Iman: anche i vostri soldati devono partire di Paolo Passarini

Iman: anche i vostri soldati devono partire LA TOP MODEL SOMALA Iman: anche i vostri soldati devono partire «Ma stiano attenti, mentirei se dicessi che non ci saranno vittime» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Certo che gli italiani devono andare, assolutamente devono andare, se è questo che vuole chiedermi». Iman non lascia finire la domanda, che era cominciata: «Visto che la Somalia è stata una colonia italiana, quali sono i suoi sentimenti sul fatto che gli italiani...». Così i ruoli si invertono e l'intervista la comincia lei, sorridendo cordiale: «Lei è italiano?». «Sì». «Quale giornale?». «La Stampa. La conosce?» «Yes, sur. Parliamo in italiano allora», e, al cambio di lingua, sorride compiaciuta. «Lo parla ancora bene, complimenti». «L'ho studiato a scuola, da piccola». «Sa - continua - quando sono tornata a Mogadiscio, sono andata a vedere l'ospedale in cui sono nata, un ospedale italiano, dove mia madre era infermiera». «L'ha trovato ancora in buone condizioni?». «Sì, è ancora in buone condizioni, perché fortunatamente è in una parte buona della città. Ma il resto...». Lo sguardo si intristisce, mentre la sua memoria riproietta le orrende immagini che ha registrato durante il viaggio compiuto l'ottobre scorso, «un triste ritorno a casa» dopo 20 anni di assenza. Iman Abudulmajid, 37 anni, conosciuta da tutti semplicemente come Iman, è la somala più famosa del mondo, da quando il fotografo Peter Beard la scoprì a Nairobi, in Kenya, mentre studiava scienze politiche. Diana Vreeland, leggendaria direttrice di «Vogue», rimase affascinata dal suo lungo collo. «Quello sì che è un collo», disse, segnalando Iman a Calvin Klein, che la scelse come sua modella preferita. Poi venne il turno di un altro grande della moda. Ralph Lauren. Iman cominciò a guadagnare alcuni miliardi all'anno, fino a due anni fa, quando ha deciso che era venuto il momento di farla finita con la professione. In giugno si è sposata con il cantante David Bowie. In mezzo c'era stato un al¬ tro matrimonio, finito nell' '86, con il giocatore di pallacanestro Spencer Haywood, da cui è nata Zulekha, oggi tredicenne. Adesso Iman vive in Svizzera, nella villa che Bowie possiede sulle colline dietro Losanna. E' venuta a Washington, per promuovere, in una conferenza-stampa organizzata dall'organizzazione Transafrica, una conferenza nazionale di pace in Somalia. Quando e perché ha deciso di andare in Somalia? «L'estate scorsa, quando le riviste hanno pubblicato quelle terribili foto. A parte l'orrore di quei bambini che muoiono di fame, mi ha ferito il fatto che la Somalia apparisse soltanto come un paese di mendicanti, saccheggiatori e vittime. Non è così. I somali hanno anche una forte élite intellettuale, di professori e politici, quasi tutti in esilio in Kenya. Tutti sono disposti a darsi da fare per trovare una soluzione. Sono tornata in Somalia anche per dire alla gente di non abituarsi ad essere come putrop- po adesso appare». Cosa ha trovato? «Sono stati dieci giorni duri. Ricordavo il mercato di Baidoa, colorato, pieno di bazaar e attraversato da cammelli. Adesso è distrutto, non c'è niente, solo uomini e donne scheletrici, vestiti di sacchi. Le pareti di tutte le case sono bucherellate di proiettili. Il [91 è stato l'anno in cui la Somalia è morta». Cosa chiede alla comunità internazionale? «Vi prego, aiutate le Somalia ad aiutarsi da sola». L'operazione militare può servire? «Può solo produrre un miglioramento, ma poi occorre una soluzione politica;. E deve essere una soluzione politica somala». Come, appoggiandosi ai signori della guerra? Ci si può fidare di qualcuno di loro? «No, come ci si può fidare di gente che si è autonominata? Purtroppo, 22 anni di dittatura hanno creato un vuoto». Qualcuno rimpiange Siad Barre? «Non c'è nessuno in Somalia che lo rivorrebbe indietro. Ci vorrà tempo. Intanto occorre organizzare una conferenza nazionale di pace». I clan tribali possono essere un ostacolo? «Non in sé. Come somala voglio chiarire che i clan non sono il problema. Anzi, occorre appoggiarsi sulla cultura locale per creare soluzioni». Quali soluzioni? «Non credo che l'unica soluzione per la Somalia sia essere una nazione centralizzata. Penso a qualcosa come i Cantoni svizzeri». Un messaggio per i somali? «Non girate armate, è un invito a spararvi. Siete avvertiti». E ai militari dell'«Operation Restore Hope»? «State attenti. Dopotutto è un'operazione militare. Mentirei se dicessi che non ci saranno vittime». Paolo Passarini «Sono nata in un ospedale fatto da voi Dopo la dittatura è rimasto il vuoto Non fidatevi dei signori della guerra Vorrei un Paese diviso in cantoni»

Persone citate: Bowie, Calvin Klein, David Bowie, Diana Vreeland, Iman Abudulmajid, Peter Beard, Ralph Lauren, Siad Barre, Spencer Haywood