Uno sbarco alla Frank Capra di Furio Colombo

Uno sbarco alla Frank Capra Uno sbarco alla Frank Capra Battaglia dei G.I. contro le telecamere CI stiamo sbagliando o siamo di fronte a qualcosa di nuovo, che non ha precedenti? Ecco che cosa sta accadendo: come in un racconto esemplare, il più potente esercito del mondo, i soldati in assetto di guerra con le facce dipinte di nero, le tute da sbarco, i mezzi anfibi, le armi della tecnologia micidiale, sbarcano in un Paese disperato dell'Africa per salvare i bambini dalla morte per fame. Sono arrivati per distribuire cibo, ricostruire strade, far passare i rifornimenti, togliere le armi dalle mani di adolescenti impazziti di droga e di guerra, dai folli «signori della guerra» che li controllano, restituire pace alle mamme stremate, una speranza alle famiglie divise. Sono qui per permettere alla gente di sedersi senza minaccia accanto ai luoghi di sepoltura, dove ci sono luoghi di sepoltura, e ricordare e piangere. Insomma sono venuti, come in un film di Frank Capra, per realizzare questo miracolo: la vita senza le armi, senza la rapina, senza la droga, senza la mor- te. Non so se è possibile o vero quello che sto dicendo. Descrivo quello che vedo da New York in televisione. Ha i suoi lati belli e i suoi lati buffi. Bello e incredibile è vedere le facce di soldati armati, con quell'espressione seria, grintosa, priva di humor e di esitazione, che è cinematograficamente tipica dei soldati, dire alla telecamera: «Perché siamo qui? Siamo qui perché c'è gente che muore di fame. Non h vede i bambini?». Come se aiutare i bambini che muoiono di fame fosse stato sempre il compito dei soldati nella storia. La parte buffa della vicenda, almeno fino al momento in cui scrivo, è l'imboscata delle telecamere. I soldati stavano sbarcando - alle due della notte fra il sette e l'otto dicembre, camuffati in modo da essere invisibili nelle tenebre, contando sul vantaggio di assicurarsi una testa di ponte prima che un possibile nemico si accorga. Improvvisamente dai moli del porto e dalle spiagge di Mogadiscio si sono accese decine di batterie di riflettori, come per un grande spettacolo. A uno a uno, si sono alzati in piedi in piena luce, Dan Rather della Cbs, Tom Brokaw della Nbc, l'intera troupe della Abc, l'intrepida ragazza Amanpour della Cnn, già celebre al tempo della guerra del Golfo, ognuno in giubbotto da fatica e berretto da sbarco. La scena ci ha mostrato i soldati americani abbagliati, fermi per la sorpresa. E subito dopo, furenti per quella imboscata che rendeva ridicolo il loro impegno e per il pericolo di tutta quella luce che di colpo si accende nella notte. L'evento, in quell'istante, diventa due volte esemplare. Non solo i soldati arrivano per portare la pace e il pane. Ma arrivano «contro» i mezzi di comunicazione di massa, che sono sul posto - questa è la sgradevole impressione - per profittare della tragedia, un modo meno cruento ma simile alla mentalità dei «signori della guerra». La contrapposizione soldati e segreto militare da un lato, televisione e comunicazione istantanea dall'altro, è un equivoco, un falso problema, naturalmente. Perché se non arrivava prima l'ostinazione dei cameramen, molti dei quali hanno perso o rischiato la vita, in Somalia, quando si sparava a ogni istante e contro chiunque, la coscienza del mondo non sarebbe insorta, i soldati non sarebbero sbarcati. Ma lo «scontro», così tipico, così simile a recenti eventi italiani, ci dice con quale fatica stiamo cominciando a vivere un periodo della storia completamente sconosciuto, un goffo passo alla volta come gli astronauti sulla Luna. Ecco, questo forse è il punto di riflessione più utile. Da oggi, da questo momento, comincia davvero il dopoguerra del mondo. Ovvero non più la catena di eventi subiti (il crollo, la fine di imperi, di idee, di muri). Ma l'inizio, ancora imprevedibile, incerto, strano, di un nuovo capitolo della storia. O forse molto di più: la storia dell'umanità, parte due. Quando non si depreda, non si conquista, non si uccide. Furio Colombo Con questo blitz è cominciato il dopoguerra del mondo Marines scaricano un Hovercraft all'aeroporto di Mogadiscio (foto apj

Persone citate: Amanpour, Dan Rather, Frank Capra, Tom Brokaw

Luoghi citati: Africa, Mogadiscio, New York, Somalia