E il governo ordinò: fermate Mister Hyundai

E il governo ordinò: fermate Mister Hyundai SUD COREA Il presidente della società si presenta come candidato «antisistema», accuse di finanziamenti illeciti E il governo ordinò: fermate Mister Hyundai Guerra elettorale, il vertice dell'azienda decapitato dagli arresti A dieci giorni dalle elezioni presidenziali fissate per il 18 di questo mese, il governo intensifica i colpi bassi contro il candidato più pericoloso per il partito di maggioranza: Chun Yuyung, 77 anni, presidente della Hyundai, 150 mila dipendenti, secondo gruppo industriale del Paese, di recente entrato in politica avendo fondato un proprio partito. Contro Chun è stata scatenata una guerra a colpi di incursioni fiscali sul suo gruppo e di arresti. L'accusa è di aver illecitamente messo ingenti somme di denaro, circa cento miliardi di lire, a disposizione del fondatore e maggior azionista per la sua campagna. Quattro manager del gruppo sono stati arrestati; altri tre, fra cui il segretario del magnate, sono ricercati. Per 16 esponenti del partito dello stesso Chun è stato chiesto il ritiro del passaporto. Il primo ministro ha giustifi¬ cato l'inchiesta in corso affermando che secondo la legge i fondi elettorali dei candidati debbono essere notificati e amministrati da un'apposita commissione governativa. La Hyundai avrebbe invece attinto dalle proprie casse senza limiti per sostenere il proprio presidente. L'accanimento contro l'anziano magnate si spiega col fatto che egli rappresenta il pericolo più serio per il candidato governativo Kim Young-sam, contro cui si batte l'esponente delle sinistre Kim Dae-jung. I due Kim furono candidati nel '71 e nell'87; entrambi hanno patito persecuzioni dal regime militare durato fino all'87. Alle elezioni di quell'anno entrambi, a capo di forze opposte, persero davanti al candidato governativo, l'attuale presidente Roh Tae-woo. Dopo la sconfitta, Kim Young-sam confluì col suo partito in quello di maggio¬ ranza, con l'intesa che alle elezioni del '92 sarebbe stato candidato governativo. Osservando il patto, Roh Tae-woo non si ripresenta, e sostiene col suo gruppo Kim Young-sam contro Kim Dae-jung. Tra i due Kim è apparso ora il magnate della Hyundai, con una campagna all'insegna di «Basta con l'era dei due Kim». Egli è entrato in politica nel marzo scorso a capo di un partito da lui stesso fondato, col quale, alle elezioni parlamentari di aprile, ha raccolto il 19% dei voti. Si presenta come un rinnovatore, avversario della partitocrazia e del clientelismo, della commistione tra affari, politica e establishment militare: cercando voti tra i seguacii di Kim Young-sam inferociti per il suo abbraccio con Roh Tae-woo, e tra quelli di Kim Dae-jung, delusi degli scarsi risultati della sua azione. In ogni caso, si ri¬ volge a chi appunto vuole finirla con i due Kim che hanno finora dominato la scena. In mancanza della ricandidatura di Roh, un ex generale con molto ascendente sui potenti ambienti militari, molti suoi sostenitori contrari a Kim Young-sam sono passati al magnate della Hyundai. Il caso più clamoroso è quello del cognato di Roh, anch'egli generale, misteriosamente rapito il mese scorso alla vigilia di una conferenza stampa in cui avrebbe annunciato di lasciare il partito del presidente per passare a quello nuovo di Chun. Riapparso dopo il rapimento, il generale annunciò di restare col governo, ma pochi giorni dopo si rimangiò tutto e proclamò di schierarsi col magnate della Hyundai. Su questo sfondo si spiegano i colpi bassi del governo contro Chun. Fernando Mazzetti