Una confessione voluta dal boss
Una confessione voluta dal boss Nessuno crede all'ergastolano Una confessione voluta dal boss Una confessione fasulla, resa per offrire un appiglio ad un piccolo boss della 'ndrangheta, condannato per l'omicidio del cognato? Destano perplessità le ammissioni di Giuseppe Detoma, il tossicodipendente di 30 anni, che si è autoaccusato dell'omicidio di un carabiniere. Detoma, recluso alle Vallette, convocò una settimana fa giudice ed avvocato: «Sono dentro per un omicidio che non ho commesso, e per dimostrarlo vi confesserò il solo delitto a cui ho realmente partecipato». L'omicidio per il quale Detoma sta scontando l'ergastolo è quello del taxista Gregorio Manfrin, assassinato la sera del 12 aprile '91 in via Reiss Romoli. L'omicidio, di cui si è accusa, è quello di Ilario Marziano, assassinato a Caulonia nell'87. Per questo delitto sta scontando 20 anni, Ulisse Panetta. E' emerso che, alla base di quell'omicidio, ci fu una drammatica situazione familiare: il dissidio fra il carabiniere ed il cognato. Ilario Marziano, di origine calabrese, aveva conosciuto la moglie a 18 anni, a Torino, dove s'era appena arruolato. Per sposarla preferì congedarsi e, dopo avere svolto per un paio d'anni il lavoro di guardia giurata, chiese nuovamente l'arruolamento. La sua domanda fu accolta ed il Marziano fu destinato a Poirino, e poi a None. A questo punto, come risulta dallo «stato di servizio» del militare, il Marziano richiese il trasferimento in Calabria. La motivazione è stata spiegata dagli stessi famigliari del carabiniere: «Sua madre era gravemente malata ed aveva bisogno di assistenza». Marziano, ormai diventato appuntato, venne così trasferito prima a Cinquefronde, poi a Cutro, dove venne ucciso. Gli atti del processo che ha portato alla condanna di Ulisse Panetta spiegano anche il movente dell'omicidio: il carabiniere non tollerava che il cognato (ricercato per una rapina; frequentasse casa sua. Panetta, però, ignorava queste raccomandazioni che mettevano in grave difficoltà l'appuntato, il quale lo avrebbe anche minacciato di arresto. Questo attrito sarebbe stato la causa dell'omicidio avvenuto nei pressi di un casolare dove il Marziano si era recato per svolgere alcuni lavori agricoli. La tesi auto-accusatoria del Detoma (che conoscerebbe Ulisse Panetta) sembra sempre più fragile. E quella del Marziano carabiniere-ricettatore frutto di fantasia o, come dicono i parenti della vittima, «semplicemente un'infamia». [a. con.] Ulisse Panetta (foto sopra) e il taxista ucciso Gregorio Manfrin (a destra)
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