«Per Milano, sera di illusioni»

«Per Milano, sera di illusioni» «Per Milano, sera di illusioni» Con pochi politici a parlare di «rinascita» NEL FOYER DEGLI IMBARAZZI PMILANO ER il Don Carlo di Muti, Pavarotti e Zeffirelli, è sfilata una Milano segreta, finora nascosta chissà dove. A parte gli esiti dello spettacolo, ima prima alla Scala così quieta, silenziosa, quasi imbarazzata, e di un'eleganza così severa, con pochissimo colore e moltissimo nero, non si ricordava da un pezzo. Da quando? Forse ha ragione l'editore Edilio Rusconi: «Una serata che faccio risalire addirittura agli inizi del secolo. Uno stile che mi fa contento». Se la prima è da sempre la festa e la passerella del successo e del potere, un potere che si rafforza al suo interno esibendosi alla gente e alla tv grazie all'alibi dell'arte musicale, questa serata ha visto un successo e un potere svogliati, in punta di piedi. Nessuna estrosità o aggressività pacchiana da Anni 80; nessun travestimento pauperistico da Anni 70; nessuno sfarzo da Belle Epoque, da boom economico primi Anni 60. La novità era nelle facce tirate, negli sguardi obliqui e diffidenti; era nel dispiegamento palese di carabinieri e polizia; nella voglia di parlare di politica, di morale, di Tangentopoli. Non festosità, ma tensione. E' stata la saga dei sorrisi accennati e sfuggenti. Come per un appuntamento che pesa, sempre rinviato e finalmente venuto. I torchiati da Di Pietro hanno girato alla larga. Addio Tognoli, addio Pillitteri, Del Pennino, Prada, Mongini e tanti altri. Dal Parlamento sono risaliti solo alcuni milanesi: una bella differenza rispetto al passato. Per un'idea del clima: il presidente Scalfaro, accompagnato da Spadolini, ha avuto nel foyer soltanto un tiepido battimani. «Quando è apparso sul palco racconta Anna Crespi - nessuno in platea s'è alzato in piedi. Una signora accanto a me ha commentato: "Per forza, ci hanno ridotti così male!"». Non c'era neanche Craxi: non si è mosso dal suo ufficio privato in Piazza Duomo. Qualche politico ha voglia di parlare, ma sta sul sicuro: «Questa prima ha un valore morale, eccome! - esclama Margherita Boniver, ministro dello Spettacolo, psi -. La Scala è una delle poche istituzioni che funzionano egregiamente: è un simbolo positivo da estendere a Milano e a tutta l'Italia». Le buone intenzioni si sprecano, sono snocciolate senza pietà. Assicurano tutti che sono sinceri. Luigi Granelli, de: «Bisogna stanare gli opportunisti che stanno alla finestra. Non capiscono che bisogna reagire, che siamo qui per questo?». Luigi Rognoni, de: «La Scala è stato luogo di passione civile e questa sera torna a esserlo. C'è desiderio di voltar pagina, di sanare le offese per i fatti accaduti e che accadono. Fare io il sindaco? Sono pronto. Il cambiamento democratico nel Paese passa attraverso il nuovo governo delle città. Stasera vedo qui pochissima Roma e molta Milano. E' un segno positivo». Egidio Sterpa, pli, si augura che la prima del Don Carlo sia il viatico per la ripresa di Milano «senza demagogia e senza retorica». Per lui siamo immersi in una «rivoluzione intelligente». Tiziana Maiolo, di Rifondazione comunista: «Mi hanno chiesto un filo diretto con Radio Popolare sui politici alla Scala. Non lo faccio: non ci sono politici». Chi scivola nascosto in quel corridoio? E' Enrico De Mita, fratello di Ciriaco: «Non c'è nessuno - mormora quasi smarrito . Spero che un domani vengano fuori persone perbene con cui parlare. Sto in disparte, ora faccio solo l'avvocato e il professore». L'ambasciatore degli Stati Uniti, Peter Secchia, dispensa elogi e incoraggiamenti: «Milano si riprenderà. E' piena di gente magnifica». Enzo Biagi scuote la testa: «Io continuo a vedere un futuro cupo, dei bagliori sinistri. Stasera qui c'è una Milano, un'Italia che vuole rivivere le sue illusioni. C'è voglia di vita ordinata all'ombra di questi bei corazzi) zieri. E' come un presepe». Biagi ha ragione. I più esortano, si richiamano ad antichi valori. Il medico Umberto Veronesi: «Sono venuto per testimoniare fiducia. Milano non deve crollare sotto il peso di tante disavventure». L'industriale Gianni Varasi: «Domina la giusta preoccupazione che c'è nel Paese. Essere qui è un segno di speranza: Milano è spappolata». Anna Bonomi Bolchini ha uno sguardo che fulmina: «Milano deve rinascere? E' sempre stata viva». Due belle signore cinguettano. Ljuba Rizzoli: «Quanta sobrietà, quest'anno! Non direi austerità, ma severità. La ricchezza c'è, e la gente importante pure. Ma non sono i soliti». Donatella Pecci Blunt, guanciotte accese e occhioni brillanti: «Mi sento messa un po' da parte, come tutta Roma. Mi auguro che questa ventata di moralità scenda fin giù da noi». E sembra che persino il suo scialle abbia un fremito. Claudio Al tarocca Ma Biagi: vedo un futuro molto cupo E per Scalfaro la platea non si alza Il presidente Oscar Luigi Scalfaro e il ministro Margherita Boniver