L'ultima carica, dai Dragoni al vocabolario

L'ultima carica, dai Dragoni al vocabolario LETTERE AL GIORNALE: IL LUHBDI'DI Ò.d.B. L'ultima carica, dai Dragoni al vocabolario Contrordine, ragazzi! Cari ragazzi del 1916, del 1917, del 1924, eccetera che avete rivissuto nelle vostre lettere a questa rubrica, con commozione e orgoglio, un lontano evento dell'I 1 settembre 1943, mi dispiace sinceramente, ma debbo darvi un dispiacere. Leggete, vi prego, questa cortese lettera che mi è appena arrivata dal Museo Storico della Cavalleria di Pinerolo. [o.d.b.] Gent. mo dr. Del Buono, ho letto con molta attenzione le testimonianze pubblicate nella sua rubrìca relative agli avvenimenti del '43 di «Nizza Cavallerìa». Questi episodi poco noti e valorizzati dalla sua lodevole iniziativa vanno a integrare la storia di un Reggimento che vanta 302 anni di vita. Quale custode morale e materiale della trisecolare storia e tradizione dell'Arma di Cavalleria mi permetto di segnalare l'uso della parola «carica» negli articoli pubblicati e precisamente: « 11 settembre '43 l'ultima carica di Torino» (La Stampa, 26-10-1992); «L'ulti- ma carica contro i nazi» (La Stampa, 15-11 -1992); «La carica del Nizza senza Sogno» {La Stampa, 21 -11 -1992). «La carica» era una delle forme d'impiego della Cavalleria a cavallo che veniva concepita e attuata per la conquista di obiettivi, arresto del nemico e consolidamento delle posizioni difensive, rottura di accerchiamenti. Un ano di guerra che metteva di fronte reparto armato contro reparto armato. Le ultime cariche risalgono al 1942 con i «Lancieri di Novara», «Savoia Cavalleria» e «Cavalleggeri d'Alessandria». A tal proposito le allego: - Paradigma riassuntivo delle ultime tre cariche della Cavalleria Italiana, tratto dalla Rivista di Cavalleria, pubblicazione ufficiale dell'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria. - Il Calendario edito dal Museo per la celebrazione del cinquantenario dei suddetti avvenimenti. Per quanto sopra gli episodi pubblicati, pur conservando il loro notevole interesse storico, nulla hanno a che vedere con le ultime cariche della Cavalleria. Il Direttore del Museo, ten. col. Mario di Martino, Pinerolo Gentile tenente colonnello la ringrazio per il chiarimento. Dato che i Dragoni e i loro ufficiali che sono intervenuti a testimoniare hanno sempre parlato di «carica» non ho avuto scrupoli nell'usare questa parola a cui, ad esempio, il dizionario Devoto-Oli assegna come primo significato: «grado speciale di responsabilità che un cittadino è chiamato ad assumere per i suoi meriti e le sue capacità nella pubblica amministrazione» e come ultimo significato: «negli sport a squadre azione di un giocatore per ostacolare un avversario: può essere regolare o irregolare secondo i regolamenti». La prego di scusarmi, gentile Tenente Colonnello, ma non riesco bene a descrivere (senza ricorrere alla parola «carica» che lei mi inibisce a tutela morale e materiale della trisecolare storia e tradizione dell'Arma di Cavalleria) l'azione di un reparto disarmato che va contro un reparto armato per rompere un accerchiamento. Non oso chiederle altri chiarimenti, mi scuso nuovamente per il tempo che le ho fatto perdere e la ringrazio per la sua attenzione. Non insisto: io, dopotutto, sono di Marina. [o.d.b.] Non ci caschiamo più Caro signor Del Buono, i leaders di alcuni movimenti cattolici, opportunamente orchestrati dal quotidiano dei Vescovi, Avvenire, hanno rivolto ai fedeli un ennesimo, patetico (e scandaloso) appello in favore della de in nome dell'unità politica dei cattolici. Sono un cattolico convinto e praticante. Non rni sono mai accorto, negli ultimi venti anni, che la de di cristiano avesse altro che il nome! Le vergogne nazionali che sono emerse, che continuano ad emergere a getto continuo erano ben note a tutti, anche ai Vescovi, all'Azione Cattolica, al Movimento Popolare, alle Adi, agli Scout, al Mei. Sapevano tutto, ma hanno sempre taciuto. Se non fosse sorta la Lega, se non fosse nato il movimento di Segni, tacerebbero ancora adesso. Continuerebbero cinicamente a tollerare, a co- prire e ad avallare, da autentici complici, la corruzione eretta a sistema, le estorsioni, lo spreco di denaro pubblico, le ruberie, le lottizzazioni, le inefficienze, le ingiustizie. A chi sono sottratte le migliaia di miliardi rubati o sperperati dai politici? Ai Berlusconi e ai De Benedetti? O piuttosto ai più poveri, ai più deboli, ai più piccoli e indifesi? A quei poveri che la retorica cattolica ufficiale ha sempre in bocca e che sono le vere vittime della de e il suo sistema di potere. A chi vogliono darla a bere? Ma ci prendono proprio per imbecilli? Credono di ingannarci ancora una volta con la tavoletta del rinnovamento della de. Dell'onesto Martinazzoli? Si ricorda la tavoletta dell'onesto Zaccagnini che già circa vent'anni fa doveva rinnovare la de? No, caro Del Buono, se lo lasci dir forte: non ci caschiamo più! Si vergognino costoro a dare di fatto la loro protezione al disegno di retriva conservazione di una nomenklatura corrotta, inetta, irresponsabile e screditata. Il discredito sta ormai ricadendo anche su chi lancia simili appelli. Il popolo italiano e soprattutto i cattolici, non possono più accettare inviti a sostene- re o rinnovare la de, un partito ormai archiviato dalla Storia (oltre che abbondantemente incarcerato dalla Magistratura). Filippo Carboneri, Torino Gentile signor Carboneri, voi lettori e lettrici vi lamentate spesso quando taglio le vostre lettere, ma sono troppo lunghe anche se interessanti, e finiscono per ingorgare ulteriormente questa stanzetta già traboccante di cartacce. Bisognerebbe davvero arrivare a un accordo sul massimo che si può scrivere. Pubblico, comunque, la sua lettera perché è la prima che mi sia arrivata di un cattolico che ce l'ha tanto con la democrazia cristiana e con la propria religione. E' un altro segno rivelatore del disagio in cui ci troviamo ormai da tanto e da cui stiamo perdendo sempre di più, di giorno in giorno, la speranza di potere uscire. Un tempo, magari avrei desiderato che la de perdesse un poco la sua convinzione di dominare l'Italia, ma oggi il dissesto mi pare pericoloso, [o.d.b.] Giusta domanda Caro Del Buono, nel testo scolastico di mio figlio (terza elementare) si legge: «Numerosi scienziati affermano che l'uomo deriva dalle scimmie». Per non creare condizionamenti a senso unico, non sarebbe opportuno aggiungere: «Un'altra credenza è che fu Dio a creare l'uomo» e poi descrivere entrambe? La ringrazio. Alberto Bertone, Moncalieri Mi associo. [o.d.b.]

Luoghi citati: Alessandria, Italia, Nizza, Novara, Pinerolo, Savoia, Torino