Tyson, l'ora della rivìncita «In cella per un complotto» di Franco Pantarelli

Tyson, l'ora della rivìncita «In cella per un complotto» Due giurati chiedono un nuovo processo: la bella Desirée cercava scoop e denaro Tyson, l'ora della rivìncita «In cella per un complotto» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Riuscirà Alan Dershowitz a fare annullare il processo con cui Mike Tyson fu condannato a sei anni di prigione? I ricorsi presentati finora dal celebre avvocato (è lo stesso che sta patrocinando Mia Farrow contro Woody Alien nella causa per l'affidamento dei figli), non sono stati presi in considerazione dalla Corte d'Appello di Indianapolis; ma quello ulteriore presentato la settimana scorsa sembra avere delle buone possibilità, soprattutto per via una specie di arma segreta di cui Dershowitz è riuscito a dotarsi, che è anche qualcosa di abbastanza insolito nelle vicende giudiziarie: l'arma del giurato pentito. Nella fattispecie, i giurati che allora riconobbero Tyson colpevole di avere violentato la reginetta di bellezza Desirée Washington nel luglio 1991 a Indianapolis e che adesso hanno cambiato idea sono due: Dave Whale e Rose Pride. Il loro capovolgimento di posizione lo hanno reso noto l'altro giorno partecipando a una trasmissione televisiva a Filadelfia, dove hanno anche detto che intendono scrivere una lettera alla Corte d'Appello di Indianapolis. Ma perché hanno cambiato idea? Perché allora, durante il processo, non sapevano che la ragazza aveva già organizzato (complice suo padre e il suo avvocato) lo sfruttamento della sua vicenda attraverso i diritti per un libro da pubblicare e un film da girare. Anzi, quando fu intervistata da Barbara Walter per la Nbc la giovane Desirée disse che non stava cercando denaro ma solo giustizia. «A quel tempo - dice Rose Pride - io ero convinta di avere emesso il verdetto giusto». Ora però l'avvocato Dershowitz è riuscito a tirare fuori i contratti di cui la ragazza già allora stava discutendo, e alla luce di ciò le risposte che a suo tempo lei diede a Barbara Walyter risultano essere state delle menzogne. «Secondo me ha addirittura commesso un crimine», insiste la signora Pride, che si è detta delusa anche di altri fatti appresi sul conto di Desirée Washington. Per esempio, che «sin da quando aveva sedici anni {all'epoca del processo Desirée ne aveva diciannove, ndr) era andata in giro per night club e non era l'innocente fanciulla che è stata presentata in tribunale». Insomma, interviene Dave Whale, l'altro giurato pentito, «allora noi ci convincemmo che un uomo aveva violentato una donna. Ora, alla luce dei nuovi fatti, sembra che sia stata una donna a violentare un uomo». La loro diffidenza nei confronti di Desirée ormai è totale («Ora come ora, se la sentissi dire che fuori è buio, ne dubiterei», dice Whale), e la loro convinzione che «Mik° Tyson merita un nuovo processo» è profonda. E di qui a consideiare che la linea di difesa seguita da Vincent Fuller, l'allora avvocato di Tyson, fu sbagliata, il passo è brevissimo. La colpa di Fuller, dice Rose Pride, fu di essere troppo «gentile» con Desirée Washington. In pratica «se la prese più con Tyson che con lei, cercando comprensione per il fatto che lui si comportava così per vie dell'ambiente povero da cui proveniva». «A un certo punto - incalza Dave Whale - io mi convinsi che anche il suo stesso avvocato credeva alla colpevolezza del suo cliente». Se invece Fuller avesse «messo in discussione la credibilità di Desirée Washington», se avesse «evitato di concordare con tutto quello che la pubblica accusa diceva» e se «non avesse mancato di contrattaccare... noi probabilmente non avremmo finito per credere a tutto ciò che sul conto di lei ci veniva detto». Ora, quell'opera di demolizione di Desirée Washington è in pieno svolgimento ad opera di Alan Dershowitz. E se ha fatto breccia nella mente di quei due giurati, ha anche suscitato la reazione indignata dell'avvocato della ragazza, Dsval Patrick. Secondo lui, il pentimento di Dave Whale e Rose Pride è tutta opera del diabolico Dershowitz. «E' lo stesso uomo che ha scritto libri per spiegare come usare i mezzi di informazione nei processi, come manipolare la pubblica opinione, come influenzare i giurati e come puntare alla demolizione della parte avversa più che alla difesa del proprio cliente». Dershowitz nega di avere avuto parte nel cambiamento di opinione dei due giurati ed anzi si è detto «sorpreso» nell'apprendere ciò che avevano detto alla tv di Filadelfia. Naturalmente nessuno ci crede, ma almeno finora non sono uscite prove di un suo «contatto» con i due pentiti. Quello che conta è che lui, nel nuovo ri¬ corso presentato, è riuscito a dimostrare con testimonianze ineccepibili che nel luglio del 1991, cioè immediatamente dopo la serata di Indianapolis di Tyson e Desirée conclusasi nella stanza d'albergo di lui, lei discusse con suo padre e con un avvocato di nome Ed Gerstein la possibilità di «fare un libro e un film» della vicenda. A rigore, questo non significa che la ragazza non sia stata violentata da Tyson. Ma in un eventuale nuovo processo questa circostanza potrebbe avere un riflesso decisivo sulla sentenza. Franco Pantarelli L'avvocato «diabolico» ha trovato le prove che la miss aveva venduto i diritti per girare un film e scrivere un libro A sinistra Mike Tyson, a destra Desirée Washington, protagonisti di un processo per stupro che ha diviso l'America