Calabria, piazze deserte è il voto della paura di Cesare Martinetti

Calabria, piazze deserte è il voto della paura Calabria, piazze deserte è il voto della paura IL 13 DICEMBRE ALLE URNE IT;. . REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO INVIATO Gli avevano preparato anche i manifestini colorati, aspettavano di vedere l'uomof della tivù ora qui a Reggio a rifondare la de, ma Nuccio Fava non è venuto. Ha preferito la platea elettronica dell'Istruttoria di Giuliano Ferrara alla piccola sala del centro sociale di Archi, uno dei quartieri più mafiosi di Reggio, quello controllato dai De Stefano che costituivano la sponda criminale dell'attività politica di Lodovico Ligato. E così alle 7 di sera è arrivato Raffaele Cananzi, ex presidente dell'Azione Cattolica, anche lui inviato da Martinazzoli a predicare in questa terra di missione politica, «per riflettere sull'impegno dei democratici cristiani» nella città dove tre di loro sono accusati di essere i mandanti dell'omicidio Ligato. Ma se giovedì la de appariva un partito in ginocchio, ieri il clima appariva meno scuro. Letta l'ordinanza con cui il giudice aveva autorizzato l'arresto dei politici, si era scoperto che non c'è la prova che alcuno di loro abbia impartito direttamente l'ordine ai killer. Il magistrato scrive che agli assassini i politici avrebbero inviato «un messaggio in termini sofisticati», che per una realtà a spessa densità mafiosa come questa equivale ad un ordine; ma forse per il codice penale no. E così ieri i politici apparivano meno «assassini» del giorno prima, anche se pur sempre corrotti e prossimi alla mafia essendo tutti quanti accusati in inchieste di tangenti. Quasi sorridente Nuccio Fava, mentre saltava sull'automobile diretta all'aeroporto. Cauto, ma «sereno» l'avvocato Cananzi: «Anche per il concorso morale occorrono elementi di prova. Conosco le persone accusate e mi auguro che le prove non confortino quanto si può supporre dalle accuse». Ai ventiquattro democristiani che lo ascoltavano Cananzi ha spiegato che rendendo la città più umana significava anche lottare contro la mafia. E si capiva a cosa si riferiva. Ma è difficile parlare di corda in casa dell'impiccato e anche in questo quartiere di Reggio dove solo da poco i mafiosi non tengo¬ no più i cavalli nel grande edifi-, ciò del comune destinato ad un mercato mai aperto (si vede ancora una vasca da bagno usata come abbeveratoio) è difficile parlare dell'affare Ligato. E' esplicita l'accusa ai magistrati di aver deciso gli arresti a 10 giorni dalle elezioni con uno scopo politico: «Si strumentalizzano morti e vivi». Si trova anche uno come il segretario amministrativo della sezione de di Archi che dice: «La mafia non esiste più, esiste solo delinquenza, come al Nord». La signora Rosellina Falduto, per esempio, che la de ha messo al numero 2 della lista, insegnante di latino e greco, è pronta a sfidare a duello chi le parla di mafia nella lista de: «Io insegno, mia madre ha insegnato, mio padre è cancelliere del tribunale, mio nonno era carabiniere...». Ma la signora lamenta che alla serata de di Archi ci siano i soliti quattro gatti: «Dobbiamo parlare con la gente, non solo tra noi». Ma la gente ha voglia di ascoltare? Ventiquattro persone per Fava (non è mai stata annunciata la sua non venuta) e Cananzi; trenta appena nella grande pia¬ tea del teatro Odeon dove la de aveva convocato nel pomeriggio i medici reggini. E non è solo un problema di de, tra oggi e domani (a otto giorni dalle elezioni) il pds non ha in programma alcuna manifestazione ad eccezione di un incontro di Marisa Rodano con le donne all'hotel Miramare. Dicono in federazione: «Fanno qualcosa le sezioni... noi stiamo cercando di far tornare Occhetto, ma non abbiamo nemmeno i soldi per i manifesti». I repubblicani puntano tutto su La Malfa ed Enzo Bianco, che saranno qui domani, e su quel simbolo sopravvissuto dell'antimafia in cui si è trasformato l'ex giudice di Palermo Giuseppe Ayala, che mercoledì sarà al teatro comunale. Nessuna notizia dai socialisti; frenesia tra i missini. L'altra domenica è venuta Alessandra Mussolini ed ha riempito piazza Italia. Lunedì torna Gianfranco Fini che si fermerà una settimana. L'altro ieri ha impazzato per tutto il giorno, è andato anche nei ricoveri degli anziani e nelle corsie degli ospedali. Aveva l'aria molto diverti- ta: «E' così facile fare campagna elettorale qui... Una volta li chiamavamo solo ladri, dopo gli arresti per Ligato possiamo anche chiamarli assassini». Solo la chiesa mobilita massicciamente e si muove ad ampio raggio: il vescovo Mondello ha sostenuto la candidatura del professor Reale nella Usta de, ma ha detto esplicitamente che l'unità politica dei cattolici è «nei valori e non nelle Uste». Numerosi sacerdoti e associazioni cattoliche sostengono infatti la Usta deUa Rete. E l'altra sera c'erano più di mule persone per ascoltare tutti i capilista nella scuola diocesana di poUtica gestita dai gesuiti. Il più imbarazzato? Il professor Reale, fiore all'occhiello deUa de: «Mi attaccavano tutti, ma li capisco. Al loro posto avrei fatto anch'io così». Cesare Martinetti Il segretario di una sezione de «La malìa non esiste è solo delinquenza» Nuccio Fava, commissario della de a Reggio Calabria Lodovico Ligato, vittima di un patto di sangue tra boss e politici

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