F&L a Torino cercando il Graal

F&L a Torino cercando il GraalLa città fra Chiesa e Magia: i due scrittori con una troupe televisiva tedesca Jt a caccia di segreti F&L a Torino cercando il Graal "wfl TORINO 1/ ENGONO 1/ da Ambur■ go. Troupe —LJ semileggecinque perso- ra, ne. La televisione è quella tedesca. L'oggetto: Torino fra Chiesa e Magia. Le riprese, fra luoghi sacri e profani, gabinetti di maghi, palestre d'occultismo, riti in plein-air, ruotano intorno a due personaggi d'eccezione: Carlo Frutterò e Franco Lucentini, «controcampo» dialettico a immagini e luoghi di ovvietà e mistero. Giovedì il set è fissato nel duomo. C'è aria di neve, il vento sulle gradinate del duomo viene a punta di spillo. Lucentini è puntuale, Frutterò tarda. «Monsignor Saldarmi sa che siamo qui? Il prète sa che siamo noi?», chiede Lucentini al regista, Andreas Lueg. Il caso «Stefania» (quando raccontarono la Passione con un voluto «orrido gergo teleturistico») ha lasciato bruciature. «Lo sanno - dice il regista - l'importante è che non parliate del Diavolo in chiesa. Non si può, potrete farlo in sacrestia». Arriva in taxi Frutterò. La troupe entra in duomo a preparare le luci. «Io sono passivo - dice Frutterò -, di cosa dobbiamo parlare, qui?». Andreas Lueg spiega che il discorso andrà fatto sull'intreccio fra religione e magia e, naturalmente, sulla Sacra Sindone. Frutterò e Lucentini si guardano intorno. Come alla Mecca la pietra nera Non c'è nessuno. «Non siamo a Lourdes, qui. E qui c'è il documento, il lenzuolo sacro della religiosità cristiana. L'avesse Berlusconi, cosa ci monterebbe intorno... che code, qui davanti. La sapete quella di Lourdes? Ci va un cieco, si butta in acqua chiedendo la vista e l'ottiene. Così un muto che esce dalla vasca parlando. Si tuffa un disabile in carrozzella. Esce gridando: "Miracul, grazie che t'ias fame le rue neuve"». Le luci all'interno del duomo sono accese. Frutterò e Lucentini vengono fatti sedere, con un'aria un po' patibolare, su una panca, devono spiare il regista che attraversa la navata, filo conduttore degli inquieti luoghi di Torino. Lucentini non sa stare al suo posto, vuol mostrare a tutti la «Madonna col Bambino» di Defendente Ferrari, «la cosa più preziosa che ci sia qui». Lo riportano a posto. E' il primo ciak. Non devono dire niente, muovere solo le labbra. Poi, panca e Frutterò e Lucentini vengono portati in sacrestia, dove possono dire ciò che pensano, ma nel filmato sembreranno sempre in chiesa. Frutterò - Insomma le chiese sono un luogo molto sacro. Anche a uno come me, non particolarmente... mi piace, trasmettono un contatto con il sovrannaturale. Lucentini - Mitologicamente o fideisticamente? Il senso del sacro lo senti anche a Delfi, a Paestum... Frutterò - Ci devi andare apposta, fai un pellegrinaggio. Qui ti basta entrare in qualsiasi chiesa... Ogni giorno, in qualsiasi chiesa puoi assistere alla trasformazione, al miracolo dell'ostia. Lucentini - Mi fai pensare alla magia di Loreto, alla chiesa tra sportata lì da Nazareth. Han fat to degli esperimenti, ce l'ha por¬ tata un angelo o i crociati? Le pietre analizzate vengono da là. E' magica perché non poggia su una base, c'è una fessura e sta sospesa, in assenza di gravità. Stop e cambio di set. Il sacrestano permette a Lucentini di arrotolarsi una sigaretta e fumarla in cortile. La troupe monta le luci nella cappella che ospita la riproduzione del lenzuolo sacro e il volto di Cristo. «Solo Torino poteva avere la Sindone - dice Frutterò -, non Roma che ha troppo o Milano; Torino che la nasconde, equivale alla Croma grigia del miliardario torinese, che oltre non va». Luci e set pronto. Viene recuperato Lucentini. Frutterò - E' assolutamente straordinaria. Un documento sensazionale. Lucentini - Poco leggibile, bisogna caricarlo di fantasia. Certo qui potrebbe essere come La Mecca, la pietra nera. Frutterò - Si è costruito poco intorno. Però a suo tempo un grande contenitore è stato fatto. Il Guarini ha costruito quel po' po' di cupola. E' oggi che non si fa. Pensare che la Sindone ha dato molto a Torino: ha fatto arrivare la Fiat. Lucentini - Non dimenticarti che anche la Fiat ha avuto bisogno della Sindone. Frutterò - Quella testa è leonardesca. Lucentini - Anche sinistra. Stop all'operatore. Si spengono le luci. Il set viene trasferito alla Gran Madre. Lucentini scuote il capo: «Sacro o profano, è difficile oggi captarne l'aura». La troupe si infila al Gran Bar per un tramezzino. Il regista vuole spostare l'episodio di Nietzsche e il cavallo, da piazza Carlo Alberto a piazza San Carlo, più scenografica, Lucentini ha un problema contro le «traduzioni impiegatizie», Frutterò invoca la rilettura del Diario di Ciano. Arrivano tre toast che nessuno ha ordinato. Il set è pronto davanti alla gradinata della Gran Madre. Frutterò - Costruita per il ritorno del Savoia. Lucentini - Gran Madre di Dio? A chi si riferivano? A Cibele, quella dea con molte mammelle. Qui c'è qualcosa di mostruosetto... qui c'è il culto di Mitra, è una brutta copia di un tempio pagano, il Pantheon romano... insomma. Frutterò - Siamo in un luogo ambiguo. Ti dò il piatto forte: qui sotto si nasconde il Sacro Graal... Lucentini - Oh bella, lo cercavano dappertutto... Frutterò - Ed era a Torino, come la Fiat. Però il Graal non si vede, non si sa dove sia. Ciò che si sa è che, qui sotto, c'è un ossario... Lucentini - Vittime di Cibele? Frutterò - No, della prima guerra mondiale. Questa è la parrocchia della mia infanzia. In chiesa svenivo sempre, l'incenso... Lucentini - Era il Graal da sotto, che ti chiamava... Frutterò - Non si vede ma c'è. Lucentini - Bisogna parlare di logica formale, Wittgenstein, del paradosso dell'elefante. O di Gorgia: «Del non essere o della natura»; «Nulla esiste. Se anche esistesse non sarebbe conoscibile. Se anche poi fosse conoscibile non sarebbe comunicabile». L'operatore avvisa Frutterò che in terra c'è una cacca di cane, Frutterò la scavalca, Lucentini la pesta. Nel salotto del «mago» L'appuntamento è per venerdì in un piccolo albergo dietro piazza Solferino, il regista farà vedere un po' di materiale girato. Sfilano le immagini della Torino magica: Medium Giano, Mago Otelma, Chiromante Krishna, c'è chi invoca il diavolo sotto un cavalcavia e accende fuochi, chi fa saltare, come ranocchi, giovani in palestra, gabellando i saltelli per levitazione, chi legge passaporto e mani al regista preannunciandogli «difficoltà superabili». Lucentini si è infilato le cuffie per ascoltare il sono¬ ro: urla, invocazioni, «preghiere». Scuote il capo, dice: «Cose meschine, non hanno nulla di poetico. Meglio le tavole di Gubbio, quelle che danno le regole per consultare il volo degli uccelli». Legge in antico umbro: «Il picchio rosso e la gazza, quando vengono da oriente...». Dice Frutterò: «Dovete filmare i piccioni di Torino, sono loro che impediscono i voli dei picchi e delle gazze». Il prossimo set, spiega il regista, è nello studio Krishna, consulti a «centomila, Iva esclusa», alle spalle di Porta Nuova; l'argomento che Frutterò e Lucentini dovranno discutere è: «La Chiesa ha perso la sua aureola di sacro e la gente la cerca dai maghi». Il regista chiede di non essere troppo radicali, teme che Krishna li sbatta fuori dallo studio. Seduti su un divano similpelle, sotto lampadari a goccia, fra mandragole officinalis, spighe di grano e lavanda, cobra in plastica, tarocchi per gnomi, candelabri a sette braccia, Frutterò e Lucentini alzano il bavero dei cappotti. Lucentini - Oggi tutto è troppo chiaro. La Chiesa ha lasciato perdere l'aldilà, pensa solo all'aldiqua. Frutterò - Il cristianesimo ha assorbito tutto il paganesimo. Lucentini - La metafìsica, il soprasensibile, è questo che cerca la gente. Allora le superstizioni facevano parte del quadro generale. Frutterò - La civiltà razionale è troppo invadente. Lucentini - Una vecchina oggi va dal confessore e quello le parla del Terzo Mondo. Una volta si portava la medaglietta della Madonna un po' per fede e un po' per superstizione... Oggi credono agli Ufo per avere un po' di aldilà. Frutterò - Costretti a credere all'Ufo perché è scientifico e la medaglietta della Madonna no. Cautamente Krishna chiede: «Loro non credono agli Ufo?». Frutterò e Lucentini dicono un no deciso. «E ad altri mondi, altri esseri?», chiede ancora Krishna, gentilmente. Frutterò risponde: «Ma perché non si fanno mai vedere dopo tutta quella strada?». Poi, di fronte all'imbarazzo ammette di aver visto qualcosa «una volta, a Passerano». Krishna confessa allora, con vigore, di «credere in Dio». Il regista, Andreas Lueg, tira un sospiro di sollievo: non c'è stata rissa. Mentre lui e la troupe aspettano il mago Otelma, l'appuntamento con Frutterò e Lucentini è fissato a domenica, a mezzogiorno, da'Baratti. E' domenica, su Torino, c'è una luce cristallina che cancella ogni angolo d'ombra. Meno quelle sul volto di Frutterò e Lucentini, appoggiati al bancone di Ba¬ ratti. Cosa è accaduto? Rispondono in coro: «Han rubato dal furgoncino della troupe le pizze girate ieri, quelle con su i maghi, noi, la Krishna. Tutto da rifare. E non è tutto, la pizza era la numero tredici». Aria mesta ma tedesca nella troupe, hanno già ricontattato tutti i maghi, veggenti, chiromanti e satanisti per ripetere le scene, già denunciato il furto, uno scasso pulito, ai carabinieri; la richiesta ora è al cronista della Stampa: può segnalare il furto e la richiesta di restituzione della pizza in cambio di una «lauta mancia»? L'intervista nel salone della Galleria San Federico deve invece procedere «come se nulla fosse accaduto». Tema: perché tanta magia a Torino? Lucentini - Qui è il triangolo magico: Torino, Praga, Londra. Frutterò - Io sono nato qui, qui praticamente ho vissuto. Personalmente non ho mai visto una messa nera, né ho mai sentito qualcuno, di conoscenza, dirmi di aver partecipato a messe nere. Qui non ci sono stati delitti neri con vergini, bambini sgozzati. Un diabolico torinese non esiste. In America le sette uccidono. Lucentini - Bè, però... si moltiplicano i maghi, i veggenti. Il fenomeno è legato al periodo di decadenza che attraversiamo. Frutterò - Un romanzo come L'asino d'oro... Lucentini - Gibbon, Decadenza e caduta dell'Impero romano. Ecco, per riassumere: oggi si può dire: «Non so più a che santo votarmi. I Santi son diminuiti. La Chiesa li abolisce. I miracoli vengono, sempre dalla Chiesa, rinnegati...». Senza miracoli resta il marco Frutterò - Vuoi i miracoli? Lucentini - Erano uno sbocco alle emozioni, portavano alla Chiesa. Io ricevo tanti bollettini parrocchiali che chiedono offerte per piccoli santi. Sento che la Chiesa disprezza bollettini e piccoli santi. Frutterò - E' la fine delle Utopie. La Rivoluzione francese, il marxismo, nei quali è caduta anche la Chiesa... Lucentini - S'è capito l'irrazionalità di quei fatti... Frutterò - Viviamo in un mondo medievale... Lucentini - Nell'Umanesimo c'era un risorgere del paganesimo. Frutterò - Arriva il 2000, nuove, invasioni. Intanto, tu faresti dirigere le ferrovie ai maghi? Lucentini - Non lo stanno già facendo? Guarda che ritardi... Frutterò - Faresti riscuotere le tasse dai maghi? Lucentini - Lo farebbero a caso. E non è già così? C'è un tale casino, e chiedo scusa per l'espressione locale, che è sintomo di decadenza. Frutteto - Si può solo aver fiducia nel marco. Lucentini - E' un'isola, forse da lì sapremo ripartire e a che santo votarci. I maghi sono povera gente che lavora per povera gente. Il regista fa segno di interrompere, devono tornare dalla maga Krishna, in quella Torino triste di stazione. E' lunedì, l'appuntamento è sulla pista aerea del Lingotto. Come il camioncino imbocca i cancelli della grande fabbrica incomincia a nevicare fitto e il Lingotto scompare, come un animale preistorico risucchiato dal tempo. La troupe si rifugia nell'ex sala presse, dove brillano vecchie spider e Balilla Fiat. Frutterò - Siamo alla Fiat. Lucentini - Anche qui dobbiamo parlare di magia? Frutterò - In questo tempio della razionalità si sono costruite milioni e milioni di scatolette su ruote. E' un fatto magico. Lucentini - Per me rimane il fatto che la magia è un hobby impiegatizio, in questa città di criptonormali, una forma di evasione. Andreas Lueg, sottovoce, ricorda all'organizzatore che dopo devono andare in curia, ad ascoltare don Capra sugli esorcismi che la Chiesa pratica in città, più di cento casi all'anno, e poi al bar «Nostradamus» di via Cernaia. Della pizza numero tredici, finora nessuna traccia. Nico Orango Nel Duomo fantasticando sulla Sindone «Ha fatto arrivare la Fiat» «Qui non siamo a Lourdes: ma se ci fosse Berlusconi...» ori con una troupe televisiva tedesca Jt a caF&L a Torino