E poi Abete disse ai naviganti vi ricordate l'Uomo Qualunque?

E poi Abete disse ai naviganti vi ricordate l'Uomo Qualunque? NOMI E COGNOMI E poi Abete disse ai naviganti vi ricordate l'Uomo Qualunque? E Assise generali degli industriali che si adunano oggi a Parma, al di là della denominazione un po' enfatica, non segneranno l'avvio della Rivoluzione francese, come capitò nel 1789 con l'adunanza degli Stati generali nella sala della Pallacorda. Al contrario, gli imprenditori lanceranno alla monarchia e alla nobiltà, il sistema dei partiti tradizionali, un ultimo accorato appello, escludendo dal dialogo la plebe leghista. La linea confindustriale, ripetuta quasi ossessivamente dal neopresidente Luigi Abete nelle ultime settimane, è priva di ogni accento rivoluzionario e invoca invece «il rinnovamento nella stabilità». Crisi politica e crisi economica si avviluppano in un medesimo groviglio. Gli industriali si dicono vogliosi di tornare a «progettare lo sviluppo», non solo per essere pronti ad agganciare la ripresa, quando questa passerà, ma per restituire al Paese un impianto d'impegno ideale che è andato smarrito negli anni distruttivi del consociativismo. Un'operazione che, se veramente sarà intrapresa, avrà costi non irrilevanti, anche in termini di recupero etico e di radicale revisione delle pessime abitudini del ceto imprenditoriale, che evidenti sono apparse nella vicenda Tangentopoli. Ma le buone intenzioni non bastano. Se i partiti non accetteranno di cambiare, condanneranno loro stessi e condanneranno il Paese. Ecco perché la I Confindustria identifica nella I riforma del sistema elettorale il filo da seguire per sciogliere il viluppo della crisi. Le ostilità più fiere vanno ai rinnovati riti consociativi attribuiti alla Commissione Bicamerale presieduta da Ciriaco De Mita. I maggiori favori al sistema elettorale uninominale a doppio turno alla francese, con ballottaggio tra i due candidati più votati. Non all'uninominale secco, proprio perché non c'è nessuna volontà di scardinare il sistema, ma, al contrario, si vuol salvare ciò che nei partiti vi è di buono, creando un rapporto più limpido con gli elettori. Non a caso, gli organi di governo degli imprenditori plaudono a Mario Segni, che è pur sempre un esponente democristiano, nutrono speranze nei confronti del nuovo segretario Mino Martinazzoli ma, al tempo stesso, tra Claudio Martelli e Giuliano Amato scelgono senza esitazione quest'ultimo, nonostante all'apparenza sia «più nuovo» il ministro di Grazia e Giustizia. Il governo Amato, in effetti, ha ereditato un Paese in caduta libera, una caduta che non è riuscito subito a fermare, ha sommato una quantità rilevante di errori, ma ha poi mostrato di aver inteso il senso delle lezioni subite e si è rivelato il migliore dei governi possibili nelle attuali contingenze. Chissà se le Assise di Parma serviranno a far intendere ai partiti che questa linea responsabile del rinnovamento nella stabilità è qualcosa da non disperdere, se si vuol evitare che i furori leghisti, che già percorrono largamente la base imprenditoriale, si gonfino rapidamente. 0 se anche gli industriali verranno liquidati spregiativamente come «nuovisti». Non vorremmo ricorrere a paragoni impropri, ma forse vai la pena di ricordare che quando nel 1946 l'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini ottenne una clamorosa affermazione nelle elezioni amministrative di Roma e la de una flessione assai marcata in molte città, De Gasperi, preoccupato della disaffezione della borghesia cittadina, colse al balzo l'occasione offerta dalla famosa lettera di Angelo Costa. In quella lettera, il presidente della Confindustria chiedeva che l'imprenditoria fosse lasciata libera di agire perché essa è «l'elemento propulsivo e rivoluzionario». Ne nacque il governo con Einaudi ministro plenipotenziario per l'economia e Merzagora ministro del Commercio estero. I «continuisti», appellativo con il quale si potrebbero designare i sostenitori del sostanziale statu quo del sistema dei partiti, mostrano di non rendersi conto che il Bossi di oggi vale ben di più ed è ben più pericoloso per loro del Guglielmo Giannini nel 1S46. Alberto Staterà

Luoghi citati: Cognomi, Nomi, Parma, Roma