Ultimo appello al governo di Zeni

Ultimo appello al governo Oggi le assise di Confindustria su riforme, risanamento, tassi Ultimo appello al governo Gli industriali: attenti, qualcuno frena MILANO. Un ultimo appello al governo. Un'ultima chiamata al senso di responsabilità. Guai a chi si sente appagato, a chi crede che con i provvedimenti finora adottati sia stato fatto il necessario per far fronte alla crisi economica e finanziaria. Luigi Abete, presidente della Confindustria, riassume in poche battute il senso delle assise generali che si riuniscono oggi a Parma. Migliaia di imprenditori, piccoli, medi e grandi, l'intero vertice confindustriale, discuteranno come rimettere in moto lo sviluppo del Paese. Un appuntamento solenne. Si parlerà di privatizzazioni, di riforma istituzionale, di fisco e di pubblica amministrazione, di relazioni industriali e di riforma previdenziale: obiettivi decisivi per consentire al Sistema Italia l'aggancio alle grandi economie, all'Europa, per uscire dalla crisi. Verrà imboccata questa via per lo sviluppo? Verranno fatte le privatizzazioni? E la riforma istituzionale? Scende in campo con il peso di tutti i suoi iscritti la Confindustria, vantandosi di essere l'unica tra le grandi organizzazioni italiane ad aver provveduto per tempo a una riforma che ha consentito il ricambio continuo del vertice e ora il confronto diretto base-vertice. Vuole essere un modello, la Confindustria, per il sistema politico tutto. E lo dice. Ma, intanto, urge mettere in fretta i puntini sulle i, lanciare un segnale forte al governo Amato. Sì, confessa Abete, «il nostro vuole essere l'ultimo avviso ai naviganti». Il clima, spiega al termine del consiglio direttivo della Confindustria tenutosi a Milano, «è un clima strano». Dopo tanto gridare «al lupo, al lupo» di fronte all'aggravarsi della crisi, «il sistema politico sembra aver ripreso una politica di galleggiamento». E anziché spingere sull'acceleratore delle riforme e del risanamento, qua e là si avvertono colpi di freno: «Qualcuno - chiede il presidente degli industriali - si sente forse appagato?». Errore. Errore gravissimo, incalza Abete. La crisi morde, nei prossimi mesi farà sentire i suoi effetti anche sull'occupazione: ma se, anziché agire sulle cause, nei prossimi mesi si tornasse al vecchio vizio di agire sugli effetti, la corsa per agganciarsi al treno della prossima ripresa sarebbe inevitabilmente persa. Insomma, guai a galleggiare. Amato è avvertito: «Bisogna andare avanti, se ci si sente appagati, addio». Carlo Callieri, vicepresidente della Confindustria, annunisce alle parole del presidente e aggiunge: «Purtroppo, questo è un Paese che ha bisogno di una chiamata di responsabilità al giorno». Mentre Ennio Presutti, presidente dell'Assolombarda, si fa portavoce del pensiero dei milanesi ma non solo dei milanesi: «E' una chiamata di responsabilità - dice - dell'industria tutta». Romiti, Pesenti, Orlando, De Benedetti, Marzotto, Tronchetti Provera, Sama: parleranno tutti i grandi dell'industria, a Parma. Parlerà anche Amato, che si è fatto precedere da un appello ai banchieri perché riducano i tassi. Appello al quale Tancredi Bianchi, il presidente dell'Abi, ha già replicato con un: «Siamo disponibili a farlo ma dobbiamo verificare che si consolidi il raffreddamento del denaro a breve per prendere questa decisione». Risposta che non è piaciuta ad Abete che di nuovo ieri, facendosi interprete di tutti gli imprenditroi, ha tuonato contro l'insensibilità del sistema bancario che, se non provvedere a ridurre il costo del denaro, rischia di azzerare gli effetti positivi degli interventi finora adottati. «Tesoro, Banca d'Italia e sistema bancario devono assumersi una volta per tutte le loro responsabilità», ha scandito Abete. Idem sulle privatizzazioni che, ha rispiegato Abete, «si devono fare presto: subito dopo il voto del Parlamento il governo deve presentare il suo piano». La Confindustria vuole essere un soggetto di cambiamento e a Parma, insiste il suo presidente, vuole dimostrarlo nelle idee e nelle proposte. Presentando il suo pacchetto per cambiare il sistema. Amato lo farà suo? Se raccoglierà l'ultimo appello degli imprenditori, se continuerà l'opera di risanamento economico e finanziario, giura Abete, «le imprese sono fin d'ora disponibili ad aprire una nuova stagione di impegno e investimenti». Oggi tocca ad Amato, a Parma, di fronte alla platea dei settemila. Armando Zeni

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