Il processo Maso ha perso la star

Il processo Maso ha perso la star Prima udienza d'appello: nell'aula bunker di Mestre ci sono soltanto i due complici Il processo Maso ha perso la star Il giovane:, non voglio più parlare dei miei genitori» I difensori: questi mesi di carcere lo hanno cambiato VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Stavolta Pietro Maso non c'è. E' rimasto nel carcere veronese del Campone. Ha mandato a dire che davanti ai giudici di primo grado si sentì «come un animale in gabbia». Così comincia senza il protagonista il processo d'appello per quella storia atroce: il massacro dei coniugi Antonio e Maria Rosa Maso, compiuto la sera del 17 aprile dell'anno scorso a Montecchia di Crosara, per una spartizione di eredità. Pietro non vuole parlare ancora dell'uccisione di suo padre e di sua madre. Lui lavora nel magazzino del carcere, poi in cella si chiude in sé, come distaccato. Può darsi che più avanti dichiari qualcosa, dice il suo nuovo difensore, Guariente Guarienti. Davanti ai giudici della Corte d'assise d'appello, nell'aula bunker di Mestre, compaiono invece i complici di Maso, Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza. Non come il 18 febbraio scorso, di fronte alle Assise di Verona, con le giacche azzurre e i jeans di qualità: il look della discoteca che frequentavano, giù in città. Adesso sono dimessi, vestono casual: Carbognin indossa un maglione nero con il girocollo a righe bianche; Cavazza è infagottato in un giubbotto a cappuccio. Trent'anni per Pietro Maso, ventisei per Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza: questa la sentenza di primo grado. Con loro, quella sera di ferocia, c'era anche un minorenne, D. B., che il Tribunale dei minori ha condannato di recente a ventitré anni. Ora, per i primi tre, è tutto da rivedere, perché 0 procuratore generale, Manuela Romei Pasetti, contesta le decisioni dei giudici di Verona, soprattutto sulle facoltà d'intendere e di volere degli imputati, e potrebbe non lasciare scampo almeno a Maso. Ma com'è, adesso, Pietro Maso? Lo si ricorda con quel gelo, al primo processo: quel sorriso che pareva beffardo. «Ma lui - sostiene il suo avvocato - non è un cinico. Quel suo sorriso è uno schermo, una difesa. Il fatto è che lui non è in grado di comunicare». Ma, al suo paese, al bar e in di- scoteca era una specie di leader incontrastato. Fino a trascinare tre amici dentro un crimine orrendo. «Ora - dice l'avvocato Guarienti - è come sradicato. Quello che è al Campone è un Maso diverso: quasi due anni di carcere lo hanno cambiato notevolmente. Lui parla poco, ma fa capire che è angosciato: l'eventualità di una richiesta di ergastolo lo terrorizza». Angosciato ma anche pentito? Il legale allarga le braccia: «Io non sono il suo confessore». Il giudice Luigi Lanza tiene la relazione sul caso. Si rabbrividisce di nuovo: il racconto della preparazione minuziosa, dell'esecuzione del delitto. Antonio e Maria Rosa Maso stroncati al rientro in casa, a colpi di spranga, di bloccasterzo. Si consuma nelle questioni procedurali, l'udienza. Il pg chiede l'acquisizione agli atti dei verbali riguardanti il processo a carico del minorenne, la Corte respinge la richiesta. Si riprenderà il 15 gennaio. Grillano Marchesini V Pietro Maso durante il primo processo. Ieri il giovane (che rischia l'ergastolo) non si è presentato

Luoghi citati: Montecchia Di Crosara, Venezia, Verona