TESTA O CROCE?

TE STA 0 CROCE? TE STA 0 CROCE? Quanto incide il caso nella nostra vita? Alla scienza non bastano il calcolo e le regole INCONTRO inopinato di due serie causali indipendenti»: così il filosofo positivista Antoine-Augustin Cournot (1801-1877) definiva il fenomeno meglio noto come «tegola in testa». Secondo Cournot (e secondo una buona parte della tradizione filosofica: a cominciare da Epicuro e da Lucrezio, per finire con Spinoza e Leibniz) il caso non esiste, o meglio: è il nome piuttosto impreciso che noi diamo a eventi la cui causa ci è ignota, oppure (eccoci alla tegola in testa) a una concomitanza di cause differenti, normalmente prive di connessioni. Ma che cosa abbiamo da dire oggi, sull'argomento? Siamo ancora pronti ad accettare questa riduzione del caso a una variante per eccesso o per difetto della causalità? In due libri usciti in Francia lo scorso anno e ora tradotti da Bollati Boringhieri,.A caso, del matematico e logico delle decisioni Ivar Ekeland, e Aggiornamenti sull'idea di «caso», raccolta di interviste a cura di Emile Noèl, la questione è posta nella maniera più estesa. Noèl passa in rassegna il ruolo del caso nella vita sociale, in fisica e in psicoanalisi, per la linguistica, l'arte, la letteratura, la matematica e la biologia; Ekeland costruisce un libro «ricorsivo», dotato di sei capitoli che si possono leggere separatamente e senza ordine: alea, destino, anticipazione, caos, rischio, statistica. Per dimostrare l'inesistenza del caso, Leibniz consigliava il seguente esperimento: si disegnino dei punti su un foglio, un numero indeterminato di punti, in posizioni assoluta mente non calcolate; esisterà sempre una linea che li unisca, fino a formarne una figura unitaria, e ciò conferma che la regola è sempre e comunque dominante. La matematica e la statistica contemporanee difendono una tesi diversa, anche se nata da presupposti analoghi. Una scimmia batte distrattamente ma, attenzione: eternamente, sui tasti di una macchina da scrivere. Le capiterà a volte di scrivere parole sensate in una qualche lingua esistente, a tratti scriverà intere frasi, ed è impossibile non ammettere che, essendo il suo gioco infinito, non giunga un giorno a scrivere quell'e¬ ~JM "V*EL numero del 28 IWk I marzo di quest'amico, l«& I a"a vi2iua delle ulti| gn I me elezioni italiane, I Wft I YEconomist di Londra I ani P^khcò un articolo Oftl che fece molto scalpoI VH re nel nostro Paese. 1 n Fu una sPecic di scanV dalo. Che c'era di tanto grave? C'era che YEconomist invitava gli «italiani responsabili» a votare, per una volta, «irresponsabilmente»: cioè a non pensare a quella che poteva essere una futura coalizione di governo, ma a esprimere un voto di protesta, il solo capace di scuotere un sistema corrotto e moribondo. E indicava come destinatari di un simile voto il partito repubblicano e la Lega. Da qui le polemiche, le reazioni accorate o sdegnate: ma come, gli inglesi interferiscono nella nostra vita politica, e in che modo poi, legittimando il movimento di Bossi, eccetera. Personalmente penso che YEconomist sia il miglior settimanale politico-economico del mondo. Non so in quale altro si possa trovare un'analoga messe di informazioni e di analisi, sia sui grandi fatti internazionali, sia sulla situazione interna di tutti, in pratica, i Paesi del globo. Certo, anche YEconomist ha i suoi difetti: una certa supponenza, un humour inglese a volte un po' pesante o paradossale; e, occupandosi di tutto contem¬ satta combinazione di segni che corrisponde, poniamo, al Faust di Goethe, né è pensabile che un giorno quell'esatta combinazione non si riproduca nel testo, fino a creare tre, quattro cinque infinite copie del Faust, e di molte altre più o meno celebri opere letterarie. Anche qui, un lodevole e accurato sforzo di produrre casualità ha incontrato la regola. Anche in questo caso, la necessità sembra vincente. Eppure, la differenza non è da sottovalutare: qui la regola è effetto del caso, ci sono «zone» di regolarità intermedie, che si stagliano su uno sfondo casuale, e relativamente «folle» (si pensi aU'irnrnagine della scimmia immortale, che riproduce Goethe, ma anche Dante, Petrarca, Thomas Stearns Eliot, Mallarmé...). Il panorama, so¬ stanzialmente, è quello descritto dalla fisica contemporanea: i piccoli imprevedibili movimenti delle particelle elementari; la necessità signora dei grandi spostamenti e delle relazioni complesse; micro-contingenze che animano e costituiscono, senza apparente contaminazione, macro-fenomeni necessari... Ma al di sotto di questo grandioso e un po' sgomentante punto di vista, quel che soprattutto ci interessa è il rapporto del caso con le nostre decisioni. Scommettere testa, o croce? Affrontare il nemico in pianura, o sul monte? Fidare nel coraggio, o nell'esattezza? La «teoria delle decisioni», branca fondamentale (e oggi forse dominante) della «teoria dei giochi», si è spinta fino a creare (o scoprire) variazioni inedite del casuale. Per esem¬ à o a a i a i ¬