Anche i contestatori scelgono la latitanza

Anche i contestatori scelgono la latitanza Anche i contestatori scelgono la latitanza MELANO. Austerità, austerità. In saldo anche le contestazioni nel catino bagnato di piazza della Scala. In ottocento, coperti dagli ombrelli e arginati dalle transenne, guardano l'arrivo delle Lancia Thema, gridano un paio di «Ladri, ladri!» e stanno lì a fumare sigarette di contrabbando. Nessuno che si scaldi davvero. Nessun consiglio di fabbrica. Nessun cartello. Niente slogan. Sbadigli in faccia alle cento divise mobilitate per l'arrivo del Presidente. Pure le signore in pelliccia passano indenni. Scivolano sui tacchi, hanno facce tese e rosse, ma gli animalisti che avevano minacciato uova, vernice e sfracelli non ci sono. Dietro agli orecchini qualcuna capta una frase così: «Vai a lavorare, contessa», ma in cofronto alle fughe degli anni passati, questa è una passeggiata. Stefano Apuzzo, 26 anni, deputato, leader degli animalisti, uno che quando non prende botte va a salvare peppole e fringuelli in Val Trompia, arriva in imperdonabile ritardo, quarantatre minuti dopo l'inizio del primo atto, ore 19,13 e la sua messa in scena si perde nel quasi buio della seconda galleria. Spunta abbracciato a una signorina, Monica D'Ambrosio, 28 anni, che al collo porta il cadavere di una volpe («morta di morte naturale» preciserà Apuzzo) con una tagliola al collo. Scattano una dozzina di carabinieri con gli auricolari. La signorina finisce in questura. La tagliola (rubricata «arma impropria») dentro a una pantera a benzina. La volpe in un sacco di cellophan. E Appuzzo, ahilui, in braccio ai giornalisti. Il re degli ammali fa lo gnorri: «Non vedo la differenza tra la nostra pelliccia e quella delle signore. Sono cadaveri uguali. Sequestrate anche quelli». Il capitano, stanco di tenerselo sotto braccio, chiede ordini (e conforto) alla ricetrasmittente: «Che facciamo, lo portiamo via?». Tensione? Ma no. A parte il fastidio della pioggia, qualche guaio del traffico e i soliti tranvieri imbufaliti, tutto è filato senza strappi nella mezz'ora degli arrivi. Milano pensa al Natale e alla crisi. Magari alle tangenti, magari allo shopping. Ma poco o niente a questa festa della Scala 1992. Gli ottocento eroi metropolitani che l'hanno presidiata stanno come davanti a uno schermo di periferia: qualche mugugno, un po' di fischi. Le risate quando qualcuno indica il pennone vuoto della Scala e grida: «Vi siete rubati persino le bandiere». Nemmeno Piero Chiambretti, camuffato da prevosto riesce a smuovere un po' di adrenalina. Lo tampina una pattuglia di agenti in borghese. Lui gira di qua e di là, cercando un accesso praticabile. Alla fine dice: «Ma qui non si può mica lavorare». L'unico eccesso verbale arriva da un drappello di cassintegrati che alza il volume delle proteste al passaggio di Spadolini. Arriva a piedi, il presidente del Senato, e volutamente sfiora le transenne. Qualcuno gli stringe la mano, mentre altri gridano: «Spadolini, venga a vedere le nostre fabbriche chiuse». Poi attraversa la strada, chiede: «E' già arrivato il Presidente?» e si infila in teatro. Un'ora più tardi, mentre il resto di Milano si mette a tavola col risotto, capita il giochetto di Apuzzo. «Allora - chiede il carabiniere alla ricetrasmittente - lo portiamo via?». Ma no che non lo portano via. Il primo atto è finito, inizia la ressa nel foyer. Tutti reduci dalle corde vocali di Pavarotti, mettono in azione le proprie. E il chiasso africano dell'intervallo seppellisce per sempre la volpe di Apuzzo. Pino Corrias Niente uova marce Fallita la sceneggiata degli animalisti

Persone citate: Apuzzo, Monica D'ambrosio, Pavarotti, Piero Chiambretti, Pino Corrias, Spadolini, Stefano Apuzzo

Luoghi citati: Milano