I giornalisti: no al silenziatore di Francesco Grignetti

I giornalisti: no al silenziatore Presentato uno schema di legge per regolamentare la cronaca giudiziaria I giornalisti: no al silenziatore Gargani: se l'indagine è in corso, non si pubblica nulla Il ministro Martelli: bisogna evitare le improvvisazioni ROMA. Manette in prima pagina? No, manette a chi scrive le prime pagine. Il Parlamento si avvia a definire una nuova legge sul segreto violato. Giuseppe Gargani, de, ha presentato lo schema di base per quella che dovrebbe diventare la nuova legge: guai al giornalista che scrive anche genericamente di un'indagine in corso. A violare il segreto - e tutto diventa segreto: non solo gli atti ufficiali dell'inchiesta preliminare, ma anche solo il contenuto, sia pure riferito come indiscrezione di ufficio giudiziario - si rischia il carcere da due a sei mesi. Gargani conferma: «Ho eliminato la distinzione tra gli atti e il loro contenuto. Quando c'è un'indagine in corso non bisogna pubblicare niente prima che sia conclusa». Ma si rende conto che in questo modo non si possono più dare notizie? Che un conto è pubblicare i verbali della confessione di un pentito e altra cosa è dire che un pentito sta confessando tutto? «Ma è proprio questo che non voglio spiega -. Mentre continuerà ad essere possibile la pubblicazione degli atti pubblici, dopo il rinvio a giudizio. Non voglio che si dia notizia, insomma, di una perquisizione prima che venga effettuata». L'ipotesi che il governo entrasse decisamente in campo, però, per il momento sfuma. Il ministro Martelli spiega che lui non «vuole mettere il bavaglio alla stampa». E oggi, preso da altri impegni, neppure parteciperà al Consiglio dei ministri che il collega socialdemocratico Pagani aveva annunciato come risolutivo. E poi i tempi sono lunghi. «Naturalmente vi sono abusi che non fanno onore alla stampa», premette. Ma conclude: «Questa materia richiede non improvvisazioni, ma misure che intendo studiare di concerto con il Parlamento e con la stessa categoria». E se di sanzioni si deve parlare, poi, Martelli sostiene che c'è semmai da colpire la «violazione del segreto istruttorio alla fonte; è evidente che siamo di fronte a un reato, del resto già previsto dall'attuale ordinamento». Il progetto che reca la firma di Giuseppe Gargani, invece, non si sofferma granché su chi giudice, agente di polizia giudiziaria o cancelliere - viola il segreto dell'ufficio. Introduce una nuova norma punitiva per il capoufficio che «omette di esercitare la sorveglianza». E poi dedica largo spazio alla stampa «invadente». Primo punto: il giornalista non è più tenuto al segreto professionale e deve rivelare il nome della sua fonte. Secondo punto: chi pubblica notizie, senza neppure dare i particolari degli atti, è punito con l'arresto da due a sei mesi (pene inasprite, prima erano da uno a quattro). Terzo: è vietato persino divulgare il nome di chi sta conducendo l'indagine, giudice o poliziotto che sia. Quarto: si istituisce un Giurì nazionale, di nomina parlamentare, per decidere sulle rettifiche con pieni poteri. E' un organo di Authority: cinque membri, di cui tre ex magistrati, con stipendio pari a quello di giudice di Corte Costituzionale, in carica per tre anni. A loro si farebbe ricorso per ottenere rettifiche o smentite. I poteri sono enormi: dall'ordine di pubblicare una smentita alla multa (da 20 a 200 milioni). Nei casi più gravi, potrebbero pro¬ porre a quell'altra Authority che è il garante per l'editoria e la Tv di far chiudere i battenti per uno-dieci giorni. Le prime reazioni a caldo delle associazioni di giornalisti sono furibonde. «Operazione liberticida», secondo il leader dei telegiornalisti Giuseppe Giulietti. «Legge repressiva», dice Giorgio Santerini, segretario del sindacato giornalisti Fnsi. «Nostalgia di regime», per la Lega dei giornalisti. Oggi, poi, Gargani andrà nella tana del lupo - la sede del sindacato dei giornalisti - a spiegare il suo progetto. Francesco Grignetti

Persone citate: Gargani, Giorgio Santerini, Giuseppe Gargani, Giuseppe Giulietti

Luoghi citati: Quarto, Roma