Religione? No, è solo politica di Claudio Gallo

Religione? No, è solo politica Religione? No, è solo politica «Dietro i fanatici c'è il nazionalismo» L'INCENDIO è subito avvampato. Un'inesorabile meccanica si è messa in moto dopo la distruzione della moschea di Babar da parte delle folle inneggianti al dio Rama: altre folle, questa volta musulmane, hanno invaso le piazze del Pakistan e del Bangladesh, templi hindu sono stati distrutti. Ci sono stati centinaia di morti, reazioni sdegnate dei governi islamici. La tensione tra la genti del Corano e quelle dei Veda, tra una fede monoteista e un universo dai mille dei, sembra tornata ai tempi in cui gli inglesi divisero la valle dell'Indo con un tratto di matita, creando un Pakistan musulmano e un'India laica e indipendente ma, sotto la vernice very british, profondamente hinduista. Gli integralisti hindu accusano i musulmani di essere degli intrusi, i discendenti di conquistatori sanguinari, che distrussero le vestigia della più raffinata civiltà indiana. I musulmani indiani, accerchiati dalla massa hindu, protestano i diritti della loro enorme minoranza di cento milioni di anime. E rigettano le accuse di barbarie e intolleranza, rivolgendole ai loro accusatori. «E' una vera pazzia - dice Rahlm Raza, professore di hurdu, la lingua dei musulmani indiani e pakistani, all'Istituto di Orientalistica di Napoli - La religione non c'entra. L'hinduismo è una religione tollerante, con le violenze di Ayodhya non ha nulla a che fare. In realtà è una faccenda politica. Non dimentichiamo che l'Uttar Pradesh è governato dall'estrema destra». In che senso è una faccenda politica? «Per arrivare al potere, i nazionalisti indiani sfruttano la miscela di indigenza e fanatismo che si trova in certi Stati come l'Uttar Pradesh e indirizzano i risentimenti e gli odi delle masse verso il falso problema della minaccia islamica. Ma i musulmani indiani non sono dei fanatici intolleranti, rispettano anche il dio Rama». Reagisce con stizza anche Abdul Kayum Khan, pakistano, ex funzionario della Fao a Ro- ma: «Non parlo ai giornali, confondono solo le acque - dice, ma poi gli scappa - ma chi l'ha detto che il tempio di Rama sorgeva sotto la moschea? Non si sa neppure se Rama è un personaggio storico. Non si sa neppure se l'Ayodhya attuale sia quella indicata dal libro che narra gesta di Rama, il Ramayana. Il fatto è che si tratta di politica. La religione non c'entra». Ma insomma, chi sono i veri fanatici, i musulmani o gli hindu? Oppure bisogna guardare a quest'ultima guerra cu religione soltanto con gli occhi della politica? «La situazione attuale è ancora un eredità della divisione artificiale tra l'India e il Paki- stan - dice Francesco Gabrieli, il più illustre islamista italiano L'intolleranza islamica? Certo in quest'ultimo secolo si è accentuata, ma non è stato così sempre e in ogni luogo. Alle origini l'Islam fu molto tollerante sia verso gli ebrei sia verso i cristiani. L'impero ottomano fu molto tollerante con i seguaci di Cristo». Però non fu mai molto accomodante coi politeisti, e i gli hindu sono politeisti. «Certo nel caso dell'India il divario è molto più forte, c'è più distanza. Però è mortificante che tali violenze accadano proprio nella terra che ha dato i natali al Mahatma Gandhi». L'etichetta di intolleranza non si addice all'Islam neppure per Abdel Moti, direttore dell'Accademia egiziana di Belle Arti di Roma: «L'Islam rispetta le altre religioni, cerca il dialogo. Attenzione a non confondere politica e religione». Politica e religione, è un ritornello. Ma, allora la Jihad, la Guerra Santa contro gli infedeli? «Appunto, la Jihad è una lotta spirituale, non una lotta materiale come vogliono farci credere certi politici di oggi». «Mi duole immensamente per la moschea di Ayodhya - dice Mentor Cioku Gropa, direttore della rivista Islam Storia e Civiltà - Era un'opera d'arte meravigliosa. E' una perdita per tutti. Un vero disastro causato da un fanatismo cieco, che non mi sembra appartenga alla tradizione più profonda dell'India». Ma l'integralismo non è la parola d'ordine di una grossa parte dell'Islam contemporaneo? «Assolutamente no, un'integralismo islamico così diffuso è un'invenzione della stampa occidentale. Non nego che esista, ma è sempre legato a realtà locali. L'Islam è stato spesso molto illuminato nei rapporti con le altre religioni, basti pensare che in Romania, dopo quattrocento anni di dominio ottomano, si trovano le chiese più belle dei Balcani». Claudio Gallo LACONDANNA ISLAMICA

Luoghi citati: Bangladesh, India, Napoli, Pakistan, Roma, Romania