Da Tokyo semaforo verde all'export dei vini italiani di 1. S.
Da Tokyo semaforo verde all'export dei vini italiani Il Giappone revoca l'obbligo della certificazione Da Tokyo semaforo verde all'export dei vini italiani ROMA. Per i vini italiani in «viaggio» verso il Giappone cadono tutte le frontiere e il «passaporto» non avrà più bisogno di visti. Il ministero Sella Sanità di Tokyo ha infatti firmato l'ultimo, definitivo, atto di pace con il mondo dei vini italiano. Dal due dicembre, Rifatti cade l'obbligo di certificazione per la presenza, nel v|no, di metilisotiocinato e glicole etilenico. Il proweòUin|nto è il risultato della recentejyisita di esperti che hanno potuto seguire l'attività di alcuni fra i principali laboratori di analisi, sia pubblici sia privati, aziende vitivinicole e organizzazioni ufficiali di controllo. Al termine della.visita la delegazione giapponese aveva espresso piena soddisfazione «per l'articolazione e la capillarità delle strutture di controllo, per la sofisticata dotazione delle apparecchiature scientifiche e per il livello tecnico, qualitativo ed organizzativo delle aziende vitivinicole, anche in relazione al sistema di autocontrollo». Soddisfatto il ministro dell'Agricoltura italiano: «Il provvedimento adottato dalle autorità nipponiche è un'ulteriore prova della qualità delle nostre produzioni. E contribuirà a facilitare e incrementare le esportazioni dei nostri vini verso il Sol Levante». La guerra dei vini con il Giappone era durata dieci giorni, la primavera scorsa. Un embargo durissimo, scattato a Tokyo perché nei prodotti di tre aziende agricole era stata trovata la presenza di metilisotocianato, un derivato del cianuro che viene aggiunto prima dell'imbottigliamento, per evitare fermentazioni anomale. Una guerra che aveva prodotto danni gravissimi, soprattutto di immagine. [1. s.]
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