Somalia e razzismo parole e fatti di Lietta Tornabuoni

Somalia e razzismo parole e fatti ninni i Somalia e razzismo parole e fatti ENTRE l'ultimo colpo di coda di Bush fa sbarcare un esercito per muovere guerra alla fame, Dio sa con quali conseguenze, sarà sempre più ozioso chiedersi se le gite in Somalia di Sophia Loren o di Iman Abudulmajid, la meravigliosa modella somala moglie di David Bowie, siano servite a qualcosa. E' sicuro che, mediaticamente, sono state utili: il bl dl ma il problema del rapporto tra spettacolo e tragedia, tra rappresentazione e realtà drammatica, tra cultura e attualità nera, resta denso di contraddizioni, grovigli, ambiguità, ed è esemplificato bene da un altro caso. A Roma, in questi giorni, è diluviato. D'andare a Villa Borghese, il giardino più grande e più bello della capitale, è venuto in mente a pochi. A Villa Borghese c'è un minicinema, chiamato Cinema dei Piccoli, destinato da sempre ai bambini e ai disegni animati da loro prediletti, che a volte programma la sera film d'altro genere. E' questo il cinema in cui, nel deserto della pioggia battente, mentre Rabin in visita a Roma invocava la messa al bando dell'antisemitismo, mentre i media virtuosamente condannano i naziskin e la comunità ebraica teme nuove ondate di razzismo e sui muri della città si moltiplicano svastiche e scritte minacciose, viene proiettato un film nuovo sull'Olocausto, «Dott. Korczak». L'autore non è uno qualunque: è(Andrzej Wajda, $ gran regista polacco di «Cenere e diamanti», de «L'uomo di marmo» e «L'uomo di.ferro», di «Danton». La storia non è una storia qualsiasi: racconta d'un personaggio vero, Henryk Goldzmit, medico, educatore, riformatore della pedagogia, direttore d'un orfanotrofio e scrittore che usava come pseudonimo il nome dell'eroe d'un romanzo storico polacco, Janus Korczak; racconta come, nel 1940 dell'invasione nazista della Polonia, pur avendo la possibilità di fuggire egli restò con i suoi duecento piccoli orfani prigioniero del ghetto di Varsavia, con loro venne deportato nei vagoni blindati al lager di Treblinka, con loro venne ucciso nelle camere a gas, e «Questo fatto è inaccettabile in eterno». Il film non è un film come tanti: semplice, tragico e commovente, magnificamente interpretato da Wqjtek Pszoniak, benissimo fotografato in bianco e nero da Robby Mueller, presentato nel 1990 al festival di Cannes, è il ritratto d'un intellettuale ebreo eroico sino alla santità, d'un eroe disarmato, tragicamente impotente di fronte alla Storia eppure irriducibilmente deciso a contrastarne con coraggio, dignità e bontà gli eccessi più feroci; è il ritratto della vita quotidiana nel ghetto di Varsavia pure nei suoi aspetti meno noti, tracciato anche attraverso brani documentari girati dai cineoperatori militari tedeschi. Eppure questo film, in un momento di cruciale attualità dei temi che affronta, non ha potuto uscire in una sala diversa dal Cinema dei Piccoli, né in città diverse da Roma, salvo una breve presentazione estiva a Firenze. La società distributrice l'aveva pronto da quattro mesi ma figuriamoci, bianco e nero, Olocausto, roba triste, cose antiquate, per carità, la logica commerciale l'ha rifiutato subito senza esitazioni; e siccome per questioni di cessione di diritti televisivi e dj videocassefte «Dott. Korczak» doveva comunque uscire entro una certa data, è finito a Villa Borghese sotto la pioggia; quanto alle altre città uscirà forse, ti dicono, «lentamente e stentatamente, non si sa quando né dove». Niente di straordinario, nell'assetto dato dell'esercizio cinematografico capita a tanti altri film di non riuscire ad arrivare al pubblico, le leggi di mercato sono quelle che sono. Ma in questo caso è troppo forte la contraddizione tra pubbliche declamazioni o testimonianze ufficiali e privata realtà commerciale magari ipotetica, tra buona coscienza e calcolo economico magari errato, tra cultura astratta, verbale, e cultura concreta, fattuale: finché si tratta di deplorare l'antisemitismo, tutti d'accordo, benissimo; ma se c'è il timore di rimetterci soldi... Lietta Tornabuoni ani

Luoghi citati: Cannes, Firenze, Polonia, Roma, Somalia, Varsavia