranin e qualche altro dei suoi intimi. Ha resistito a lungo ai suggerimenti di Burbulis, che lo spingeva a questa sciocchezza. Poi ha ceduto. L'appello al popolo l'hanno scritto, anzi corretto, sul far dell'alba. Dico corretto perché il documento era stato preparato da tempo». Ma il golpe dov'è? «Intanto avevano previsto che la tv avrebbe dato in diretta solo il discorso di Eltsin e poi ci sarebbe stato il black-out. E, quando il Congresso ha votato per la diretta televisiva di tutti i lavori, ci sono voluti quasi quaranta minuti per convincere i dirigenti della tv russa a ottemperare all'ordine del Congresso. C'era un ordine preciso di non far vedere le reazioni dei deputati. Poi c'è stato il tentativo di bloccare la tipografia dove si pubblicano "Pravda", "Sovietskaja Rossija" e "Komsomolskaja Pravda". Con la scusa che lo stabilimento doveva essere messo sotto controllo finanziario per presunte irregolarità. C'è voluto un voto dei Congresso per rimettere in funzione le rotative». Sembra poco per un vero golpe. Roy Medvedev si allontana a braccetto con Rybkin, lui sì deputato russo. Più in là c'è l'ambasciatore a Washington, Vladimir Lukin, il candidato più probabile, fino a poche ore prima, alla carica di ministro degù Esteri. E' lui che ha lanciato stamani la prima proposta di trattativa tra Congresso e Presidente. C'è ancora margine per un compromesso? «Difficile, ma c'è». Ma Eltsin non uscirà comunque bene nemmeno da un compromesso... Mi guarda attraverso le lenti spesse da miope: «Lei l'ha detto». Giuliette- Chiesa Roy Medvedev accusa Eltsin «Gli lasceranno pochi poteri E faranno bene»

Luoghi citati: Mosca, Urss, Washington