La Rai taglia anche il concerto per il Papa di Armando Caruso

La Rai taglia anche il concerto per il Papa Dopo lo smantellamento dei cori arriveranno gli stranieri: «Costano meno e sono i migliori» La Rai taglia anche il concerto per il Papa A Torino ultima esibizione il 18, tornano gli appuntamenti del sabato TORINO. Che succederà dopo l'appello rivolto al Capo dello Stato da 24 personalità del mondo della cultura sulla tragica situazione dei tre Cori della Rai, il cui destino è segnato da tempo, e dell'Orchestra di Milano? Il presidente Scalfaro potrà impedire un simile sfacelo? Gli ultimi concerti del Coro di Torino si svolgeranno il 17 e il 18 dicembre. Tutti gli altri impegni in cartellone sono stati cancellati. La decisione della direzione generale di smantellare i cori a Torino, Milano e Roma era già stata presa e non c'è stato alcun ripensamento. Si può discutere sulle altre scelte che la Rai avrebbe potuto prendere, ma la realtà è questa. «Salta» persino il concerto natalizio che tradizionalmente si teneva in San Pietro, il 19 dicembre. L'ha annunciato in Vaticano il vicedirettore generale Rai, Guerzoni. «Recenti voci di un salvataggio in extremis del coro di Torino - afferma Giovanni Ayassot, direttore della sede Piemonte - sono prive di fondamento. La commissione di vigilanza non può intervenire sulle decisioni della Rai». Quindi, polemicamente: «Quelle stesse persone che oggi dicono che il coro deve essere salvato, dovevano intervenire prima, in Parlamento, verso la fine degli Anni 80, quando ogni taglio, forse, poteva essere evitato. Fare i paladini della musica, oggi, è quanto meno tardivo». Continua Ayassot: «E' salva, e questo si sapeva da tempo, la nostra Orchestra Sinfonica, grazie al piano strategico triennale Rai-San Paolo-Filarmonica di Torino, ma c'è sempre qualcuno pronto a gettare nuove ombre, a non scommettere due lire sulla sua sopravvivenza. Oggi, nonostante i tagli dolorosi, la Rai è l'unico ente televisivo europeo che regge le sorti di tre orchestre. Altrove non è così: c'è un'orchestra radiofonica per nazione, ed i costi sono assai più bassi dei nostri». Ayassot snocciola comparativamente le cifre sul costo-cori: «Quello degli "Amici della Musica" di Vienna, uno dei migliori d'Europa, può essere portato a Torino con 80 milioni per due esecuzioni. Il Coro di Santa Cecilia (80 cantanti) che ha inaugurato la stagione, ci è costato per due concerti 154 milioni, Iva compresa. Quello di Torino, il più utilizzato, lo scorso anno è costato oltre 260 milioni per concerto. Per i cori di Milano e Roma l'esborso è stato di 600 milioni l'uno per stagione». Il Piemonte non ha nulla da rimproverarsi? «C'è il taglio doloroso del coro. Per mantenerlo ci' volevano 4 miliardi e mezzo l'anno. Ora c'è forte l'impegno del San Paolo, degli organi istituzioni, l'interesse politico della Regione. A Milano, per l'orchestra si auspica ancora la creazione di un consorzio costituito da Regione, Comune e Provincia che ricostruisca il Dal Verme. Finora non s'è fatto niente. A Roma si sarà la fusione con quella di Napoli». Chiare le cifre nella loro aridità, ma la politica culturale della Rai resta «criticabile, incomprensibile», come ha recentemente affermato il ministro al Turismo e Spettacolo, Margherita Boniver. Il vero vizio originale resta la sfrenata rincorsa all'audience connessa a spettacoli che di culturale hanno ben poco, ma fanno soldi con la pubblicità. Sergio Sablich, nuovo direttore artistico a Torino, per i cori nutre una speranza: «Fuori dalla Rai i coristi potrebbero riunirsi in cooperativa. Corrado Guerzoni non sarebbe contrario ad una soluzione del genere». Cesare Dapino, intanto, annuncia i sette Concerti del Sabato (ore 16,30): si comincerà il 16 gennaio con la Settima di Bruckner diretta da Stanislaw Skrowaczewski. Tra gli altri musicisti ci sono Krivine, Soudant, Klee, Renzetti e, a conclusione, Aleksandr Lazarev, e il violinista Mark Kaplan. Armando Caruso