La nostalgia degli scienziati: «Amato, ridacci il nucleare» di Guido Tiberga

La nostalgia degli scienziati: «Amato, ridacci il nucleare» Un gruppo di fisici italiani lancia un appello al governo: le centrali di Trino e Caorso iranno riaperte al più presto La nostalgia degli scienziati: «Amato, ridacci il nucleare» Ma «il manifesto» accusa: siete una lobby che difende le aziende dei boiardi ROMA. «Il governo deve ripristinare quanto prima il funzionamento delle centrali di Caorso e Trino Vercellese». Il 18 dicembre scade la «moratoria» di cinque anni decisa dal governo Golia all'indomani dei referendum, e Giuliano Amato dovrà pronunciarsi sul futuro del nucleare. Fisici e scienziati non hanno dubbi. Celebrano a Pisa i 50 anni della pila atomica, e alla fine del convegno mandano un appello a Palazzo Chigi: si deve ricominciare subito, anche perché quella atomica è la forma di energia «più rispettosa dell'ambiente». La nostalgia per le centrali perdute scatena la rabbia della sinistra. «Che bello sarebbe se ognuno facesse il suo mestiere scrive il Manifesto -. Essere studiosi delle particelle o dei nuclei non c'entra niente con le competenze sui sistemi tecnologici complessi che entrano in gioco nelle centrali». Bruno Pontecorvo, Renato Ricci, Mario Silve¬ stri, Bruno Guerrini e gli altri firmatari dell'appello - accusa il quotidiano comunista - non sono «esperti», sono soltanto i protagonisti di una «piccola operazione di lobby in favore deUe boiardesche aziende nucleari italiane». Mario Silvestri, ingegnere nucleare del Politecnico di Milano, sorride: «Di nuclei e particelle non mi sono mai occupato - dice -. Io lavoro sui reattori. Piuttosto, sono proprio i nemici del nucleare ad aver assoldato teorici puri per sostenere sciocchezze senza fondamento ai tempi del referendum. La lobby? Ma se non esistono aziende nuclaeri in Italia... L'unica è l'Ansaldo, che dall'atomo non ricava più del 23 per cento del fatturato. Dopo lo smantellamento di Trino e Caorso centrali non ci ha rimesso una lira, visto che è stata interamente rimborsata. E adesso sta lavorando in Romania, alla nuova centrale di Cernavoda. Non ha bisogno di lobby, i suoi interessi stanno altrove». Cernavoda. Il nome ha una strana assonanza con Cernobil. Possibile che la paura del disastro sia già scomparsa? «Ma se persino a Cernobil hanno riattivato due reattori. - ribatte Silvestri -. Le nostre centrali avevano superato tutti i controlli di sicurezza internazionale. Rimetterle in piedi costerebbe 3 mila mi- liardi, ma tutte insieme darebbero 20 miliardi di Kilowattora all'anno. In lire fanno mille miliardi: l'investimento rientrerebbe in tre anni». Il tasto economico non convince il Manifesto. Il giornale di Luigi Pintor cita come testimone a suo carico addirittura ì'Economist, la più conservatrice delle riviste inglesi. Conservatrice sì, «ma assolutamente non legata alle lobby». E ì'Economist scrive che «il costo dell'elettricità prodotto con il nucleare è ormai schizzato alle stelle, grazie ai requisiti di sicurezza estrema che si sono resi necessari dopo l'incidente americano di Three Miles e quello russo di Cernobil». Nucleare non solo pericoloso, quindi, ma anche poco conveniente. «Noi non abbiamo chiesto di costruire nuove centrali - replica Silvestri -, ma solo di rimettere in funzione quelle che già abbiamo. I conti vanno fatti caso per caso. Il carbone è carissimo, ma in certe zone degli Stati Uniti - dove è stato possibile costruire le centrali alla bocca delle miniere - quella è ancora la soluzione meno costosa. Bisogna farli i conti, prima di parlare. E se dalle cifre vien fuori che conviene tirar fuori l'energia dalle biciclette, vuol dire che pedaleremo. Per adesso, ridateci le centrali». Guido Tiberga «Persino a Cernobil hanno riattivato due vecchi reattori» Bruno Pontecorvo è tra i fimatari dell'appello pro-nucleare

Persone citate: Bruno Guerrini, Bruno Pontecorvo, Giuliano Amato, Golia, Luigi Pintor, Mario Silve, Mario Silvestri, Renato Ricci, Three Miles