Esplode la guerra sui sacri rotoli

Esplode la guerra sui sacri rotoli Uno storico americano: Gesù era un nazionalista, la Chiesa e Israele celano la verità Esplode la guerra sui sacri rotoli 7S] LONDRA L ' I combatte improwisam mente su tutto il fronte. I | Studiosi di molti Paesi *±Li impugnano le armi per difendere a oltranza le loro teorie, le loro idee. Sarà una guerra lunga e cruenta, forse senza fine, ma era necessaria. Per la prima volta dopo quasi quarant'anni, drappelli di storici revisionisti sfidano le interpretazioni tradizionali dei Rotoli del Mar Morto, decapitano tesi che il tempo aveva trasformato in assiomi, incrinano certezze semisacre. La loro offensiva costringe tutti ad affrontare vecchi e nuovi interrogativi, riapre un dibattito sull'origine del cristianesimo, sulla vita, la morte e l'opera di Gesù. Altre volte in passato i Rotoli del Mar Morto (noti ovunque con il nome inglese Dead Sea Scrolls) avevano attizzato conflitti incapdescqpti,, e non soltanto tra biblisti e archeologi, ma anche tra politici e diplomatici, tra) autorità .stanali ;e religiose. Ma le bufere's'èrano sempre calmate, convergenze e compromessi avevano riportato la pace. Adesso, è diverso. Armati di nuovi documenti, capeggiati da un leader tutto fuoco, lo storico Robert Eisenman, i «rivoluzionari» annunciano di non esser più disposti ad attendere, vogliono arrivare alla «verità». La loro foga è forse eccessiva, hanno già commesso non pochi errori, abbracciano con troppa fretta conclusioni friabili, ma hanno un merito: spronano tutti gli esploratori dell'ebraismo e del cristianesimo. Robert Eisenman è ora in Inghilterra per offrire «chiarimenti» sul suo ultimo libro, pubblicato la settimana passata, The Dead Sea Scrolls Uncovered, un titolo in cui la parola Uncovered significa allo stesso tempo scoperti, svelati, rivelati. Eisenman, un americano, ha una lunga carriera alle spalle. Ha studiato Letteratura Comparata, sotto Vladimir Nabokov, negli Anni Cinquanta, alla Cornell University, ha insegnato Cultura Islamica all'Università Ebraica di Gerusalemme, ha adesso una cattedra in Middle East Religions alla California State University, a Long Beach, dove dirige altresì l'intero Department of Religious Studies. Ha collaborato con Eisenman in questa sua opera Michael Vise, assistant professor di Aramaico al Department of Near Eastern Languages and Civilization dell'Università di Chicago. E' un testo per super esperti, difficilissimo, astruso, ma «esplosivo», per la stampa internazionale, mentre il suo principale critico, il professor Geza Wermes di Oxford, lo descrive «consunto come una vecchia ramazza». Perché «esplosivo»? Molti e misteriosi eventi confluiscono nella saga dei Dead Sea Scrolls. La storia si apre nel 1947, quando pastori beduini scoprono una grotta fra i dirupi di Qumran, all'estremità settentrionale del Mar Morto, in quello che era allora il mandato britannico della Palestina: e, nella grotta, rinvengono tre rotoli di cuoio. Altre caverne ed altre pergamene sono trovate negli anni successivi, fino al '56. Complessivamente, si raccolgono circa 500 testi, datati tra la fine del 200 a. C. e un incerto periodo del I secolo d. C. I Rotoli includevano versioni dell'Antico Testamento nonché testi «settari», con riti e credenze della comunità ebraica che a Qumran era vissuta. Con la divisione della Palestina, la Giordania annette il West Bank ed il suo governo istituisce nel '52 un International Team (un nome divenuto ufficiale) con il compito di tradurre ed interpretare i testi, adunati nel Rockefeller Museum, nella parte orientale di Gerusalemme. Leader dell'equipe, un sacerdote domenicano, studioso di valore, padre Roland de Vaux. (Altri manoscritti erano finiti invece all'Israel Museum, a Gerusalemme Ovest. Altri ancora erano scom- parsi, venduti dai beduini o da trafficanti prima che le autorità avessero il tempo di proteggere Qumran e i suoi tesori). Passano gli anni, ma dall'Intemational Team non giungono che informazioni frammentarie. Neppure il governo israeliano che, nel '67, con la guerra dei Sei Giorni, assume il controllo di East Jerusalem e quindi del Museo, riesce ad accelerare le sue attività e a temperare la sua segretezza. Arrivano gli Anni Settanta e la sconcertante, esasperante condotta dell'International Team comincia ad ispirare una vivida dietrologia, anche perché, alla sua morte, Roland de Vaux, pur non possedendoli, lascia i «diritti» dei Rotoli a un altro sacerdote domenicano, Pierre Benoit. Il religioso diviene direttore e dell'International Team e della Ecole Biblique, un istituto francodomenicano d'archeologia, pure a Gerusalemme, che era divenuto, frattanto, il «quartier genera- le» delle indagini sui Dead Sea Scrolls. Presto, il mondo della cultura parla di Ecole Biblique gang e manifesta sospetti. Sospetti che dicono: la Chiesa cattolica non vuol far conoscere là «verità», teme che le scoperte a Qumran indeboliscano le sue dottrine ed i suoi dogmi. Non basta. In questo «oscurantismo», l'establishment vaticano avrebbe la collaborazione dell'establishment ebraico, pure ansioso di quieta non movere. Con il passar del tempo, però, la teoria di una «cospirazione» si liquefa. Questo è solo lo scheletro di una storia che è tra i grandi thriller della nostra epoca, ora dramma ora farsa, ricca di personaggi policromi. Gh Anni Ottanta acuiscono le tensioni nel «giallo». Irrompe sulla scena una brigata di ricercatori che, indignati dalla condotta dell'International Team, dal fatto che tre quarti dei frammenti di Qumran erano ancora tenuti nascosti, decidono di spezzare il monopolio. E' una brigata di cui fanno parte esperti di vari Paesi, compatti nella loro risolutezza. Nel settembre '91, il professor William Moffett, direttore della Huntington Library in California, persuase le autorità israeliane a «sollevare ogni embargo sui manoscritti non pubblicati». Felice, Geza Wermes annuncia da Oxford: «Finalmente, dopo quarant'anni, è possibile esaminare liberamente le fonti». Abbiamo così adesso due visioni, quella patrocinata dall'Intemational Team e condivisa, sia pure non al cento per cento, da storici indipendenti come John Allegro e Geza Wermes, e la rivoluzionaria visione che ci è offerta dai revisionisti. Per la prima teoria i Dead Sea Scrolls sono documenti pre-cristiani, concepiti e scritti dagli Esseni, una comunità quasi monacale, ascetica, solitaria, pacifica e pacifista, del tutto isolata dai fermenti politici, sociali e religiosi che agitavano allora il mondo ebraico. Avevano influenzato, gli Essem, la nascita del Cristianesimo? In modo assai blando, forse. Per due motivi. Si erano troppo appartati dal resto del mondo; e i Rotoli, pareva, risalivano a uno o due secoli prima di Cristo. Eisenman e i suoi seguaci protestano: «Gh studiosi dell'establishment hanno sempre tentato di separare la comunità di Qumran dagli altri movimenti in Palestina per proteggere l'unicità di Gesù. Così facendo, falsano la verità». Eisenman offre allora la sua «verità». Molti dei testi furono scritti agli inizi del periodo cristiano e i loro autori non erano asceti cenobiti, bensì «focosi nazionalisti», figli forse di quei Maccabei che, durante il secondo secolo, avevano combattuto per difendere il Giudaismo dall'Ellenismo. E il Cristianesimo? Né Eisenman né gli altri revisionisti asseriscono che Qumran ne fu la culla, ma dicono che il Cristianesimo originò, germogliò forse da questo Movimento Messianico. Ecco le «inevitabili» conclusioni ispirate da un'analisi spassionata dei documenti, soprattutto dei cinquanta rivelati adesso nel volume di Eisenman. Movimento Messianico è, dunque, il nuovo nome, un nome che, secondo i revisionisti, può abbracciare Essenismo, Zelotismo, Sadduceismo e Cristianesimo-ebraico. Interrogato sul suo carattere, Eisenman spiega: «I documenti indicano la presenza a Qumran di un movimento simile a quelli guidati ora dagli ayatollah, il cui leader era forse un "Maestro di Virtù"... C'era questo gruppo nel deserto, che si preparava ad accogliere il Messia, ma non come narrano le Sacre Scritture... Il Messia di questo movimento sarebbe giunto alla testa di una Schiera Celeste, per unirsi a una guerra apocalittica contro il Male sulla Terra, una guerra paragonabile a quella di Cromwell e dei suoi puritani». Ma come si inserisce Gesù in questa visione? La risposta di Eisenman è cauta perché, sostiene, la sua figura non è nitidamente identificabile («le Sacre Scritture sono documenti storici alquanto opinabili e fantasiosi»). Tuttavia «probabilmente, Gesù era più vicino all'Ethos dei Rotoli del Mar «Nei testi del Mar Morto un movimento o | simile a quello degli ayatollah» «E una tesi consunta come una vecchia ramazza» | #^.JMTV o L'apostolo Paolo (avorio bizantino del X secolo conservato al Museo archeologico di Venezia). A sinistra: un frammento dei rotoli del Mar Morto e il Muro del Pianto a Gerusalemme L'ayatollah Khomeyni. Gesù era come lui? Vladimir Nabokov, maestro di Eisenman Oliver Cromwell. I primi cristiani sarebbero stati come i puritani Morto che all'Ethos di un uomo come Paolo, che mai conobbe Gesù, che perseguitò anzi i primi cristiani e che attribuì le rivelazioni a una forza soprannaturale in Cielo. Per molti, Paolo era l'opposto di Gesù... Nel movimento ebraico-cristiano, quello forse diretto da Giacomo, fratello di Gesù, movimento poi bandito dal Cristianesimo, Paolo era chiamato infatti una specie di anticristo». Contro questa panoramica Geza Wermes spara a zero e le sue parole esigono rispetto. Lo studioso è direttore dell'Oxford Forum for Qumran Research ed Emeritus professor of Jewish Studies, all'Università di Oxford. In un lungo articolo sul Times Literary Supplement, Wermes avverte che, con le sue critiche, egli non intende demolire tutta l'opera di Eisenman, di cui elogia anzi il dinamismo, ma ripète: «Non vi sono prove per sostenere che i Rotoli del Mar Morto rappresentano la letteratura di un movimento messianico che, verso la metà del I secolo d. C. includeva la Chiesa ebraico-cristiana, capeggiata da Giacomo, fratello di Gesù, lapidato a morte nel 62». Non accetta pertanto l'esegesi di Eisenman, con i suoi due «cristianesimi», il «palestinese», nazionalista, zelota, apocalittico, e il «paolino», cosmopolita, duttile, pacifista, che aveva imparato a coabitare con i Gentili. E ancora, citiamo Wermes. «Non poteva esservi un singolo Movimento messianico palestinese, che incorporava farisei, sadducei, esseni, zeloti, giudeocristiani, eccetera eccetera, in quanto la Palestina, prima della distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C, non era un sistema religioso monolitico, bensì pluripartitico, in cui ogni gruppo aveva dottrine, credenze e consuetudini proprie». Più probabilmente, invece, «la nascente Chiesa ebraico-cristiana si modellò sugli esseni, in alcuni aspetti della propria organizzazione, della propria amministrazione e del proprio culto. Questo è ciò che pensano gli studiosi che indagano sui rapporti fra la comunità di Qumran e il cristianesimo». Il grande dibattito avvampa. Ma ogni dibattito, anche il più feroce, non può essere che fecondo. Mario CirielSo