Sud da «ridisegnare»
Sud da «ridisegnare» Fondazione Agnelli, convegno sull'Italia geo-economica Sud da «ridisegnare» Un Mezzogiorno da ridisegnare. Una realtà che non va intesa come una parte del Paese, omogenea con identici problemi ai quali adattare soluzioni valide in Campania come in Sicilia, in Puglia come nel Molisano. Non è così: il Mezzogiorno è una realtà frammentata di situazioni diverse all'interno delle stesse singole regioni dove accanto ad aree economicamente forti sussistono vaste zone di sottosviluppo. Nelle relazioni svolte ieri al convegno della Fondazione Agnelli tendente a proporre il ri disegno appunto della realtà geo-economica dell'Italia (lo slogan è: tre macroregioni sono poche, le venti attuali sono troppe) si parla addirittura di «mosaico del Mezzogiorno», un modo per individuare, come ha spiegato Carlo Trigilia dell'Università di Palermo, possibili modelli di sviluppo. Le differenze tra Nord e Sud appaiono abbastanza significative:. il Sud nel suo complesso ha un reddito medio prò capite di 11,7 milioni di lire contro i 20,6 milioni del Centro-Nord. Le province più dinamiche del Sud hanno un reddito superiore alla media meridionale ma restano ugualmente al di sotto della media del Centro-Nord. Quali i motivi? Una densità di popolazione elevata nelle maggiori aree urbane comprime e abbassa le dinamiche dello sviluppo e di conseguenze l'incremento del reddito. Situazioni del genere possono anche generare intense sacche di criminalità e di malessere sociale. Il «mosaico» del Mezzogiorno dunque all'attenzione degli interventi: capire cos'è e com'è il Mezzogiorno significa suggerire valide proposte per un maggior equilibrio del territorio nazionale (in funzione regionalistica) anche in vista della riforma dello Stato. Sono in gioco regole che segneranno il futuro e quindi occorre analizzare in profon¬ dità fenomeni e situazioni: un obiettivo della Fondazione Agnelli è proprio quello di verificare se sia possibile sanare la frattura tra regioni economiche e ordinamenti istituzionali. Che le forze politiche in questi giorni abbiano rilevato la necessità di abbandonare il centralismo assegnando in futuro maggiori poteri alle Regioni e mantenendo allo Stato soltanto alcune specifiche competenze è segno di una svolta profonda. E' chiaro che in questa prospettiva il problema Mezzogiorno dev'essere guardato nei suoi ritardi secolari ma anche nelle sue potenzialità che hanno permesso lo sviluppo di reti industriali competitive ed attive, ci sono vocazioni del territorio che vanno coltivate e coordinate. La strada per raggiungere l'eventuale equilibrio Nord-Sud potrebbe essere proprio la proposta di ridurre le regioni a dodici? Se ne discuterà ancora oggi-
Persone citate: Carlo Trigilia
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