Il «compact» ha ucciso gli artisti

Il «compact» ha ucciso gli artisti polemica. Copertine sempre più brutte: gli inglesi rimpiangono i vecchi 33 gin Il «compact» ha ucciso gli artisti «Per le creazioni di Warhol sul ed non c'è più posto» Rispondono dall'Italia Pirella, D'Agostino e Nespolo I HI sono oggi gli eredi del1 ' la celebre banana di WarI holperTheVelvetUnder1 i ground & Nico? Del minivi I malismo nell'album tutto bianco dei Beatles? Copertine oggetto di culto per i ragazzi (e non solo) di tutto il mondo, argomento di tesi di laurea nelle università (anglosassoni). Con precisione da entomologi vengono ancora oggi analizzati la immortale composizione per il «Sergeant Pepper» dei «quattro di Liverpool» e il simbolismo della mucca dei Pink Floyd. No, gli eredi dei magnifici Anni 60 e 70 non esistono. Le immagini stampate sui dischi rock avevano raggiunto, allora, quasi altrettanta importanza della musica. Trasgressione, purtroppo anche incubi da trip, ma soprattutto gusto, invenzione, messaggi pacifisti, rappresentavano, con la forza dell'eccesso, la voglia dei giovani di cambiare il pianeta e scatenavano la fantasia degli artisti. Oggi tutto è finito. Almeno così sembra agli inglesi che, toccati al cuore, hanno aperto una polemica aspra su uno dei loro più importanti quotidiani, ì'Independent. Dicono: «L'avanguardia dei designer non può più esprimersi su una superficie così ristretta come quella dei compatc disc», «I ed fanno orrore, avvolti nel nylon: non sono altro che un oggetto commerciale». La realtà pare ancor più nera dopo l'uscita, a Londra, di uno splendido libro che raccoglie le migliori «cover» degli Anni 80. Quindi: ancora pochi anni fa si lavorava bene. Possibile che il dischetto di metallo abbia distrutto, da solo, un universo? «Ma no, la fine delle grandi copertine è avvenuta con l'arrivo dei videoclip» dice Emanuele Pirella che però condivide il pessimismo d'oltre Manica. «Il ed non impedirebbe certo la realizzazione di un'idea grafica; la trovata non si misura a centimetri. Il problema è che la suggestione è ora affidata all'immagine in movimento, la copertina resta una "shopping bag"; più o meno co- rne avviene con i profumi. Anche lì, l'involucro sta diventando anonimo: le sorti dello «scandaloso» Vendetta con il marchio Valentino, tanto per citare un'operazione fatta da me, si giocano nella campagna pubblicitaria, la scatola non conta più». «Certo, oggi gli autori dei videoclip usano gli stessi codici delle copertine: per esempio, le lettere dell'alfabeto collegate alle immagini», concorda Roberto D'Agostino, guru del rock che misura a metri la sua collezione discografica, una delle più importanti in Italia. Certo, l'età dell'oro è ormai lontana. «Nel decennio '63-'73 dei Beatles e dei Rolling Stones era nata una nuova arte. Warhol ne è stato il demiurgo, con lui il "mix media" ha raggiunto il suo livello massimo. In quel periodo, per le star, lavorano artisti di ogni "scuola": One hit dei Rolling fu disegnato da Francesco Clemente». Era anche l'epoca della censura. A metà degli Anni 60 i Beatles avevano voluto la celebre copertina ambientata in una macelleria grondante sangue. Fu immediatamente ritirata. Per «Sticky fingers (dita appiccicose) dei Rolling - continua D'Agostino -, Warhol aveva disegnato un paio di jeans ma con una cerniera vera e funzionante: il disco non fu bloccato solo perché pochi avevano capito l'allusione sessuale del titolo. Anni folli, straordinari: io mi vestivo copiando le copertine dei 33 giri...». Ma non tutto è perduto, secondo l'ex lookologo di Arbore. «Nei ed, il disegno quindi sta passando dalla copertina al metallo del disco. Lo si decora sempre di più. I ragazzi americani lo portano al collo, come un medaglione». Ugo Nespolo, come anche Pirella, teme soprattutto lo strapotere della tecnologia. «La spezzettatura, la parcellizzazione estrema nei vari settori pubblicitari porta ad una mancanza di visione globale. Il prodotto risulta gelido, nasce a tavplino. Tutto quello che riguarda Madonna ormai crea emozione soltanto per il suo assurdo livello di meccanicità. Il fatto è che manca sempre più l'artista, dappertutto». Nespolo non parla per sé: è autore di molte immagini legate al jazz, all'avanguardia. «In Italia, poi, c'è una difficoltà in più: la musica giovane non è "cosa nostra", non ci appartiene. E questo si è sempre sentito, blocca». Ma il vero problema, per D'Agostino, è più ampio, riguarda la cultura rock. «E' finita. La tecnologia, la tv, hanno massacrato quell'oratorio laico che erano i concerti, quella "processione" che creava gli idoli. Resta la solitudine del godimento, l'esercizio onanista. Così muoiano gli dei...». Mimila Appiatti i. Anche entando scandamarchio re un'oova arte. emiurgo, ha ragsimo. In , lavoraa": One Quattro copertine celebri e firmate. Da sinistra, in senso orario, Klaus Voormann per «Revolver» dei Beatles (1966); Andy Warhol per «Sticky fingers» dei Rolling Stones (19/1); Art Kane per «The kids are alright» degli Who; Gianni Russo e Mauro Balletti per «Attila» di Mina

Luoghi citati: Italia, Liverpool, Londra