«Ai codardi preferisco Salò»

«Ai codardi preferisco Salò» Il direttore a tutto campo. «Oggi sono pronti a buttar via le divise, come nel '43: non accetto lezioni» «Ai codardi preferisco Salò» Curzi: dal Tg3 dovranno cacciarmi via LOTTIZZAfORI E LOTTIZZATI KOJAK-Curzi è arrabbiato, ma non fa notizia, perché anche quando sotto le telecamere del Tg3 sbircia il testo dei suoi video-editoriali più lacrimosi ha un fondo sottile di collera. E'- come dire? - la sua cifra massmediologica. E' simpatico Curzi, è una specie di Funari acculturato, con una sua segreta finezza, che in un lustro ha trasformato un indegno bollettino parrocchiale in un vero giornale, sì - diciamocelo - con una patina di veteromarxismo indelebile, ma con un ritmo che, vivaddio, tiene conto del mezzo. Vespa e La Volpe, al confronto, sembrano due dinosauri imbranati e imbalsamati. Alessandro Curzi, fierissimo direttore del Tg3, è arrabbiato, al di là di quel tanto di spettacolo con il quale ha imparato a convivere da quando ha lasciato la carta stampata di «Paese sera» («Ragazzi, facciamo un "riassume"», urlava verso sera ai suoi redattori, quando si trattava di chiudere il giornale) per le seguenti ottime ragioni: Mino Martinazzoli che, quasi sempre silenzioso, incontra dal barbiere, non ha capito neanche alla lontana cosa sia il vero rinnovamento. Prova ne sia che si circonda di «personaggi come Clemente Mastella», nominato componente della Commissione di partito per l'Informazione, il quale, in un'intervista alla «Stampa» di ieri ha detto che i direttori dei Tg, lui compreso, sono un residuo del passato. Poiché lui non si sente affatto un residuato e giudica l'autore dell'epiteto un'escrescenza fastidiosa, ma minore, di una nomenklatura da spazzar via, annuncia che resterà immarcescibile al suo posto, almeno finché qualche Mastella non riuscirà a cacciarlo. Poiché non vorremmo privarvi dell'autentico eloquio curziano, vi trascriveremo qui di seguito il testo della torrenziale, ma per certi versi deliziosa, conversazione che abbiamo avuto con il direttore del Tg3 nel tardo pomeriggio di ieri. «Amarezza. Sento amarezza, non è vero che sono arrabbiato. Sa perché mi suscitava simpatia Martinazzoli? Perché in Rai, dove gli uomini-uomini sono rari, non sentivo mai neanche uno dire: sono di Martinazzoli. Sentivo dire: sono di Gava, sono di De Mita, sono di Forlani. Ora da molti sento dire: sono di Martinazzoli. A me dispiace per quel signore simpatico, cupo e di po- che parole che incontro dal barbiere, soprattutto se finirà per lasciar fare a questi uomini. La storia di Mastella io la conosco bene: era un redattore della Rai di Napoli che a 29 anni si mise in aspettativa e fu eletto con 73 mila voti. Come si fa a prendere 73 mila voti? E come si fa a rimanere in aspettativa per più di quindici anni? Chissà che cosa mai aspetterà l'onorevole Mastella. In Rai come lui ce ne sono tanti. Vuole che consulti la Navicella? A personaggi di questo tipo - e qui io mi arrabbio - l'Italia affida le grandi strategie dell'informazione. Le pare che io possa accettare prediche da questi pulpiti? E le pare che questi portavoce giovino al segretario del rinnovamento, al taciturno Martinazzoli? Penso a Sciascia, mi viene in mente "Todo Modo" e mi prende anche un grande orgoglio per quello che sono. Lei dice che sono un veteromarxista. Lo dica pure liberamente. Sono stato accusato di sfascismo, di allevare i nipotini delle Brigate Rosse e di tante nefandezze che neanche me le ricordo». Volete divertirvi a far arrabbiare ancora di più un KojakCurzi già un po' alterato? Allora ditegli che lui fa parte della nomenklatura di questo Paese, verità innegabile, e ditegli che al suo posto l'ha messo un partito politico al quale risponde. Ditegli anche che lui è un po' «vetero» e che tutti i modelli di giornalismo libero modello Tg che lui vanta e che frequentano le grotte dove protestano gli operai possibili disoccupati, anche quelli di una diga di Tangentopoli che non ha più finanziamenti, sono stati incasellati dai partiti. Potenza dello spettacolo. Curzi risponde con argomenti che più saggi non si potrebbe: «Si può fare un buon giornale avendo come azionista Agnelli e anche il Parlamento. Il mio azionista è il Parlamento, non un partito. Non ironizzi, ma s'informi. Io sono stato designato a questo posto da Biagio Agnes, che era direttore generale della Rai, e da Enrico Manca, che ne era il presidente. Sa perché? Biagio mi disse: "Tu devi aumentare gli abbonamenti in Emilia e in Toscana, dove comanda il pei". Non si può dire che io gli abbonamenti non li abbia aumentati: il Tg3 puntava a un 2 per cento e invece ha il 20 per cento. Altro che cono d'ombra, altro che Mastella. Io ho fatto il dover mio, aiutando la Rai contro Berlusconi. Lottizzato anch'io e colpevole verso tutti i falsi innovatori, i "nuovisti", come li chiamano adesso? Ma non mi faccia ridere, io sono stato condirettore per anni e ho avuto sopra, poi, per otto interminabili anni Luca Di Schiena. Sa perché? Forse perché lui era più bravo? No, neanche per idea, semplicemente perché io ero rosso e lui bianco». Come fermare la piena dell'animo di Kojak-Curzi? Facile: gli diciamo che comunque lui sarà spazzato via insieme agli altri, come in una nuova epurazione dal fascismo; e che non si azzardasse a negare che, come dice Mastella, tutti i suoi assunti sono super-raccomandati dai partiti. Falso? Allora ci citi in trenta secondi almeno tre redattori "laici", non raccomandati, del Tg3. «Paola Spinelli, tutt'Italia mi ha chiesto se era parente dell'europeista Altiero Spinelli. Nulla a che vedere. Un'altra Paola, la Sensini. Figlia del giornalista? Neanche per idea, al massimo è moglie di un giornalista non famoso. Alice Luzzatto Fegiz, Corredino Mineo, un giovane del "Giorno" di cui non ricordo il nome...» Per carità, direttore Kqjak, ci risparmi... Adesso viene il «partito di riferimento». Ci è simpatico Alessandro Curzi, perché reclama la sua totale autonomia, la presenta come quasi selvaggia, ma questo sì - parla di un suo «partito di riferimento». Occhetto è il suo amministratore delegato, come lo era Forlani per il povero Vespa? No, troppo semplice. «Occhetto - lamenta ancora un po' ferito - ha detto che io sono un leghista. Poi ci siamo spiegati. Cosa penso del segretario? Che deve stare un po' attento alla Bicamerale, non si faccia fregare, non cada nei tranelli che tutti gli tendono. Ha avuto il coraggio di sciogliere il pei, che comunque avrebbe sempre preso il suo 20 per cento dei voti. Non si faccia fregare adesso». Poi c'è la Rai azienda da moralizzare. Giornalisti con società di pubbliche relazioni, direttori azionisti di società di produzione. Guadagnano miliardi. Curzi-Kojak, l'incorruttibile, vive del suo stipendio. «Se scoprissi un mio redattore che fa "consulenze", così si chiama oggi la corruzione, lo licenzierei immediatamente. Non c'è giustificazione che tenga. Il Tgl e il Tg2? Non ne so niente e non lo voglio sapere. Ma che questa sia un'azienda con ampi territori di corruzione non mi stupisce affatto. E' l'effetto dell'occupazione dei partiti. Purtroppo, come liberatori, non vedo né Martinazzoli né Mastella. «Biagi direttore unico? Ma non ci pensa per niente. E in realtà nessuno vorrebbe metterecelo. Sa che cosa sta capitando? Che il vero candidato per la direzione generale è l'attuale direttore del "Sole-24 Ore", Gianni Locatelli. De Rita è un tipo interessante, ma la sua candidatura è di scher¬ mo, è fatta per essere bruciata. Vuol sapere qual è il vero disegno della de? Rioccupare totalmente la Rai. Questo è l'obiettivo del giovane Mastella e dei suoi mandanti. Ci vogliamo stupire? Ma come stupirci? C'è un signore ministro alle Poste, tale Pagani, il quale ha detto che bisogna fermare Tangentopoli, altrimenti nessuno fa più affari. Ma Pagani non mi disturba più di tanto, mi disturba molto di più chi butta le divise, li ricordo con sdegno nel 1943. Meglio Salò che quei vili. Non vorrei dire cose gaglioffe, è quel che sento. Ne vuol sapere un'altra? Io stimo più di tutti Indro Montanelli. E sa perché? Perché ha rifiutato la nomina a senatore a vita» Scorre, scorre il fiume intimo di Sandrino Kojak Curzi: «L'analfabetisdmo di ritorno nel mio Tg? Lo vedo, lo vedo, ma che fare? I colleghi? Povero Alberto (La Volpe, ndr): che deve fare per salvarsi! Soffrivo per lui quando presentava così cupo la storia del giudice Signorino. Vuol sapere la verità? Ci sono i giornalisti, quelli che hanno lavorato nella carta stampata e sanno cos'è il giornalismo, e poi questa nuova specie di sciocche appendici politiche. «Pasquarelli? Poverino! Quelli di Berlusconi hanno il pelo ben irsuto. Lui... Vespa? Arcigno, chiuso, posso dire ignoto?» Impagabile Sandrino Kojak Curzi, guardate un po' quant'è sincero e quanto è disposto a rimettersi in discussione. Gli diciamo che come uomo-video fa un po'... pietà. Non s'adonta, non se la prende per niente: «E' vero, noi nati nella carta stampata facciamo schifo in video: come dice mia moglie, siamo un po' comizianti... in comizi di periferia». Alberto Staterà «Ma come fa Martinazzoli a scegliere gente come Mastella?» Alessandro Curzi Sopra, Clemente Mastella A destra Biagio Agnes

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